sabato

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 4 - Papà!

-“PAPA’?!”-

Gli sguardi dei due ragazzi si incrociarono e continuarono a guardarsi negli occhi imbarazzatissimi. Guardavano il bambino e poi tornavano ad incrociare lo sguardo. Il bambino intanto si era avvicinato a Ryo e lo aveva preso per mano.
-“Papà!”- disse di nuovo.
-“Che.. che…che cosa stai dicendo? Io non sono il tuo papà, ti stai confondendo…”- disse Ryo staccandosi dal bambino. Contemporaneamente alzò lo sguardo su Kaori. La quale al principio era rimasta sbigottita, poi l’assalì la paura, poi l’ansia ed infine una rabbia incontenibile.
-“E così sei padre brutto bastardo!!! E me lo hai tenuto nascosto tutto questo tempo!!!”- urlò Kaori brandendo un enorme martello.
-“Calmati, calmati Kaori, calmati. Ci deve essere un errore sicuramente assomiglio al padre del bambino e lui mi ha confuso. Ragiona come avrei potuto nasconderti una cosa del genere in tutti questi anni eh? Ragiona! E poi siamo in un ospedale, un po’ di contegno Kaori!”- si difese Ryo.
-“Beh, forse non hai tutti i torti.”-arrossì per il chiasso e per il fatto che diverse persone li stavano osservando incuriositi, nascose il martello e si rivolse al piccolo –“Dimmi sei qui da solo? Dov’è la tua mamma?”-
-“La mia mamma è in quella stanza. È molto malata e mi ha detto che oggi sarebbe venuto a trovarci il mio papà! E lui è proprio come la mamma me lo ha descritto!”- disse il bambino fra il triste, per la malattia della mamma, e l’eccitato, per l’arrivo del suo papà.
-“Forse deve ancora arrivare. Non ti preoccupare sono sicura che arriverà presto. Però secondo me è meglio se lo aspetti accanto alla tua mamma. Sono sicura che lei ti voglia sempre vicino. Su va da lei.”-lo incitò Kaori.
Il piccolo si convinse, fece ciao con la manina ed entrò nella stanza qualche metro più avanti. La stanza 215.

A Kaori gelò il sangue nelle vene. Quella era proprio la stanza di Emi Katayama.
Anche Ryo sperimentò la stessa sensazione, ma in cuor suo sperava di aver capito male le indicazioni dell’infermiera, troppo occupato com’era a farle la corte…

-“Stanza 215?”-

-“Stanza 215.”-

Raccolse tutto il suo coraggio e si incamminò verso la stanza.
Kaori invece restò immobile incapace di fare un passo. Non riusciva neppure a pensare. Immediatamente aveva fatto lo stesso pensiero di Ryo, ma subito si era resa conto che l’infermiera le aveva indicato proprio quella stanza.
Un attimo prima di varcare la soglia Ryo la guardò interrogativo.
-“Va avanti tu Ryo. Io devo prima andare alla toilette. Ti raggiungo subito.”- e detto questo si diresse verso i servizi.

Ryo varcò la soglia.

Kaori si fermò davanti allo specchio. Guardava la sua immagine riflessa. Non riusciva a muoversi.

E ora che faccio? Ryo… quel bambino è veramente tuo figlio? Se lo è, io…io…io… oh mio Dio!

Gli occhi le pungevano. Lo stomaco era sottosopra. Una sensazione di vuoto e inutilità si impadronirono di lei. Avrebbe voluto urlare ma un groppo le strozzava la gola. Non riusciva a respirare, un senso opprimente di peso sul petto la soffocava. Le mani le tremavano. Brividi di freddo le correvano lungo la schiena. Sentiva che presto anche la testa avrebbe preso a girare mentre cominciava a sudare freddo.

Un attacco di panico in piena regola.

Chiuse gli occhi. Li strinse fino a farsi male. S’impedì di pensare cercando di controllare quelle orribili sensazioni. Cercò di regolare il respiro. Le lacrime però non riuscì a fermarle: continuavano a solcare copiose le sue guance.

Quando si sentì un po’ meglio aprì gli occhi. Evitò di guardarsi allo specchio. Asciugò le lacrime e cercò di darsi un contegno. E soprattutto si impose di non pensare, non saltare a conclusioni affrettate e non fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Prese un bel respiro e uscì dirigendosi verso la stanza 215. Si fermò un passo prima della soglia. Giusto in tempo per sentire la voce di Ryo –“Così, questo bambino è mio figlio…”-

A Kaori mancò il terreno sotto i piedi.

mercoledì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 3 - Il segreto di Emi

-“Emi Katayama. Ecco. Nata il 5 Novembre di trenta anni fa, figlia di un facoltoso uomo d’affari. Fu testimone nove anni fa per un caso di omicidio. Accidentalmente aveva assistito al delitto. Classico: luogo sbagliato e momento sbagliato. Ebbe la sfortuna di vedere in volto l’assassino e per questo era minacciata dai complici di quest’ultimo. Così chiese aiuto. Io l’affidai a Ryo poiché mi sembrava l’unico in grado di poterla proteggere. Ma perché vuoi sapere queste cose Kaori?”- chiese Saeko alzando gli occhi verso la ragazza.

Già, Kaori. Perché vuoi sapere queste cose?

-“Beh, a quanto pare abbiamo un nuovo incarico da questa ragazza…”- farfugliò Kaori guardando le foto che le porgeva Saeko. Non c’era da dubitare: una ragazza così non poteva non fare colpo su Ryo. Avrebbe potuto tranquillamente essere una modella! E delle più quotate!

Cavolo quanto è bella! Mai vista una ragazza così affascinante. Sembra una foto uscita da un book fotografico. Un fisico da urlo. Neri capelli di seta. Viso d’angelo. Scuri occhi di velluto colmi di bontà e dolcezza.

-“Ho capito. Per quanto mi risulta, pare non abbia avuto alcun problema rilevante dal processo. Né durante né dopo. Il criminale è ancora dentro e ci resterà per parecchio. Non possiamo però escludere che qualche complice sia tornato alla carica e l’abbia minacciata.”- le rispose Saeko.
-“Ho capito, grazie Saeko.”- disse Kaori andando verso la porta.
-“Di nulla Kaori. Se dovessi avere qualche informazione che possa esservi utile non esiterò a comunicarvelo”.-
-“Grazie ancora Saeko”- rispose un po’ demoralizzata, chiudendo la porta.
Saeko posò il dossier di Emi sulla scrivania. Lo guardò nuovamente con molta attenzione. -“Eppure mi sfugge qualcosa”- pensò ad alta voce la bella ispettrice.

Ryo aspettava Kaori al Cat’s eye. Così poteva approfittarne per fare un po’ la corte all’ incantevole barista. Miki però non aveva alcuna intenzione di dargli spago e anzi lo pungolava un po’ sul suo rapporto con Kaori. L’argomento non era molto gradito allo sweeper che si limitava a rispondere a monosillabi o addirittura restava in silenzio. La ascoltava e le permetteva di sfogarsi. In fondo in fondo le sue parole ogni volta facevano centro. L’arrivo di Kaori fu per lui un sollievo: finalmente si poneva fine al monologo di Miki che adesso avrebbe concentrato l’attenzione sulla sua migliore amica.
-“Dimmi Kaori, dove sei stata? Sei in ritardo! E poi hai il coraggio di fare la predica a me se sono IO in ritardo!”- disse in tono accusatorio.
-“N…niente dovevo sbrigare alcune commissioni urgenti. Scusami per il ritardo”- si scusò Kaori imbarazzata. Si sentiva sempre un po’ in colpa quando nascondeva la verità a Ryo.
Kaori bevve un caffè; quindi uscirono dal bar per recarsi all’appuntamento con Emi.

-“Ehi… ragazzi dove andate di bello?”-
-“Ciao Reika!”- risposero insieme –“che ci fai da queste parti?”-
-“Cos’è ragazzi siete così in sintonia che parlate in coro?”-li canzonò la sorellina di Saeko –“Saeba ti stavo cercando: avrei bisogno del tuo aiuto per un caso. Puoi darmi una mano?”-continuò.
Ryo stava già prendendo accordi con Reika: naturalmente avrebbe accettato immediatamente il lavoro da lei offerto, se non fosse che la socia non era assolutamente d’accordo.

Ancora non ha capito che le sorelle Nogami sono un’associazione a delinquere ai suoi danni. Ma lo sveglio io dalla sua “beata innocenza”.

E nelle sue mani si materializzò un Koimpeito gigante – tu con lei non ci lavori: meglio la fame!-.
-“No… Kaori cos’ho fatto questa volta? Dai ti prego non mi punire, non ho ancora fatto nulla!”- e con le mani si parava già dal colpo. Che arrivò comunque.
-“Il piccolo Ryo, era innocente questa volta! Cattiva!”-piagnucolò.
Ma Kaori non lo ascoltò neppure e trascinandolo per la giacca salutò Reika che li guardava allibita.
-“Addio Reika, la sorte è contro di noi! Dobbiamo aggirare il destino: la prossima volta fammi una proposta di lavoro quando non ci sono orecchie indiscrete in giro”- disse Ryo che fu nuovamente spiaccicato sull’asfalto senza diritto di replica.

L’ospedale era affollato, ma durante l’orario delle visite ciò era più che naturale. Chiesero di Emi all’accettazione e un’infermiera fin troppo carina e gentile (secondo Kaori!) indicò loro il percorso per raggiungere il reparto giusto, stanza 215. Litigarono lungo tutto il tragitto a causa delle loro divergenti opinioni sul comportamento da tenere in un ospedale (soprattutto nei riguardi delle infermiere), fino a quando, arrivati nel reparto che era stato loro indicato, si trovarono di fronte un bambino. Non appena li vide sul suo visino si dipinse un grande sorriso e corse loro incontro.

-“Papà!”-

-“PAPA’?!”- esclamarono i due sweeper all’unisono.

Qui tra il cielo e il cuore - Cap.2 - Lungo il mio sentiero

-“Ryo? Ryo sei tu? Ho bisogno di te. Ti prego…”-
La voce era appena un sussurro. Ed era emessa a gran fatica. Kaori restò ad ascoltare incapace di muovere un muscolo. Poi sentì la voce di Ryo che le chiedeva cosa stesse succedendo. A quel punto senza fiatare gli porse il telefono. Ryo lo portò all’orecchio. Si stupì di sentire quella voce. Segnò mentalmente l’indirizzo che gli veniva detto. “Va bene, ho capito. Verrò il prima possibile.”

Emi. Cosa vorrà da me?

Kaori era ancora lì. Lo guardava a bocca aperta. Lui era serio come non mai. Si chiese chi fosse quella donna al telefono. Ma prima che lei potesse dire qualcosa, lui le disse che si, molto probabilmente avrebbero accettato il caso.
-“Ma chi era? Sembrava conoscerti molto bene.”- disse con un po’ d’ansia Kaori.
-“Emi Katayama.”-rispose lapidario.
-“E chi è Emi Katayama?”- lo incalzò Kaori.
-“Oh, beh… è stata una mia cliente diverso tempo fa. Anzi direi parecchio tempo fa. All’epoca lavoravo ancora con tuo fratello”-.
Si allontanò da lei andando verso la finestra. Fuori il sole cominciava a scendere ad ovest. Il salotto era illuminato da una calda luce rossa. Kaori aspettava che lui continuasse.

-“Era una testimone chiave ad un processo per omicidio. Testimone oculare. Era minacciata dall’omicida poiché senza volerlo aveva visto tutto. Saeko me l’affidò. E lei s’innamorò di me.”- continuò Ryo.
Kaori non emetteva suono. Senza parole lo ascoltava come ipnotizzata.
-“Io non resistetti al suo incredibile fascino e per tutta la durata del processo ci frequentammo. Insomma hai capito.”- concluse.

Ma perché mi sta raccontando tutto questo? Amava questa donna? La ama ancora?

-“Finito il processo ci allontanammo. Lei capì che tipo di persona io fossi ed il sottoscritto naturalmente non aveva alcun’intenzione di continuare questa relazione che stava assumendo contorni troppo seri. Per non parlare poi di Maki che, come te, cercava sempre di ostacolare le mie relazioni con le clienti.”- riprese, sempre guardando fuori. Il sole ormai stava per scomparire dietro ai palazzi.-“Così senza tante storie ci lasciammo. Lei giurò che non mi avrebbe mai cercato. Adesso invece questa richiesta d’aiuto.”
Kaori a quel punto gli domandò cosa mai potesse mai volere da lui. Era stranamente tranquilla e non sentiva gelosia o rabbia montarle dentro. Forse perché lui parlava al passato.
-“Non so cosa possa volere. Forse è di nuovo minacciata da quel tipo. Fatto sta che mi è sembrata parecchio debilitata. Forse è già stata pesantemente aggredita. Chissà.”-disse.
-“Quando hai intenzione di andare da lei?”- chiese Kaori.
-“Ormai per oggi non se ne parla. Mi ha dato l’indirizzo di un ospedale. A quest’ora le visite non sono più consentite. Ci andrò domani nel pomeriggio.”-
-“Ci andremo! Non penserai di poter andare in un ospedale, da solo, e poter rincorrere tutte le infermiere in tranquillità. Vero?”- adesso sì che Kaori sentiva la rabbia e la gelosia crescere dentro di lei.
-“La solita guastafeste! Ok, ci andremo insieme. Tanto lo sai che riesco lo stesso a fartela sotto il naso!”- disse con aria furba.
Kaori non poté fare altro che sospirare arrendevole.
-“Mi arrendo sei sempre il solito.”- e detto questo andò in cucina a preparare la cena.

Quella notte Kaori si girava e rigirava nel letto. Non riusciva a dormire. Mille pensieri le riempivano la mente.

Emi, chi sei tu in realtà? Cosa vuoi da Ryo? Devo temerti?

Anche Ryo non riusciva a dormire. Stette parecchio tempo su in terrazza, a guardare i grattacieli, le luci della città e a pensare. Stringeva tra le dita una sigaretta accesa. Ormai quasi del tutto consumata.

Emi. Perché sei tornata? Sei davvero in pericolo? E perché non hai voluto spiegarmi nulla al telefono? Perché le nostre strade devono di nuovo incrociarsi?

Una brezza leggera ma fredda si alzò su Tokio. L’autunno era ormai alle porte.

venerdì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap.1 - I soliti due

L’orologio segnava le 5 del mattino passate. E Ryo non era ancora tornato dai suoi bagordi. Kaori aveva avuto un incubo e si era svegliata nel cuore della notte. Si era recata in cucina a bere un bicchier d’acqua per tirarsi su, dopo aver lottato contro misteriosi insetti che le avevano inondato la casa. Erano enormi, viscidi e minacciosi. Sicuramente il film visto la sera prima aveva pesantemente contribuito alla trama del suo ingarbugliato sogno. Erano stati gli alieni a mandare questi animaletti. Per quale scopo non lo aveva capito ma era proprio lei che dovevano assalire. La cosa che l’aveva spaventata di più era l’essere sola. Aveva chiamato i suoi amici ma nessuno era corso in suo aiuto. Una risata agghiacciante era l’unica risposta alle sue invocazioni.

Ben mi sta! So che mi fanno paura e li guardo lo stesso. Dovrei guardare film meno cruenti o leggere un bel libro la sera.

Il ricordo del sogno era ancora però piuttosto vivido nella mente della ragazza e il cuore le batteva forte. Così per tranquillizzarsi un po’ era andata a controllare che Ryo fosse tornato a casa. Solitamente a quell’ora era già rientrato. Inconsciamente credeva che se lui fosse stato in casa con lei, nell’eventualità di un reale attacco degli insetti non sarebbe stata sola. Ovviamente si rese conto di quanto fosse stupida.

Cavolo Kaori sei proprio scema! Gli alieni N-O-N E-S-I–S-T-O-N-O!!!! E gli insetti giganti neppure. E poi sicuramente scapperebbe anche lui di fronte loro.

Nonostante ciò aprì piano la porta della sua camera. Il letto era immacolato. Non era ancora rincasato.

Diavolo Ryo!!! Sono le 5 del mattino!!! Dove cavolo sei, fannullone perdigiorno?!

Decise di aspettarlo alzata. Complici l’incubo e l’assenza di Ryo, il sonno le era passato del tutto. Stavolta avrebbe avuto la lezione che si meritava da tempo. Non l’avrebbe passata liscia.

Lui a divertirsi e io sempre in casa da sola. Quanto lo odio! Idiota pervertito irresponsabile. Non lavoriamo da un mese e lui va in giro per locali. E non ha neanche il ritegno di rincasare ad un orario decente. Ah ma mi sentirà stavolta! Eccome mi sentirà! Razza d’imbecille!

Si appostò sul divano carica d’energie come non mai. Un enorme martello “ti spedisco all’inferno” appoggiato accanto al divano sarebbe stato il suo “bentornato”. Aspettò per un po’, borbottando sempre sottovoce improperi in direzione del suo partner, fino a che Morfeo non ebbe la meglio su di lei. Scivolò su un fianco e si addormentò. Cominciavano a filtrare le prime luci dell’alba.

Ryo era totalmente sbronzo. Arrivò a fatica nell’appartamento. La luce gli dava fastidio. Aveva bisogno di un bicchiere d’acqua e quindi decise di fare una sosta in cucina. Invece vide un enorme martello minaccioso. Lo guardò bene: non c’era dubbio era preparato per lui! Kaori dormiva serenamente, rannicchiata su se stessa per il freddo. Piccola piccola. “Ryo sei uno stupido idiota!”. Ryo si sedette vicino a lei a guardarla dormire.

Come sempre parli male di me anche nel sonno. Ma forse ne hai tutte le ragioni. È vero. Sono un idiota. Però la stupida sei tu che dormi in quest’enorme stanza senza neanche coprirti. Così poi se stai male accuserai me. E non è la prima volta che mi ritrovo in quest’identica situazione.

Si alzò e andò a prendere una coperta, che adagiò dolcemente sulla partner. Lui si sistemò su una sedia lì accanto, intenzionato a chiederle scusa non appena si fosse svegliata. In fondo non ci voleva molto; avrebbe resistito al sonno. Appoggiò le braccia incrociate sullo schienale della sedia e su di esse pose il mento, così la poteva guardare dormire. Invece ben presto si addormentò anche lui.

Kaori, sazia di sonno, si svegliò poco dopo le otto. Un raggio di sole cadeva giusto sui suoi occhi. Capì immediatamente che fosse tardi. Si tirò la coperta per godere di altri due minuti di tepore. Poi realizzò.

E questa coperta da dove arriva? Sono sicura di non averne preso stanotte per aspettare Ryo. Ryo! Sarà rientrato?

Aprì di scatto gli occhi. Per un attimo rimase accecata dalla luce intensa. Poi l’immagine si mise a fuoco e vide Ryo che dormiva scomodamente sulla sedia.

È stato lui a coprirmi stanotte? Quando è rientrato? Stupido! Hai coperto me, e tu?

Strinse la coperta tra le mani. Si alzò e la adagiò sulle spalle del collega. Con occhi pieni di gratitudine lo guardò dormire e decise che per questa volta lo avrebbe perdonato. Anche se, ne era certa, si sarebbe pentita. Delicatamente passò una mano sui suoi capelli neri, una carezza per dire grazie.
Andò in cucina a preparare la colazione. Oggi era di buonumore, quindi niente scenate e risentimenti. Quando fu pronta per uscire, lui stava ancora dormendo. Scrisse due parole su un foglietto lasciandolo in bella vista e uscì senza far rumore.

Quando Ryo si svegliò erano le undici passate. Era tutto un dolore. Si maledisse per essere così sciocco. Kaori non c’era. Alzandosi raccolse il biglietto che lei aveva lasciato. “Buongiorno! Vado a vedere se abbiamo qualche lavoro e poi passo a trovare Miki. Perdigiorno la colazione è pronta e in caldo. Kaori. P.S. grazie!”. Sorrise fra se e andò a far colazione.

Alla stazione di Shinjuku Kaori trovò un unico messaggio -XYZ è importante E. K.- seguito da un numero telefonico.

Strano sembra proprio la calligrafia di un bambino.

Si appuntò il numero ripromettendosi di contattarlo subito dopo essere passata da Miki. Il suo socio era lì che l’aspettava. Stava bevendo un caffè e nel frattempo cercava di allungare le mani sulla bella barista. Ma lei si sapeva difendere bene. Kaori sbatté volutamente la porta entrando per richiamare l’attenzione. Immediatamente Ryo tornò composto e indifferente anche se la faccia allupata restava sempre.
-“Allora la lavagna ha parlato oggi?”- disse Ryo
-“Si, c’era un messaggio. Ma purtroppo per te la calligrafia mi è sembrata quella di un bambino. Chiamerò più tardi e accetterò il caso!”
-“Ma no Kaori sai che è contro i miei principi! Io lavoro solo per le belle donne!”-
Non ebbe il tempo di finire la frase che fu colpito da un martello da 1000T “ti riporto sulla retta via”.
-“Dico, sono quattro settimane che non lavoriamo e tu fai il difficile? Magari chiede aiuto per la mamma o la sorella più grande!”
-“Si Kaori hai ragione; non possiamo rifiutare prima del tempo! Potrebbe essere una bellissima ragazza in peri…”-non poté terminare la frase che un secondo martello si abbatté sul povero sweeper.
-”Sei cattiva mi hai fatto male! Sei troppo manesca.”
-“E tu sei un maniaco senza speranze!”
-“Dai ragazzi fate i buoni, mi state distruggendo il locale!”- esclamò Miki preoccupata di dover fare nuovamente il lifting al suo bar.
-“E ancora ci devono ripagare per gli ultimi danni. La lista è infinita. Anzi quando paghi Ryo?”- intervenne Umibozu.
-“Ehm… ragazzi togliamo il disturbo, scusate a presto!!! Ciao!!” disse imbarazzatissima Kaori trascinandosi dietro Ryo..
Miki e Falco si guardarono seri ma poi risero della strana coppia di amici.

Kaori non riusciva proprio a mandare giù il comportamento di Ryo. Non riusciva a capire come potesse fare la corte ad una donna sposata davanti a suo marito nonché amico! Certo lo faceva anche Mick con lei, nonostante conoscesse i suoi sentimenti verso Ryo, ma di ufficiale tra lei e Ryo non c’era nulla. Purtroppo.

Riuscirò mai a capire cosa passa per la testa a questo benedetto uomo?

Rientrarono a casa in perfetto silenzio. Kaori si ricordò della richiesta di aiuto alla lavagna e pensò di chiamare. Ma Ryo la fermò. Le disse che potevano anche chiamare più tardi. A Kaori sembrò molto strano questo comportamento. Fin troppo. Pensò fosse successo qualcosa durante la sua assenza.
-“Ryo. È successo qualcosa?”-
-“Nulla di che preoccuparsi Kaori.”-
-“Scusa non capisco perché non posso chiamare adesso?”
-“Ho un appuntamento galante”-
-“Ma sei scemo?!?!” e così dicendo Kaori lo conficcò nella parete con un martello enorme –un appuntamento all’inferno-
-“Ahia, mi hai fatto di nuovo male”-
-“E se non la smetti te ne farò di più. Tutti i miei buoni propositi mandati all’aria. Non lo sopporto. Io chiamo e se il caso mi piace lo accettiamo e non farai storie. Ok?”

- nessuna risposta-

-“Non ho sentito! Allora ok?” brandendo un altro martello.
-“Ok ok!”- rispose biascicando e costretto dagli eventi il povero Ryo.

Kaori prese il telefono e compose il numero. Rimase impietrita. Dall’altra parte del telefono una voce agonizzante chiedeva di Ryo.