mercoledì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 10 - Notte insonne

Miki fu molto sollevata, quando vide arrivare la coppia di sweeper. Non sapeva che fare, il bambino piangeva, delirava e scottava. Aveva provato a far abbassare la temperatura, ma non era servito a nulla. Era stata contattata dalla direttrice della scuola di Shinji e di corsa era andata a prenderlo; poi aveva chiamato i ragazzi pregandoli di arrivare il prima possibile. Il fatto che Ryo e Kaori adesso fossero lì con lei le fece tirare un sospiro di sollievo. Aveva già contattato il Doc, come le aveva suggerito Ryo e aveva seguito alla lettera le sue istruzioni. Le riferì prontamente a Kaori che ascoltandola attenta e annuendo si recò nella stanza in cui Miki aveva sistemato Shinji. La voce calma e rassicurante della ragazza quietarono un po’ i deliri del piccolo ammalato. Concordarono che sarebbero rimasti a casa loro per quella notte: non era il caso spostarsi. Umibozu e Ryo dopo essersi assicurati sulle condizioni di Shinji si allontanarono.

La notte passò tranquilla. Kaori e Miki restarono tutta la notte a vegliare il bambino, parlando e scambiandosi confidenze per non addormentarsi.

-“Uhm… quello che mi dici Kaori è molto strano. Davvero non riesco a capire quali possano essere le motivazioni. Come dici tu, perché non chiedere aiuto a Ryo? Chi meglio di lui poteva aiutarla? Qui c’è qualcosa che non va…. O Ryo non ti ha detto tutto…”-
-“Ma a me Ryo è sembrato molto sincero quando mi ha raccontato tutta la storia e anche a casa di Emi!”- la interruppe Kaori.
-“Non essere precipitosa ragazza mia! Fammi finire. Dunque: o Ryo non ti ha detto tutto o Emi ci nasconde ancora qualcosa!”- riprese Miki pensierosa
-“E tu hai qualche idea a riguardo, vero?”-
-“Si Kaori, non ti nascondo che qualcosa mi frulla per la testa. Hai parlato con Mick? Con Saeko?”-
-“No… non ne ho avuto modo, e non ne vedevo il motivo!”- Kaori abbassò gli occhi dubbiosa cercando di scovare nella sua mente qualche ricordo che potesse suggerirgli qualcosa.
-“Quindi fin dall’inizio di questa storia la verità, per te, è quella che ti ha raccontato Saeba.”- affermò Miki.
-“Ma perché continui a sostenere che Ryo mi abbia mentito o mi abbia nascosto qualcosa? Non capisco! Che motivo avrebbe?”-
-“Beh…. O fa tutto parte di un disegno più grande e noi ne stiamo vedendo solo una parte…. Oppure ti ha detto davvero tutto e sono io che sto vaneggiando. Tutto può essere! Però…”-
-“Bah Miki, non so che dirti… ma forse hai ragione tu. Io sono troppo ingenua.”-
-“Kaori rifletti. Perché Ryo ha liquidato la sua discussione con mio marito al parco, quando si è accorto della tua presenza? E perché…”-
-“Ma io ho solo supposto che fosse così e… “-
-“Insomma Kaori! Vuoi smetterla di interrompermi! Vuoi sapere cosa ne penso di questa faccenda o no?”-
-“Si Miki scusami.”- disse Kaori colpevole.
-“Ma no Kaori, ti stavo prendendo in giro! Non si può toccare il tuo Ryo!”- la canzonò l’amica.
-“Ma… ma… ma… ma che dici Miki… non era questo che intendevo…io… ecco…”- si scusò Kaori piuttosto imbarazzata.
-“Lo vedi che ho ragione? Dai su, non ti prendo più in giro promesso!”- le disse dandole un buffetto. Kaori si rilassò.
-“Miki, visto che Shinji sembra dormire tranquillo che ne dici di andare un momento di là a prendere una tazza di the caldo?”-
-“Ottima idea Kaori”-
Si recarono quindi nell’altra stanza. Di Ryo e Umibozu nessuna traccia. Questo non fece altro che aumentare i sospetti di Miki.

Credo che domattina avrò una discussione con la mia dolce metà!

-“Che ne dici: the verde, the bianco, the rosso, the nero, al bergamotto, ai frutti rossi, alla vaniglia… A te la scelta!”-
-“Non credevo ne esistessero così tanti tipi!”-
-“Oh, non te li ho elencati tutti, allora c’è anche al gelsomino…”-
-“Ok ok Miki! Mi arrendo! Vada per un buon the verde!”-
Aspettarono che l’infuso fosse pronto, e prese le tazze fumanti si sedettero al tavolo.
-“Dunque Kaori dove eravamo rimasti? Ah si! Perché Umi e Ryo hanno interrotto la loro conversazione? E perché ora sono spariti? Suo figlio sta male, e lui? Dov’è? Non mi sembra che abbia un lavoro su turni e quindi sia costretto a lavorare la notte! C’è troppo mistero. Indagheremo insieme Kaori! Non appena Shinji sarà guarito cercheremo di far luce sui nostri dubbi.”- disse Miki risoluta e pronta a scendere sul campo di battaglia.
-“Sui tuoi dubbi!”- disse Kaori strizzando l'occhio.
-“Kaori? Vuoi il mio aiuto? Dobbiamo aprire gli occhi e stare attenti ad ogni mossa, parola, movimento. Ok?”- le rispose Miki fingendosi arrabbiata e con tono da generale di corpo d’armata.
-“Signorsì signora!”- rispose Kaori mettendosi di scatto sull’attenti.
E scoppiarono in una fragorosa risata.
-“Shhhhhhh!!! Rischiamo di svegliare Shinji!!”- dissero entrambe, ma continuarono a ridere…

-“Sembra che tutto si stia sistemando Ryo!”- disse Umibozu, osservando le ragazze da dietro la porta.
-“Si è un ottimo segno il fatto che le ragazze stiano ridendo così di gusto! Chissà di cosa stanno parlando.”- rispose Ryo, rientrando insieme a Umi nel poligono di tiro posto sotto il Cat’s Eye.
-“Secondo me, parlano di te e di quanto sei idiota a volte!”-
-“Ehi piano con gli insulti!”-
Ryo si sedette ad un tavolo dove erano sistemati alcuni “giocattoli” da pulire.
-“Ho detto a volte…. Nervosetto eh?”-
-“Si Umi, questa storia non mi convince affatto. Ci sono troppi punti oscuri. A cominciare dal fatto che io sia davvero il padre di quel bambino.”-
-“Perché ne dubiti? Ti assomiglia. Certo solo fisicamente, per fortuna ha un carattere diverso dal tuo: è dolce e mite.”-
-“Ma ancora non hai finito con le tue offese? Io sono una persona unica”- dire Ryo offeso, incrociando le braccia al petto.
-“E meno male….. già tu sei di troppo, pensa se ce ne fossero due come te….”-
-“Si si prendimi pure in giro, la tua è tutta invidia!”-
-“Invidioso io? Io ho il coraggio di esprimere i miei sentimenti, non mi nascondo dietro una maschera come fai tu!”-
-“Uffaaaaa!!! Questo disco l’ho già sentito!”- stavolta appoggiò le gambe incrociate sul tavolo.
-“Ok, come vuoi. Allora torniamo alle cose serie: Emi ha ricevuto diverse lettere minatorie. Suo padre ha fatto di tutto per aiutare la figlia. Era una coincidenza il fatto che fosse sullo stesso aereo di Mick, o anche lui ha avuto guai con la Union Teope?”-
-“Il tuo dubbio è lecito. Ci sta lavorando Mick. Cercherà di venirne a capo e passerà le informazioni raccolte a me e a Saeko. Nel frattempo io dovrò fare un altro sopralluogo a casa Katayama. Visto che Kaori sarà impegnata con la guarigione del bambino, mi accompagnerai tu?”- chiese Ryo alzando gli occhi verso l’amico.
-“Contaci Ryo!”- rispose serio Umibozu.

Intanto dall’altra parte della città….
-“Cavolo! Questa si che è roba che scotta.. devo avvertire subito Ryo!”- l’americano si guardò in giro e certo che non ci fosse nessuno si diresse verso l’uscita, ma sempre con occhio vigile e movimenti felpati.
All’improvviso una luce di torcia lo sboccò.

-“Chi non muore si rivede, biondino!”- disse la voce ironicamente.
Mick cercò di capire da dove venisse quella voce e quella luce.

Una gelida risata riempì l’ampio ambiente.

giovedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 9 - Ricerche

Ryo, rientrò tardi quella sera. Quello che gli aveva detto Saeko era di una certa rilevanza e certo ridistribuiva le carte in gioco. Per quanto cercasse di arrivare ad una conclusione non ci riusciva. Era chiaro che avrebbe dovuto lavorare a fianco a fianco con i suoi amici per poter venire a capo della situazione. Mick si era dimostrato subito disponibile. Saeko avrebbe sfruttato le sue conoscenze. E anche Umibozu l’avrebbe aiutato. Di questo era sicuro. Man mano che si avvicinava al palazzo di mattoni rossi, cercava di distendersi. Non era il caso di rivoluzionare anche la vita privata delle persone che vivevano con lui. O almeno, forse non era ancora il momento. Prese un bel respiro prima di aprire la porta e quando la spalancò, alzando la voce disse: “Buonasera!!!” cercando di indossare il sorriso più sereno di cui disponesse. Ma non ebbe nemmeno il tempo di pronunciare il suo saluto che il suo sorriso divenne autenticamente sereno. Infatti, Shinji e Kaori lo stavano aspettando. Indossavano entrambi un grembiule rosso, ricamato con dei martelli gialli, sporco di farina, marmellata e cioccolata. Ridevano come matti, prendendosi in giro a vicenda, perché erano sporchi anche in viso e sui capelli.
-“Hei ma che cosa avete combinato qui?”-
-“Papà abbiamo preparato una torta buonissima tutta per te.”-

Piccolo…io non…merito tutto questo…

-“Ma davvero? Tutta per me! Ma oggi non è il mio compleanno!”-
-“No, non lo è, ma volevamo lo stesso fare una torta per te. Io e mamma Kaori abbiamo seguito la ricetta alla lettera! Adesso siediti e dicci com’è!”-

L’avete preparata per me? Così senza un motivo particolare?

Ryo si sedette e prese l’enorme fetta che Kaori gli porgeva.
-“Ma è buonissima! Shinji dì la verità! L’hai fatta tu vero? Perché Kaori non è affatto capace…!”-
-“Heheh stai attento a quello che dici o faccio una marmellata di te”- disse Kaori ridendo ma sottintendendo una minaccia, contando fino a dieci per non ricorrere al martello….
Quella torta era fatta col cuore e si sentiva. Finirono per divorarla tutta nel giro di pochi minuti.

Mentre Kaori riordinava la cucina, Ryo e Shinji si misero sul divano a guardare la tv. Il bambino però dopo pochi minuti si addormentò. Kaori stava per prenderlo in braccio e portarlo a letto ma Ryo la fermò. Voleva essere lui a portarlo in camera sua. Kaori lo lasciò fare. Quando tornò in salotto, la ragazza stava girando a vuoto i canali della tv. Ryo si sedette accanto a lei.
-“Sei più madre tu, di quanto io sia padre! E’ buffo no?”-
-“Credo sia normale… una donna reagisce in modo diverso rispetto ad un uomo, quando c’è da prendersi cura di un bambino.”- rispose Kaori, un po’ sorpresa dalle parole di Ryo.
-“Forse è come dici tu Kaori… ma… a quanto pare io sono suo padre sul serio, mentre tu non sei sua madre!”-
-“Ryo, non crucciarti. Pian piano le cose si sistemeranno.”- disse Kaori per rassicurarlo.
-“Chissà.”-
Restarono qualche minuto in silenzio, guardando le immagini che la tv emetteva ma senza vederle veramente. Entrambi erano persi nei loro pensieri. Ryo era indeciso se dire a Kaori dell’incontro con Saeko. Poi Kaori spense la tv. Quasi come ad incoraggiarlo. E Ryo decise di parlarle.
-“Ascolta Kaori, domani devo andare a casa di Emi. Vuoi venire con me?” –
-“Perché devi andare a casa di Emi?”-
-“Devo prendere alcune cose.”-
-“Ok ti accompagnerò… posso solo chiederti che cosa vai a prendere?”-
-“Beh, a questo punto forse è meglio che te ne parli. Oggi sono stato da Saeko….”

-“Che cosa dovremmo sapere Saeko?”- chiese Ryo.
-“Il nome mi dice qualcosa, ma in questo momento non riesco a collegare”-intervenne Mick.
Saeko prese alcuni fascicoli e li depose sulla sua scrivania.
-“Quando Kaori venne da me, per avere notizie di Emi Katayama, io le diedi tutte le informazioni in mio possesso. O almeno era quello che credevo. Sentivo che mancava qualcosa, ma in quel momento non avevo idea di cosa fosse. Solo ripensandoci, nei giorni successivi, riuscii a ricomporre i pezzi. Non era Emi Katayama il nome che girava nella mia testa. Bensì Shiro Katayama. Il padre di Emi.”- Saeko, riprese fiato, si alzò e guardò fuori dalla finestra.
-“Quello che venne fuori facendo le ricerche, è abbastanza importante. La malattia di Emi, incurabile, spinse suo padre a tentare l’impossibile pur di salvarla. Un uomo, incorruttibile come lui si fece travolgere in un vortice che lo inghiottì. Amava talmente sua figlia e suo nipote che avrebbe fatto qualunque cosa per loro. Fu così che venne invischiato nel giro della droga. Mick, quell’uomo era sul tuo stesso aereo, e credo proprio che quelli della Union Teope volessero prendere due piccioni con una fava, facendo esplodere quella bomba. Ma la faccenda sembra che abbia risvolti ancora più indietro nel tempo. Continuando le ricerche sono venuti fuori degli altri scheletri. A quanto pare la famiglia di Emi era da tempo minacciata da qualcuno. Adesso si tratta di scoprire da chi fosse minacciata e perché. Probabilmente tutto ha a che fare col processo in cui Emi testimoniò. E’ su questo che adesso dobbiamo indagare. Mi darete una mano ragazzi? A questo punto voglio vederci chiaro. Qualche pesce piccolo potrebbe esserci sfuggito, e la cosa non mi va a genio.”-
I due uomini annuirono.
-“Conta pure su di noi Saeko.”-
-“Sapevo che non mi avreste deluso”- disse l’ispettrice facendo l’occhiolino. –“Ryo vorrei che tu andassi a casa di Emi. Magari potresti trovare una piccola traccia. A quanto pare quella maledetta droga è ancora in giro. Dobbiamo scoprire tutto. Qualunque particolare ci può essere d’aiuto.”-
-“D’accordo Saeko.”-

-“E questo è quanto Kaori.”- disse Ryo rivolgendo il suo sguardo al pavimento.
-“A quanto pare Emi, non ci ha detto tutto. Chissà forse era ancora minacciata. Forse…”-
-“Kaori ci penseremo domani.”- disse Ryo, in fretta. Rifletté un attimo e poi continuò:
-“In ogni caso non dobbiamo trascurare il più piccolo particolare. Può darsi che quei tizi sappiano che Shinji adesso è con noi. Dobbiamo essere molto cauti. Sappiamo bene che con loro non si scherza. E non voglio che un bambino ci vada di mezzo. Quindi da domani staremo molto attenti a Shinji. Non sappiamo quanto tempo resteremo alla villa. Chiederò ad Umibozu di prendere il bambino a scuola e di tenerlo con se fino a quando non saremo tornati.”-


La mattina seguente fecero esattamente come Ryo aveva detto. Presero accordi con Umibozu e lasciarono il bambino nelle sue mani. Si diressero quindi verso la casa di Emi. Davvero imponente. Ne avevano viste ben poche così. Il personale di servizio era ancora lì, lavoravano alla villa come se Emi dovesse tornare da un momento all’altro. Emi, quindi aveva pensato anche a loro: non erano rimasti senza un lavoro. Saputo che Ryo era il nuovo padrone di casa, ovviamente prestarono tutto l’aiuto possibile affinché le ricerche fossero loro facilitate. Ben conservate nello studio di Shiro Katayama trovarono alcune lettere minatorie. Purtroppo non recavano alcuna data.
-“Quello che non capisco è perché non informarono la polizia.”-
-“Secondo me nascondevano qualcos’altro. Qualcosa di troppo prezioso che l’intervento della polizia avrebbe potuto danneggiare. So bene come si muove certa gente. Se il padre di Emi si è ridotto a lavorare al servizio dell’Union Teope vuol dire che la posta in gioco era troppo alta. Shiro Katayama è sempre stato un uomo irreprensibile e onesto. Non si sarebbe di certo comportato così se non avesse avuto un motivo ben valido e le mani legate. La malattia della figlia e la speranza di una cura per lei devono averlo trascinato davvero in un pozzo senza fondo.”-
Ryo sembrava sapesse bene cosa volesse dire. Kaori lo ascoltò con attenzione e non replicò. Continuò piuttosto nelle ricerche.
-“Ryo, andiamo nella stanza di Emi. Magari teneva altre lettere in camera sua.”-
Trovarono effettivamente delle lettere minatorie anche lì: minacciavano Emi e “quanto aveva di più prezioso”. Alcune facevano riferimento al bambino: “Se non farete come vi dico, non rivedrai mai più tuo figlio”.
-“Che Shinji sia stato rapito? E che in qualche modo siano riusciti a liberarlo? Questa storia comincia ad avere troppi punti oscuri, e non mi piace.”-
-“In nessuna lettera si fa riferimento a te. Né come guardia del corpo di Emi al tempo del processo, né successivamente in relazione al bambino. Emi deve aver nascosto molto bene la paternità di Shinji. Quello che non capisco è perché non ti abbia mai contattato nel caso del rapimento! Una cosa del genere era abbastanza grave da contattarti. Anche senza rivelarti nulla, perché non chiamarti?”-
-“Forse le nostre domande possono avere una risposta. Probabilmente Emi teneva un diario. Dobbiamo trovarlo.”-
In quel momento il cellulare di Ryo prese a squillare. La chiamata proveniva dal Cat’s Eye. Ryo rispose. Dall’altra parte, la voce di Miki era piuttosto preoccupata.
-“Kaori per oggi basta, torniamo a Shinjuku, Shinji sta male. Continueremo in seguito.”-

Shinji aveva la febbre molto alta. Miki attendeva il loro ritorno con ansia.

sabato

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 8 - Nuvole all'orizzonte

Il palazzo di mattoni rossi cambiò aspetto in pochi giorni. Fisicamente restò quasi tutto uguale, ma l’atmosfera che si respirava era diversa. In poco tempo quel bambino portò allegria e serenità. Il fatto che avesse perso la sua mamma, lo intristiva soprattutto al momento del risveglio e della buonanotte ma Kaori cercava di supplire come meglio poteva. Sapeva benissimo che non avrebbe mai sostituito Emi al cento per cento nel cuore del piccolo, era naturale, ma si impegnava con tutta se stessa perché Shinji crescesse tranquillo. I primi mesi furono i più duri. Shinji spesso si svegliava la notte in preda agli incubi, nonostante dormisse nel letto accanto a quello di Kaori. Allora la ragazza si alzava e lo cullava un po’cercando di farlo calmare. Ryo, sentendolo gridare, arrivava nella loro camera con un bicchiere di latte caldo, che il bambino mandava giù avidamente. Poi non si addormentava se non abbracciato a Kaori. E Ryo doveva restare lì a tenergli la mano fin quando tranquillo non scivolava nel sonno. Sentiva un assoluto bisogno di quel padre che gli era sempre mancato. Impararono una convivenza a tre e soprattutto impararono molto sulla vita di un bambino. Divennero una vera famiglia a guardarli superficialmente, dall’esterno. Ryo e Kaori, invece, continuavano con il loro solito tran-tran.

Le giornate scivolavano via tranquille. Kaori aiutava il bambino nei compiti di scuola e per avere soli 7 anni, Shinji era abbastanza diligente. E Ryo… Ryo non cambiò molto. Le sue abitudini restarono le stesse. Certo si preoccupava di quel bambino ma Ryo continuava, seppur con minore frequenza, nei suoi soliti comportamenti. A volte, a Kaori sembrava che anziché su di lui questa responsabilità fosse caduta su di lei. Non se ne lamentava, perché si sentiva così appagata da quel bambino che per il momento le andava bene. Cominciava però a pensare che il suo comportamento fosse davvero strano. Non aveva fatto una piega al fatto che lui fosse il padre di Shinji ma poi più che il padre del bambino si comportava da fratello maggiore. Kaori si lambiccava il cervello ma non riusciva proprio a capirlo.

Lo specchio rifletteva la giovane donna dall’aria pensierosa. Era lì da un po’ e rifletteva su quello che Miki le aveva detto tempo prima, se mai Ryo avesse intenzione, in qualche modo, di voler stabilizzare la loro relazione. Shinji era a scuola. Anche Ryo era uscito, ancora una volta, senza darle la benché minima spiegazione. E lei era turbata da questo comportamento. Decise di uscire. Sarebbe andata da Miki e le avrebbe parlato dei suoi dubbi. Prima di arrivare al bar decise di passare attraverso il parco per rilassarsi, ma passando vide Ryo e Umibozu che parlavano seduti su una panchina. Si bloccò all’istante cercando di carpire qualche parola, quei due sembravano troppo seri.


-“Allora vecchio mio? Hai finito di fare i tuoi comodi! Addio Stallone di Shinjuku!!!”- Umibozu parlava poco ma quando parlava colpiva.
-“Ma che dici scimmione? Lo Stallone di Shinjuku è qui e gode di ottima salute! E poi non ti ho chiesto di vederci qui solo per farti fare certe battute su di me!”-
Umibozu era serio ma se lo si guardava bene si poteva scorgere il guizzo di un muscoletto facciale in una risata trattenuta.
-“Si si come no! Ora che sei padre non puoi continuare a comportarti come al solito!-
-“E perché no? Tu che ne sai?”-
-“Ryo, credo che sia arrivato per te il momento di cambiare registro.”-
-“Falco, lascia perdere questi discorsi. Piuttosto ho bisogno del tuo aiuto…”- disse Ryo, più serio che mai.
-“Di cosa hai bisogno questa volta?”- anche Falco era tornato serio.
-“Non qui e non ora, Falco. Mi farò vivo io.”- disse Ryo notando la presenza di Kaori.

Kaori non riuscì a sentire niente, se non l’ultima frase di Ryo, ma intuiva che nell’aria c’era qualcosa di strano. Che Ryo si fosse accorto della sua presenza e avesse chiuso la conversazione a causa sua?

Ci pensarono Mick e Saeko a farle dimenticare questo episodio. Li incontrò, infatti, al Cat’s Eye. Saeko cercava Ryo, per convincerlo ad aiutarla in un nuovo, misterioso caso. Aveva già preso accordi con Mick, ma aveva bisogno anche di Ryo.
Né Mick né Saeko erano a conoscenza della nuova vita di Ryo e Kaori e restarono stupefatti nell’accogliere la novità. Praticamente all’unisono le fecero la domanda che tutti volevano farle e che nessuno aveva il coraggio di porle.
-“Ma Kaori come puoi voler bene a Shinji come se fosse figlio tuo? Ne parli come se fosse davvero tuo figlio!”-
-“Come potrei non volergli bene? È il figlio dell’uomo che amo.”-Kaori rispose serenamente e senza alcun’incertezza. Non si era accorta che proprio in quel momento Ryo e Umibozu erano rientrati al bar.
Ryo rimase sconcertato dalla dichiarazione d’amore della socia, seppur indiretta. Si fermò lì, dove le parole lo avevano raggiunto, continuando a guardare Kaori, che seduta al bancone rigirava il caffè nella sua tazza.
-“Ryo che fai, resti sulla soglia?”-disse Mick notando l’entrata in scena dell’eterno rivale. Con quelle parole di Kaori aveva constatato quanto grande fosse il loro inespresso e travagliato amore.
-“Oh, Ryo ciao! Ti stavo cercando per proporti un incarico, ma vista la situazione, non mi sembra il momento adatto”-disse Saeko guardando Ryo.
-“Beh ragazzi, io allora vado! Complimenti papà!”- continuò l’ispettrice, alzandosi dal suo sgabello. Dirigendosi verso la porta, Saeko rallentò, per avere modo di sussurrare qualcosa a Ryo.
-“Ti aspetto nel mio ufficio”- lo disse così piano che la sua voce giunse solo all’orecchio di Ryo.

Umibozu nel frattempo aveva preso il suo posto dietro il bancone insieme a Miki. Kaori, per nascondere l’evidente imbarazzo, guardò l’orologio e fece per andarsene, adducendo la scusa che era molto tardi e doveva andare a prendere Shinji a scuola. Salutò tutti e uscì di fretta dal locale. Ryo prese il suo solito caffè e poco dopo uscì anche lui, recandosi da Saeko. Mick lo seguì.

-“Bene ragazzi vedo che siete venuti entrambi. Ci sono alcune questioni, molto importanti, di cui dobbiamo parlare.”-disse Saeko, prendendo posto dietro la sua grande scrivania. Accavallando le gambe e appoggiando il mento sul dorso della mano, continuò:
-“Che cosa sapete esattamente della famiglia Katayama?”-

lunedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap.7 - Una nuova vita

-“Hei! Ciao Kaori! È un po’ che non passi di qui! Sono due settimane e oltre… stavo cominciando a preoccuparmi. Come va?”- disse Miki vedendo entrare Kaori. –“Al telefono non mi volevi mai dire niente eri sempre così sfuggente!”- continuò. Kaori nel frattempo si sedette al suo sgabello preferito. Automaticamente Miki preparò il caffè per Kaori.
-“Scusami Miki, ma sono stata molto indaffarata. La mia vita è cambiata da quando…”-
-“Ehi papà, quel signore è un gigante!”- disse Shinji sulle spalle di Ryo entrando al Cat’s Eye e indicando Umibozu.
Miki restò a bocca aperta.
-“Ka… ka…ka...kaori… quel bambino ha chiamato Saeba papà!”-
-“Si Miki, lo so. E’ suo padre come vuoi che lo chiami?.”-
-“Lo sai? È suo padre? E non dici niente? Non fai niente? Non prendi un martellone? Secondo me stai male… Ehi, Falco vieni a darmi una mano, Kaori sta male! Presto portami dell’acqua fredda ha sicuramente la febbre alta!”- e prese un termometro per misurarle la temperatura.
-“Ma che dici Miki? Che cosa stai facendo? Aspetta lasciami spiegare!”-
-“Come spiegare?”- chiese Miki esterrefatta.
-“Mamma Kaori!!! Guarda quel signore è un gigante!!! E’ molto più alto di me che sono sulle spalle di papà!”-
-“Mamma Kaori?!?!!? Kaori! Avete un figlio?!?! Avete un figlio e non me lo avete mai detto? Io sono la tua migliore amica e tu mi nascondi una cosa del genere?”- a Miki stava per venire un infarto.
-“Miki, ma perché invece di saltare a conclusioni affrettate non mi ascolti? Eh?”- la barista non aveva più parole. Lo stupore l’aveva bloccata.
Ryo mise giù il bambino che andò ad osservare da vicino Umibozu, il quale nel frattempo era rimasto immobile sconcertato da quella novità.
-“Perché cosa ci sarebbe di male se io e Kaori avessimo un figlio?”- disse Ryo serio, circondando da dietro le spalle di Kaori con le sue braccia e appoggiando il suo viso a quello di lei. Lei per poco non cadde dallo sgabello su cui era seduta e rischiò di rovesciarsi addosso il caffè bollente che Miki le aveva servito un attimo prima. Nel frattempo era diventata color peperone e…. la sua testa fumava.
-“Si Kaori, forse Miki ha ragione, devi avere la febbre! E piuttosto alta! Scotti e sei tutta rossa!”- disse Ryo che non riusciva a restare serio per più di 40 secondi, mentre poggiava una mano sulla fronte della ragazza per intuire la temperatura.
-“In ogni caso, Miki se vuoi un figlio anche tu io sono qui e sono pronto! Lascia stare quello scimmione!!”- e già allungava le mani verso di lei lasciando Kaori sbigottita.
-“Ryo sei sempre tu! Non cambi mai! Miki non ha bisogno di te! Se tu vuoi un altro figlio ci sono io!”- disse brandendo un pesantissimo martello –il fu Saeba Ryo-. Non si era resa conto di quello che aveva appena detto.
-“Davvero Kaori? Allora diamoci da fare!”- disse Ryo prendendole la mano e circondandole la vita.
Kaori tornò al suo solito colore pomodoro maturo, realizzando solo in quel momento cosa era stata capace di dire davanti a tutti. Il martello cadde per terra.
-“Lo sai che stavo scherzando vero? Un bambino che ti chiama mamma basta e avanza per un travestito! Mikiiii, dove eravamo rimasti?”- ma non ebbe il tempo di raggiungerla perché Kaori lo spiaccicò con un martello e Umibozu gli puntava una pistola alla nuca
-“Ok ok! Mi arrendo!”-
Il piccolo Shinji batteva le mani divertito dalla scenetta.


-“E così ti ritrovi a fare da mamma al figlio che Saeba ha avuto da un’altra donna. Non so se io avrei avuto il tuo stesso coraggio, Kaori.”- disse Miki dopo aver ascoltato molto attentamente il racconto di Kaori.
-“Beh, Miki tu lo sai quali sentimenti mi leghino a lui. Farei qualunque cosa per aiutarlo.”-
Le due amiche discutevano fitto fitto in un angolo del bancone del bar, lontane da orecchie indiscrete.
-“Ma lui come l’ha presa questa storia? Uno come lui che si ritrova padre da un giorno all’altro… non deve essere stato affatto facile.”-
-“Sembra l’abbia presa bene. Mi è sembrato piuttosto tranquillo. Almeno per quello che lascia trasparire. Non ne abbiamo parlato molto. Abbiamo accettato i fatti per come si sono presentati. Ma credo che si sarebbe preso cura di un bambino, solo al mondo, in qualunque caso. Anche se non lo da a vedere ha un forte istinto paterno.”-
-“Così adesso siete una famiglia. Volenti o nolenti. Questa storia potrebbe portare i suoi frutti!”-
-“Non dirlo a me! Facciamo la mamma e il papà di Shinji, ma non so se lui farà mai qualche passo in mia direzione. Però Miki, per ora mi va bene così. Mi piace guardarlo giocare con lui e voglio godere di questi momenti fino in fondo”-
-“Come ti senti nel ruolo di mamma, Kaori?”- Miki era curiosa.
-“E’ una sensazione strana. Forse non ho ancora realizzato. Ma mi piace prendermi cura di lui. Svegliarlo al mattino e portarlo a scuola, andarlo a prendere e passare dai giardinetti, preparargli tante cose buone da mangiare e poi metterlo a letto dandogli il bacio della buonanotte: riempie le mie giornate e mi rende felice. Mi sento un’altra persona.”
-“Ahhh, come ti invidio Kaori, vorrei fare la mamma anche io”- disse Miki sospirando.
-“E Falco che dice?”-
-“Se solo accenno alla questione mio marito sviene dalla vergogna… ma è così adorabile!”- disse sorridendo Miki.


Dall’altra parte del locale, seduti ad un tavolo, Umi e Ryo stavano ascoltando attentamente Shinji che leggeva una favola ad alta voce. I due più temibili sweeper del Giappone pendevano dalle labbra di un bambino.

giovedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 6 - L'addio

Ryo e Kaori non parlarono della questione più di tanto. Sapevano già cosa fare. Non c’era bisogno di parole. I loro sguardi, i loro gesti esprimevano molte più parole di quanto avrebbe potuto fare la voce. Erano d’accordo su tutto.

La vita di Emi si spense nel giro di poche settimane. Ryo e Kaori si recarono tutti i giorni a farle visita. Conobbero un mondo nuovo: Emi era davvero una persona straordinaria. Lasciò tre lettere. Una per Ryo, una per Kaori e una per il piccolo Shinji. Una quarta chiese che fosse letta dopo il suo funerale: era indirizzata a tutti e tre. Chiese loro però di non leggere le altre. Dovevano lasciarle chiuse fino a quando non sarebbe stato il momento giusto. Avrebbero capito da soli quando. Per quanto riguardava Shinji doveva leggere la sua lettera una volta raggiunta la maggiore età o in caso d’estrema necessità. In ogni caso il bambino conosceva già a grandi linee il contenuto della lettera. Solo che non ne afferrava pienamente il significato. Emi consegnò loro anche una grande scatola, c’erano dentro tanti piccoli ricordi e nascosti in fondo anche alcuni documenti in un plico. Lasciò le chiavi della sua casa a Ryo. Poteva farne quello che voleva. Per quanto riguardava tutti gli averi del nonno, Shinji avrebbe potuto beneficiarne solo alla maggiore età, perché solo a quel tempo avrebbero potuto leggere il suo testamento; donò in ogni caso a Ryo una cospicua somma con la quale avrebbe potuto mantenere Shinji come un principe fino alla lettura del testamento.

Emi fu salutata con una piccola cerimonia in una sperduta chiesetta di campagna. Là dove era cresciuta.

-“La mamma mi ha detto di non piangere quando se ne sarebbe andata. Perché sai, lei ha detto che avrebbe sempre vissuto nel mio cuore anche se il suo corpo non c’è più: adesso è in cielo”- e con la manina indicava l’azzurro immenso. Kaori strinse quel bambino al cuore piangendo silenziosamente.

Caro Ryo, cara Kaori, mio piccolo Shinji,Vi prego di non piangere per me. Soprattutto tu piccolo mio, sai che la mamma sarà sempre con te: ti guarderà dal cielo e vivrà sempre nel tuo cuore. Desidero che tu chiami Kaori mamma, io ne sarò contenta. Chiamala mamma perché lei è la compagna del papà. Sarà la migliore mamma che tu possa mai desiderare. Sarà sicuramente una mamma migliore di me. Io ho fatto tanti sbagli nella vita. Ho tenuto nascoste troppe verità e tante ancora le porto con me. Quando sarà il momento ne verrete a conoscenza, tutti quanti. Spero che la vita sia buona almeno con te piccolo mio.
Caro Ryo, sapevo che avrei potuto contare su di te. Ma prima di scrivere queste lettere volevo esserne sicura. Che sciocca però, so benissimo che tu non abbandoni nessuno in difficoltà e la mia richiesta d’aiuto non sarebbe rimasta inascoltata. Perdonami se ti ho mentito, prima ero una ragazza troppo giovane invischiata in qualcosa più grande di lei, ora una donna messa alle strette dalla vita. Ti ho molto amato e ho continuato a farlo anche dopo che le nostre strade si sono divise. Ma sapevo bene che io non ero ciò che tu volevi, almeno in quel momento. Non volermi male per quello che ho fatto. Non l’ho fatto per mio interesse ma per amore della vita.
Cara Kaori, affido a te il mio piccolo. So che tu lo crescerai con estremo amore nonostante non sia figlio tuo. Non ho dubbi su questo. Ti ho conosciuto molto bene in questi giorni. La tua anima è pura. E se Ryo ti ha scelto come compagna di vita vuol dire che è proprio così. Anche se lui non è di molte parole e non esprime i suoi sentimenti, so che ti vuole bene, di un amore infinito: si vede da ogni piccolo gesto. Vedrai che un giorno ti aprirà il suo cuore, abbi fiducia.
Vi auguro una vita serena di gioia e amore. Con infinito affetto Emi.

-“Mamma Kaori?”-
-“Dimmi Shinji.”-
-“ Hai visto?”-
-“Che cosa Shinji?”-
-“Quella nuvoletta bianca a forma di cuore! La vedi?”-
-“Si Shinji la vedo.”- ci voleva molta fantasia per vedere un cuore, ma a Kaori non andava di deluderlo.
-“Quella è mamma Emi! È tutto come aveva promesso! È un cuore in cielo!”-
Kaori annuendo abbracciò il bambino.

Povero piccolo. Sì la tua mamma sarà sempre con te, come ti ha promesso.

-“Andiamo a casa. Dobbiamo cominciare la nostra nuova vita!”- disse Ryo prendendo per mano il bambino.

martedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap.5 - Un dono dal passato

Il corridoio prese a girare. Non sentiva più neanche battere il cuore. Stava diventando sempre più buio, sentiva le voci come se fosse stata sott’acqua. Una spirale senza fine la stava risucchiando. Poi qualcuno spense definitivamente la luce.

-“Signorina! Signorina, si sente male? Presto un medico!! Questa ragazza si sente male!”- un’infermiera aveva visto Kaori svenire e le stava prestando un primo soccorso.

Ryo si voltò di scatto e corse fuori dalla stanza.

-“Kaori! Kaori che ti succede? Kaori apri gli occhi!”- disse mentre le stringeva la mano e le appoggiava la testa sulla sua spalla per sorreggerla.
-“Presto adagiamola sul lettino e cerchiamo di farla rinvenire, mentre aspettiamo che arrivi il medico”-intervenne l’infermiera.
-“Ryo non lasciarmi”- la sua voce era un sussurro.
-“Certo che non ti lascio Kaori stai calma, respira fino in fondo.”-

Immediatamente arrivò il medico di turno che obbligò tutti ad uscire dalla stanza visite.
-“La ragazza deve respirare. Qui dentro ci sono fin troppe persone. Vi consentirò di entrare non appena sarà possibile! Fuori!”- disse il medico con voce ferma. Ryo cercò di opporsi, ma il medico permise solo all’infermiera che aveva soccorso Kaori di restare.
Pian piano Kaori si riprese. Il medico la visitò. Kaori gli disse dell’attacco di panico che aveva avuto. Il medico le diede un tranquillante e la fece riposare un po’. Quando lei chiese di Ryo, il medico lo mandò a chiamare. Lo rassicurò sulle sue condizioni e lo lasciò entrare. Kaori stava bene poteva alzarsi quando voleva.

-“Come stai Kaori? Mi hai fatto prendere uno spavento terribile!”- le disse Ryo.
-“Scusami se ti ho fatto spaventare. Non volevo. Non so, forse ho avuto un calo di pressione…”-

Le prese la mano. Fredda come il ghiaccio. La guardò con infinita dolcezza. Intuiva cosa stava passando per la testa della ragazza.

Stai tranquilla Kaori. Andrà tutto bene. Non temere.

-“Hai sentito tutto quello che Emi ed io ci siamo detti, vero Kaori?”- le parlò con affetto.
-“Una parte… Solo quello che c’era da sentire… Io… Io, Ryo… cosa…. devo fare? Cosa devo fare io?”-chiese insicura.
-“Vieni con me a conoscere Emi. Non aver timore.”- disse Ryo prendendole la mano.
Lei lo seguì senza dire una parola.

Ryo come fai ed essere così tranquillo in un momento come questo?

Ad ogni passo stringeva sempre di più la sua mano. Lui rispondeva in modo uguale per infonderle sicurezza. Prima di entrare lei prese un gran respiro. Ryo la incoraggiò.

Della Emi Katayama di nove anni prima, quella che aveva visto nelle foto del dossier di Saeko, non restava praticamente nulla. Solo gli occhi scuri pieni di vita, dolci e buoni. Il suo fisico era molto provato dalla malattia. I lunghi capelli neri che ricordava di aver visto nella foto non c’erano. Al loro posto un foulard che le fasciava il capo. Il viso era scavato. Emi era il fantasma di se stessa.

Il bambino che prima avevano incontrato era lì accanto a lei. Si era addormentato con la testa sul letto della mamma. Lei carezzava la sua testolina con una mano magrissima. L’altro braccio era collegato ad una serie di tubicini.
-“Ciao. Così tu sei Kaori. Ti ringrazio per essere venuta e spero di non essere io la causa del tuo malore.”- in cuor suo però sapeva che era andata esattamente così.
-“Mi spiace di essere piombata così all’improvviso nella vostra vita. Avevo giurato a Ryo che non mi sarei mai fatta più vedere. Ma purtroppo il destino non era della stessa opinione”- continuò, la sua voce era molto flebile.
Nel frattempo Ryo e Kaori si erano seduti uno accanto all’altro, vicino ad Emi, le mani ancora intrecciate.
-“Purtroppo non mi resta molto da vivere. E non c’è bisogno che lo dicano i medici. Lo capisco da me. Non ho più neanche parenti a questo mondo. Mio padre è morto da poco in un incidente aereo. L’aereo era diretto a New York ed esplose in volo poco dopo il decollo. Sicuramente ne avrete sentito parlare.”-

Era sullo stesso aereo di Mick!

-“Non si salvò nessuno a quanto pare. E dire che mio padre stava affrontando quel viaggio per me, per sperimentare un nuovo protocollo di cura. Non devo essere nata sotto una buona stella.”- si fermò un attimo per prendere fiato –“in ogni caso la vita mi ha regalato un po’ di felicità: mi ha donato il piccolo Shinji. Ora però non sapevo a chi affidarlo. C’è l’eredità di suo nonno, quindi non ha problemi finanziari. Ma non posso permettere che sia solo. È già vissuto fino adesso senza un padre. Per questo Ryo ti chiedo di prenderti cura di lui. So di gettarti addosso un’enorme responsabilità. So che ti ho tenuta nascosta la verità per tutto questo tempo e non ho il diritto di sconvolgere la vita tua e di Kaori, ma credimi questa mi è sembrata la cosa migliore.”-
-“Emi..”-
-“Lasciami finire, ti prego. Shinji è già preparato. E’ stato lui a scrivere il messaggio sulla lavagna, sai? Si è fatto accompagnare da una infermiera. E quando è tornato era davvero contento. Sa che presto me ne andrò. Sa che la decisione spetta tutta a te. Se tu accettassi però io ne sarei immensamente felice. Non solo avrà un padre ma anche una madre. Kaori mi sembra così buona e dolce che sarà senz’altro un’ottima madre. Sempre che lei lo voglia.”-
-“Emi vedi io… non…”- farfugliò Kaori
-“In ogni caso, non credo che accetteresti un no come risposta per quanto riguarda il bambino. Vero?”- chiese Ryo.
Emi annuì.
-“Lasciami solo un po’ di tempo per poter riflettere. E per poter parlare con Kaori.”- concluse.
-“Va bene, come vuoi. Solo non mi rimane più molto tempo. Spero che almeno lui sia felice e in buone mani. Avrei voluto fare di più ma… Io non volevo che accadesse tutto questo, non volevo sconvolgervi. Per questo avevo tenuto tutto nascosto. Per questo ti avevo giurato di sparire dalla tua vita. Ti prego perdonami.”- piangeva sommessamente.
-“Non è certo colpa tua. Ora devi riposare. Tra poco Shinji si sveglierà. Non vorrai che ti veda piangere, vero? Ci vediamo domani Emi”- le accarezzò una guancia salutandola.
-“Emi… andrà tutto bene. Stai serena. A domani”- Kaori strinse la sua mano e le sorrise.

Uscirono insieme dalla stanza di Emi. Non dissero una parola fino a casa.

-“Kaori…”-
-“No Ryo non dire niente. Devi riflettere. Sappi però che io ogni caso io ti starò vicina. Qualunque sia la tua decisione.”- e detto questo Kaori salì in camera sua.

Ryo salì sul tetto a pensare.

-“Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, non doveva andare così… posso salvare solo te piccolo mio. E Ryo è l’unico che può darti una vita felice. Troppo odio in questo mondo, troppa malvagità. Almeno tu vivrai sereno…”-
Una mamma piangendo, cullava il suo piccolo.