giovedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 14 - La lista

La verità era che neppure lei sapeva cosa fare. Come avrebbe potuto aiutare quell’uomo? Come avrebbe potuto aiutare se stessa. Forse, era stata proprio l’angoscia a spingerla a comportarsi così e sfidare il destino. Rose ne era convinta e non ne era convinta allo stesso tempo. Desiderava aiutarlo e aiutarsi ma aveva paura di quello che stava facendo. Lui sarebbe potuto arrivare lì un momento all’altro. Poteva sorprenderla nel suo tradimento. Sarebbe stata la sua condanna a morte. E la condanna a morte di suo figlio. Quel bambino che aveva cresciuto con tanto amore e trasporto come se fosse stato davvero figlio suo. Quel bambino strappato dalle braccia della vera madre. Era sicura che la verità fosse questa e non quella che lui le aveva raccontato… Lui le aveva detto solo che la madre del bambino era morta. All’inizio ci aveva creduto. Ma poi i suoi modi, le sue parole fredde e piene di odio e rancore le avevano fatto venire il sospetto che la verità fosse un’altra. Aveva creduto alle sue parole, un tempo… ma ora non più. Non credeva più ad una singola parola di quello che lui le diceva. Tranne le minacce. A quelle credeva, non avrebbe mai dubitato della sua volontà di mettere in pratica le sue parole. Lo aveva visto più di una volta all’azione e alle parole seguivano sempre i fatti. Quante persone erano entrate e non erano più uscite da quella stanza? Non osava neppure per un attimo pensare al loro numero. Preferiva chiudere gli occhi dell’anima e non vedere. Si era odiata ferocemente per questa sua vile vigliaccheria. Ormai non le importava più e sopravviveva solo per quel bambino innocente. Dove aveva trovato tutto l’enorme coraggio che aveva usato per aprire quella porta e varcarne la soglia? Forse l’accento americano dell’uomo le aveva fatto ricordare la sua vita, prima di adesso. Adesso…. Passato, presente e futuro erano “adesso”…. Sempre uguali a se stessi… mai nulla cambiava. Eppure c’era stato un prima. E quell’uomo dai capelli biondi le aveva ricordato quel prima. Quel prima sognante, leggero, dolce e… vero. Quel prima così felice, quando lui la trattava da principessa... Quando lui non la faceva mai soffrire... Quando lei accettò la sua proposta di vivere la loro vita insieme… Quando lui le portò quel fagottino…
Chiuse violentemente l’album di fotografie che aveva aperto davanti a sè. Adesso era il momento di agire. Quell’uomo poteva essere la sua salvezza. Doveva aiutarlo. Forse così facendo avrebbe potuto aiutare il piccolo Shin. Poco le importava se questa sarebbe stata la sua ultima azione. Il mondo avrebbe continuato a girare anche senza di lei. Ma il suo bambino avrebbe continuato la sua vita.


-“Quel bastardo sa qualcosa. Perché era al magazzino? Forse dovrei farlo fuori subito. E chiudere la questione. Conoscendolo è molto probabile che nulla riesca a convincerlo a parlare. Questa storia rischia di far fallire l’intero progetto”- l’uomo, seduto su una nera poltrona di pelle, gettò la cenere della sigaretta sul pavimento. La stanza era densa di fumo ed era avvolta nella semioscurità.
-“Capo se vuoi me ne occupo io. Posso fare un lavoro pulito. Non si accorgeranno nemmeno che quest’uomo sia mai esistito. Crederanno di averlo sognato o di aver confuso la fantasia con la realtà.”- disse di rimando l’atro, in piedi, con il tono di chi è sicuro di se.
-“Si hai ragione. Non voglio che tutti i nostri sforzi vengano buttati all’aria. Mio padre ha dedicato la sua vita a questi progetti ed io intendo portarli a termine. Nulla potrà fermarmi.”- l’uomo spense il mozzicone e lo gettò in terra.
-“Posso divertirmi un po’, prima?”- domandò viscido, pregustando il piacere della tortura.
-“Naturalmente. Ti lascerò campo libero, cosi che tu non debba preoccuparti di far troppo rumore. Non è morto su quel dannato aereo. E’ scampato alla morte certa su quella maledetta nave. Avrà quello che si merita.”- e con un cenno del capo congedò l’uomo.

Tutto deve filare liscio. O non sarò mai degno figlio di mio padre.


-“Non preoccuparti Kazue, Mick ha sette vite come i gatti.”- Miki cercava di incoraggiare Kazue -“Umibozu e Ryo riusciranno a tirarlo fuori dai guai. Anche Saeko ha incaricato alcuni suoi uomini di fare delle ricerche”-
-“Chissà cosa si è inventata per far restare tutto anonimo… cosa avrà detto ai suoi uomini?”- si chiedeva Ryo, in un pensiero ad alta voce.
-“Non mi sono inventata niente! Un uomo è scomparso, mentre faceva delle ricerche per mio conto su possibili traffici di droga.”- disse Saeko entrando nel locale. -“Accipicchia ragazzi ma qui non c’è mai uno straccio di cliente!- continuò.
-“Eheh tutta colpa di Lucciolone… i clienti li terrorizza…”- disse Ryo in tono canzonatorio cercando di trattenere uno starnuto. Sembrava un semplice raffreddore, ma era davvero fastidioso.
-“Ryo fai meno il sarcastico”- lo minacciò Umibozu.
-“Allora ragazzi novità? In centrale, nessuno dei miei uomini è riuscito a cavare un ragno dal buco. Sembra che Mick sia sparito nel vuoto”- Saeko prese posto accanto a Kazue. –“Ma non preoccuparti Kazue, lo ritroveremo. Stanno giocando col gatto e col topo. Sono ben mimetizzati. Ma commetteranno un errore e si tradiranno. Stiamo monitorando tutti i movimenti strani. Internet, strade, mercati, locali pubblici. A Tokyo non si muove nulla senza che io ne venga a conoscenza.”-
-“Stai quindi dicendo, che secondo te sono fermi da qualche parte e ben nascosti?”- chiese Kaori.
-“Si è così. Stiamo facendo anche dei controlli a tappeto nelle residenze ufficiali e non, di tutta la mala di Tokyo. Stiamo valutando tutte le variabili. Ho fornito a Mick un’identità da agente speciale. Così possiamo fare tutte le ricerche alla luce del sole e non dobbiamo nasconderci.”- spiegò Saeko.
-“Sembra una caccia alle streghe…”-
Un pesante silenzio calò nel bar.
-“Kazue, vieni con me, così potrai dare un’occhiata a Shinji e se tu ci dai il via libera torniamo a casa e lasciamo liberi Miki e Umibozu”- disse infine Kaori per spezzare quel lungo silenzio. Kazue la seguì senza dire una parola.
Shinji aveva avuto l’eccezionale permesso di giocare con i videogiochi pur restando a letto. Kaori non gli dava mai il permesso di giocare per troppo tempo e così lui era tutto concentrato a scoprire tutti i giochi che il papà gli aveva comprato come incoraggiamento per guarire presto.
Lungo il corridoio che conduceva alla sua stanzetta provvisoria, erano stati sistemati gli scatoloni che Umibozu aveva portato dalla casa di Emi. Alcuni di questi erano aperti.
-“Kaori, avrei bisogno di dare un’occhiata anche al libretto delle vaccinazioni di Shinji. Ed eventualmente anche al quaderno del suo medico, chissà che non ci siano alcune annotazioni che possano essermi utili, come allergie o cure fatte in passato.”- disse Kazue.
-“Certo Kazue, li ho visti qui in giro. Devono essere qui dentro, in una di queste scatole che Umi ha portato.”- Kaori era già passata dalle parole all’azione e rovistava energicamente nella scatola più in alto. Senza volerlo, nella foga, rovesciò la scatola che cadde a terra.
-“Sono davvero un’imbranata senza speranza!”-
-“Ma no Kaori, può succedere. Ti aiuto a raccogliere tutto!”- e anche Kazue si chinò a raccogliere il contenuto della scatola.
Raccolse dei quaderni, dei fogli, floppy disk e cd. Una boccetta attirò la sua attenzione. Ce n’erano diverse, ma questa le sembrò strana. Kazue la raccolse e lesse il contenuto. Non aveva mai sentito il nome di quella specialità medicinale. Cercò la composizione chimica, ma non era riportata.
-“Kaori, sai cos’è questa boccetta?”-
-“No Kazue, ma fa parte delle medicine che prendeva Emi. Guarda qui, è riportata su questo foglio.”-
Kazue prese il foglio che Kaori le porgeva. Sembrava un elenco. Corrugò la fronte.
-“C’è qualcosa che non va Kazue?”-
-“Beh… ci sono indicate delle specialità medicinali e strani composti chimici… alcune medicine devono essere sperimentali perché non le conosco. Ma mi chiedo perché non ci sia la loro formulazione da nessuna parte.”- le rispose perplessa continuando a leggere. –“In verità alcuni composti non mi sembrano…. Oh cielo!”- Kazue si bloccò di colpo leggendo in fondo alla lista.
-“Cosa c’è? Kazue, cosa hai letto?”-
Kazue non rispose. I suoi occhi erano fissi su quella lista.
-“Kazue?”-
-“Kaori, non mi piace per niente. Per niente. Posso portare via tutto e parlarne col Doc?”- la sua voce tremava. Così come la mano che reggeva il foglio.
-“Sì certo….”-
Kazue raccolse tutto ciò che le serviva in gran fretta. E con la stessa fretta andò via, lasciando Kaori perplessa.

domenica

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 13 - Una piccola speranza

La mattinata con Shinji trascorse serenamente. Ryo però non dimenticava che Mick non aveva ancora dato sue notizie. Umibozu tornò dalla villa portando con sé tutto ciò che Ryo gli aveva chiesto. Come avevano progettato, contattarono Saeko, la quale fornì loro l’indirizzo presso il quale Mick aveva detto si sarebbe recato per cominciare le ricerche. Non si sarebbe mai aspettata che lui facesse centro al primo colpo. I due studiarono un po’ la situazione, segnandosi i particolari più importanti. Quello stesso pomeriggio, Ryo e Saeko si recarono al porto, nello stabile visitato da Mick. Tutto era tranquillo, troppo tranquillo. Aleggiava un silenzio spettrale. Qualcosa però catturò la loro attenzione: sembrava che fossero andati via in tutta fretta, come se qualcosa li avesse costretti ad andar via. A riprova di ciò vi erano diversi mobili rovesciati, ma vuoti. Questo però purtroppo, tranciava di netto la pista per trovare Mick. Saeko disse che avrebbe fatto delle ricerche sul proprietario dello stabile e avrebbe preso informazioni su chi lo avesse utilizzato fino a quel momento. A quel punto sarebbero ripartite le ricerche. Speravano però in cuor loro che Mick si facesse vivo in qualche modo. Passarono così alcuni giorni.

-“La febbre sembra passata, Kaori.”- disse Ryo, tenendo in mano il termometro che Shinji gli aveva appena dato.
-“Si, Shinji ha anche ricominciato a mangiare tranquillamente. Finalmente questa brutta influenza è andata via.”-
-“Sì per fortuna! Eeeciù!!!”- disse Ryo cercando invano di trattenere lo starnuto.
-“Oh oh! Ryo, non sarai stato contagiato?”-
-“Ma no che dici!?! City Hunter non prende l’influenza! E e e etciù!!”-
-“Sì come no…. Oh mamma, adesso devo fare da infermiera pure a te? Preferisco accudire Shinji!!”- disse Kaori roteando gli occhi, al pensiero di Ryo con l’influenza.
-“Eddai, perché? Bella infermierinaaaa! Vieni dal tuo ammalatoooo!!”- disse Ryo, allungando le mani su Kaori, la quale gli tirò un cuscino, non avendo martelli a portata di mano.
-“Ehi Umibozu, sai la novità? Kaori per la prima volta in vita sua non ha colpito Ryo con un martello, ma si è limitata a lanciargli un cuscino! Forse ci siamo!”- disse Miki sbirciando in modo da non essere vista.
-“Sei proprio una curiosa ficcanaso, moglie!”-
-“E tu un noiosissimo rompiscatole, marito!”- gli disse di rimando Miki, facendo una linguaccia.

-“Forse non è il caso tornare a casa, Ryo… dovremmo aspettare ancora un giorno almeno, in modo che non ci siano ricadute. Anche se credo che Miki e Umibozu ci faranno secchi per questa intromissione infinita a casa loro.”-
-“Ma no ragazzi, la casa è grande e voi non disturbate affatto.”-
-“Grazie Miki, sei un’amica.”-
-“A momenti dovrebbe arrivare Kazue. Poverina, quest’attesa deve essere stressante per lei.”- aggiunse Miki.
-“Già… la capisco…”- disse Kaori sospirando, realmente preoccupata.
-“Oh, verrà Kazue?!?! Che bello!!! La mia bella infermierina!!! La consolerò io per la mancanza di Mick!!”- forse Ryo voleva solo alleggerire la tensione ma Kaori e Miki, non erano d’accordo e lo fulminarono con lo sguardo. Lui smise di dire qualunque cosa vedendo un martello pronto a colpirlo.
-“Piuttosto invece, ti porterà qualche medicina per farti guarire dal raffreddore. Magari ti prescriverà una bella iniezione!!”- disse Kaori un po’ sadica. Ryo cominciò a sudare freddo. Non amava molto le iniezioni. Soprattutto dopo l’esperienza che aveva vissuto con certe api e una sposa piovuta dal cielo.
-“Ma se ti comporterai bene metteremo una buona parola…”- Kaori e Miki si divertirono un po’ a prenderlo in giro, attendendo l’arrivo di Kazue.



Mick ormai non parlava più. Non sarebbe riuscito a quantificare da quanto tempo fosse stato rinchiuso in quella prigione. Respirava pesantemente, per via del peso del suo stesso corpo. Cominciava a sentire la lingua gonfia e le labbra secche percorse da piccole ferite. Chiunque avrebbe ceduto alla pazzia, al delirio e probabilmente sarebbe morto. Mick per fortuna era di fibra resistente. L’essere sopravvissuto alla “polvere degli angeli” lo aveva in qualche modo irrobustito. Quanto meno la sua mente non cedeva facilmente. Per tenerla impegnata si era messo dapprima a ricordare a memoria tutti i numeri di telefono, i nomi delle vie distretto per distretto, poi aveva ripercorso tutte le sue avventure. Aveva fatto mentalmente una lista di cose da fare e soprattutto cercò di capire come fosse finito in questo guaio.

Preoccupata di non sentire più alcun movimento, né suono, provenire dalla cella, la donna che aveva sentito Mick urlare, decise di andare a vedere come stesse. Non aveva mai visto Mick, né la persona che un tempo aveva amato, gliene parlò apertamente. Solo una volta lei provò a chiedere qualcosa, ma quell’uomo le rispose che non erano affari suoi, che se avesse ficcato il naso sapeva cosa sarebbe successo. E gliene diede una piccola dimostrazione. Nonostante le minacce, poiché lui era assente, prese un po’ di coraggio e sfidò la sorte. Il suo sesto senso le diceva che l’uomo rinchiuso non era malvagio, ma piuttosto una persona nel posto sbagliato al momento sbagliato. Fortunatamente non c’erano guardie in casa. Le guardie non avevano il permesso di entrare. E in quel momento lui era in riunione con i suoi collaboratori: cosa avesse in mente di fare questa volta lo ignorava. Come sempre. Decisamente spaventata e insicura, timorosa di venire scoperta, decise comunque di entrare. Cercò di fare molto piano. Girò con cura il chiavistello, senza far rumore. Entrò nel buio antro e chiuse la porta alle sue spalle. Aveva portato con se diverse cose tra cui una piccola luce rossa, del tipo di quelle per le camere oscure, perché sapeva che gli occhi di Mick non erano più abituati alla luce e avrebbe potuto accecarlo con una normale torcia. La sua paura era di trovarsi davanti un uomo morto, invece il respiro di Mick la rassicurò. Aveva portato con sé dell’acqua e lo aiutò a berne un po’. Mick tossì violentemente dopo averla bevuta con avidità.
La donna aveva anche portato una panca in modo che Mick potesse salirci sopra e riposare le braccia. Conosceva bene i metodi di tortura che lui utilizzava. Non capiva il perché di questo trattamento ma sapeva benissimo che lui era d’estrema malvagità. Aveva imparato a conoscerlo.
Mick restò sorpreso da queste attenzioni. Pian piano aprì i suoi occhi, ma nonostante tutte le precauzioni, la luce gli risultava troppo forte. Sapeva benissimo che potevano avergli dato del veleno, ma l’istinto di sopravvivenza aveva avuto la meglio su di lui e adesso se ne pentiva. Non sapeva chi era entrato e gli aveva dato da bere. Era sicuro però che fosse una donna: aveva trascinato con fatica la panca e soprattutto quando gli aveva sfiorato il viso per porgergli da bere, aveva percepito perfettamente delle sottili dita femminili. E profumava di rosa. Poteva essere una killer, certo. Ma aveva dei modi troppo delicati per esserlo. O almeno questo era quello che sperava.
-“Come stai?”- chiese lei debolmente, con voce piccola.
-“Sono stato meglio… chi sei tu?”- disse Mick, riuscendo a malapena ad articolare le parole.
-“Nessuno… volevo solo aiutarti, mi sono preoccupata non sentendoti più e sono venuta a dare un’occhiata. Sinceramente speravo di poter parlare con te.”- la sua voce aveva un leggero accento americano.
-“Perché? Chi sei? Sei una complice di quell’individuo?”-
-“No! Ti assicuro no! Sono una sua vittima anche io, in realtà.“-
-“Come posso fidarmi di te? Potresti essere venuta qui solo per ultimare il lavoro di quel farabutto, magari estorcendomi quello che vuol sapere con i tuoi modi gentili. Vuoi comprarmi dandomi dei premi di consolazione? Non attacca.”-
-“No davvero. Mi spiace che pensi questo di me. Sono sinceramente preoccupata per te e non ti nascondo che mi aspettavo di trovarmi davanti un cadavere. Ho preso le chiavi e sono entrata. Lui non c’è. Ma tornerà presto.”-
-“Allora aiutami a fuggire! Liberami!”- le disse Mick con impazienza.
-“Non ho le chiavi che aprono le manette purtroppo! Quelle le ha lui sempre con se.”-
-“Allora se davvero vuoi aiutarmi cerca di sottrargliele!”-
-“Io lo vorrei ma…”-
-“Ma cosa? Io aiuterei anche te a scappare, naturalmente!”-
-“Non ne dubito, ma lui potrebbe fare dal male al bambino…”-
-“Quale bambino?”-
-“Mio figlio… o meglio il bambino che ho adottato insieme a lui…”-
-“Lui chi? L’uomo che mi tiene prigioniero?”-
-“Si. Ma è una lunga storia. Non posso parlartene adesso. Ascolta lui non tornerà da te prima di una settimana. Solitamente si comporta così. Io cercherò di venire appena possibile e ti porterò qualcosa di commestibile.”-
-“Sicuro che non mi avvelenerai?”-
-“No!”- lei rispose risentita.
-“Perché stai facendo tutto questo?”-
-“Non lo so… forse perché vorrei scappare anche io…”-
-“Dove siamo?”- chiese Mick, ma lei non ebbe il tempo di rispondergli, il suo sesto senso le diceva che era meglio andar via.
-“Adesso devo andare! Tornerò appena sarà possibile! Cercherò di portare quelle chiavi in qualche modo.”- e si precipitò alla porta.
-“Aspetta dimmi almeno come ti chiami!”-
-“Il mio nome è Rose. A presto!”- e la porta si chiuse, lasciando Mick nuovamente solo e al buio.

Rose… come il profumo che hai portato qui dentro…. Grazie per il tuo aiuto…

sabato

Qui tra il cielo e il cuore - Cap.12 - I dubbi e l'angoscia

-“Non ti nascondo Ryo, che il ritardo di Mick non mi piace.”- disse Umibozu, sistemando i bicchieri del bar alle sue spalle.
-“Già Umi, neppure a me.”- rispose Ryo sfogliando il giornale, seduto al suo solito posto al bancone del bar.
-“Aspettiamo ancora qualche ora. Dopodiché dobbiamo mettere a punto un piano.”-
-“Allora ragazzi. Stanotte siete spariti. Posso chiedere dove eravate di bello?”- li interruppe Miki, ultimando le operazioni di apertura del bar.
-“Come mai tutta questa curiosità, Miki?”- le chiese Ryo, senza staccare gli occhi dal giornale.
-“Beh, è tutto un po’ strano non trovi? Tuo figlio sta male e tu non ci sei!”-
Ryo si chiuse a riccio, continuò e leggere il giornale e non le diede alcuna risposta.
-“Non mi dirai che non sei convinto della tua paternità! Ormai riesco a capirti, anche se non parli. A volte mi sembra di intuire quali pensieri balenano nel tuo cervello”-
Ryo si limitò a sbuffare.
-“Ma c’è un argomento che non ti irrita? Un argomento di cui possiamo parlare apertamente senza che tu risponda a monosillabi o ti limiti a grugnire?”- incalzò Miki leggermente irritata dall’atteggiamento di Ryo.
Ryo alzò gli occhi guardandola con curiosità. Dove voleva arrivare?
-“Miki… che vuoi da me?”-
-“Sì lo so cosa pensi di me: che sono una pettegola ficcanaso. Ma io lo faccio solo per Kaori, non voglio che lei debba soffrire per qualunque motivo al mondo. E naturalmente per te Ryo. Ormai sono affezionata anche a te. Rispondimi: hai qualche dubbio sulla tua paternità?”-
-“Lo fai davvero per aiutarmi o per semplice curiosità?”- Ryo, girò pagina.
-“Che domande! È ovvio che lo faccio per aiutarti! Allora vuoi rispondermi? Sappi che non tollererò un’altra domanda come risposta!”- gli intimò la ragazza, appoggiando entrambe le braccia al bancone, sorreggendo la testa con una mano. Voleva parlargli guardandolo dritto negli occhi, ma lui li teneva ostinatamente fissi sul giornale.
-“Si Miki, ci hai visto giusto. Ho il dubbio che Emi mi abbia raccontato una mezza verità. Anche se, allo stesso tempo, non capisco perché avrebbe dovuto mentirmi su una cosa così importante.”-
-“Ma se non sei sicuro, perché non fai un test del DNA? Così ti toglieresti tutti i dubbi!”-
-“Si. Ci avevo già pensato. E poi? Se non è mio figlio, che faccio? Lo abbandono? Quel bambino non ha nessuno al mondo. Preferisco restare col dubbio e pensare che sia mio figlio, piuttosto che sapere che non lo è e tenerlo con me solo per pietà. No. Non è il caso.”
-“Ryo, sai benissimo che non intendevo dire questo. Non voglio certo che resti solo. Ma se sei così dubbioso, potresti toglierti il dubbio e stare più sereno… Kaori che ne pensa?”-
-“Non ho mai detto a Kaori quello che penso su questa faccenda.”- disse Ryo stizzito, non gli andava giù che Kaori fosse sempre messa nel mezzo.
-“E perché di grazia?”- ormai Miki era incontenibile.
-“Non voglio angustiarla più di quanto già faccia io, quotidianamente. E poi Kaori…”-
-“Cosa si dice sul mio conto?- disse Kaori entrando al bar .
-“Nulla di che, Kaori. Stavamo elogiando le tue qualità di madre!”- le disse Miki, sollevandosi dal bancone e incrociando le dita dietro la schiena.
-“Eh? Oh beh grazie. Ero venuta a vedere se qui al bar hai un po’ di latte Miki. In cucina non ne ho trovato e Shinji ha una fame da lupi!”-
-“Certo povero piccolo, è da ieri che non tocca cibo! Ecco il latte. Aspetta vengo a darti una mano.”- e Miki, porgendole il latte in bottiglia, la seguì in cucina.

Più tardi, quella stessa mattina….
-“Allora Kaori, io e Umibozu andiamo a casa Katayama e a cercare notizie di Mick, magari Saeko sa qualcosa. Ha chiamato Kazue preoccupata per il ritardo di Mick.”-
-“Va bene, ma Ryo stai molto attento. Può essere pericoloso”- gli disse Kaori preoccupata.
-“Sta tranquilla Kaori, non succederà nulla. Andiamo Umi”- disse Ryo con voce ferma.
-“Papà!”- la debole voce proveniva dalla stanza di Shinji.
Si guardarono negli occhi, Ryo e Kaori. Poi Kaori lo incoraggiò con lo sguardo e Ryo si voltò, come gli altri, verso la porta socchiusa della stanza di Shinji. Ryo entrò.
-“Papà, non andare!”- disse il bambino con voce supplicante.
Ryo si avvicinò al bambino e si sedette sul suo letto.
-“Non andare, ho paura. Resta qui con me e con mamma Kaori.”- nella sua voce traspariva la preoccupazione, sicuramente era stato il tono di prima di Kaori a farlo inquietare.
-“Shinji, piccolo mio, papà deve andare: un amico ha bisogno d’aiuto e gli amici si aiutano sempre!”- disse Kaori, e aggiunse -“Vedrai tornerà presto”-
Ryo poggiò una mano su quella di Kaori che nel frattempo si era avvicinata e si era messa alla stessa altezza del bambino poggiando le ginocchia in terra.
Gli occhi del bambino cominciavano a gonfiarsi di lacrime. Ryo non sapeva che fare davanti a quella richiesta supplichevole. Si sentiva senza argomenti. Poi decise, senza mai staccare gli occhi da quelli del bambino.
-“Va bene Shinji, per questa mattina resterò qui con te. Permettimi solo di parlare con Umibozu due minuti, va bene?”-
Sul viso del bambino di disegnò un grande sorriso, le lacrime rotolarono giù lo stesso, ma lui non se ne curò. Si lanciò in avanti per poter abbracciare il suo papà. Ryo, ancora una volta, non sapeva come comportarsi, ma poi si decise a rispondere a quell’abbraccio così spontaneo e tenero.



-“Bene bene bene, signor Angel. Cosa ha pensato di fare?”- l’uomo sembrava più cinico della volta precedente.
-“Chi è quel bambino che ho sentito piangere?”- chiese Mick con rabbia.
-“Non sono cose che ti riguardano. Non è nessuno che tu conosca, tranquillo…. E poi non lo sentirai più non preoccuparti!”-
-“Che cosa gli hai fatto, brutto…”- disse Mick cercando di liberarsi.
-“Non c’è bisogno di reagire così. Non gli ho fatto proprio nulla e in ogni caso non sono affari che ti riguardano.”-
-“Maledetto!”- Mick strattonò nuovamente le manette.
-“Torniamo al nostro discorso! Allora?”-
Mick non disse una parola.
-“Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta! Chi ti manda?”- disse alterato l’uomo incappucciato.
-“Non mi manda nessuno!”- stavolta era Mick ad avere un tono sarcastico.
-“Oh, non ti manda nessuno! E allora che ci facevi a rovistare tra le nostre cose?”-
-“Cosa vuoi che importi ormai?”-
-“Lo sai, caro Angel, che è inutile che speri che qualcuno venga a salvarti vero? Quindi sarebbe meglio che tu collaborassi anziché fare tanto il difficile”-
-“Ti sbagli! In qualche modo riuscirò ad andarmene da qui!”-
-“Convinto tu… forse non ti ho dato abbastanza tempo per riflettere. Essendo io molto magnanimo e tu uno sciocco, capisco che hai bisogno di più tempo per arrivare ad una saggia decisione. Quando tornerò parlerai…. Anche perché ti lascerò qui, ancora, senza luce, né cibo, né acqua…. O arrivi alla decisione giusta o impazzirai…. Buona permanenza!”- e senza dare il tempo a Mick di replicare, chiuse la porta di ferro dietro di sè. Mick era sconcertato dalla malvagità di quell’uomo, e dentro di sé pregava che i suoi amici potessero in qualche modo aiutarlo a venirne fuori.

Passarono lunghe ore durante le quali Mick cercò di dormire per non lasciare il cervello troppo libero di pensare. Mick non avrebbe saputo quantificare quanto tempo fosse trascorso. Minuti, ore… forse giorni. Cominciava ad avere una fame tremenda e quel che era peggio non sentiva più le braccia.
Urlò più volte che lo liberassero, che non avevano il diritto di tenerlo lì.

-“Chi siete? Cosa volete da me? Perché avete commesso quelle atrocità? Cosa hanno fatto le vostre vittime per meritare questo? Se avete coraggio rispondetemi!!”-

Mick era allo stremo delle forze. Dapprima urlò forte, ma poi, ogni volta, la sua voce si affievoliva sempre di più.

-“Rispondetemi…” - ormai era solo un sussurro.

Una donna, tremante e spaventata, accucciata in terra, copriva con le mani le sue orecchie per non udire la richiesta d’aiuto di quell’uomo che neppure conosceva.

martedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 11 - Mick è nei guai

-“Come sta il mio piccolino?”- Disse Ryo entrando quasi furtivamente nella stanza di Shinji, quasi scusandosi per la sua intromissione. Erano da poco passate le sei e la debole luce del mattino cominciava a illuminare la stanza.
-“Sta meglio, Ryo. Ma adesso andiamo fuori a parlare non voglio svegliarlo, sta finalmente dormendo sereno”- sussurrò di rimando Kaori passandogli accanto. Ryo uscì e Kaori chiuse piano la porta.
-“Sei stata tutta la notte a vegliarlo, ti ringrazio infinitamente Kaori. E mi scuso, perché come un idiota, ho lasciato nuovamente tutto nelle tue mani.”-
-“Non ti preoccupare Ryo. So che hai avuto i tuoi buoni motivi. Scommetto che sei stato con Umi per cercare di trovare il bandolo della matassa.”-
-“Si, in effetti, è andata così, ma io mi sento un verme ugualmente. Tu eri lì con lui. E io? Dov’ero? Certo a cercare di capirci qualcosa. Ma Shinji aveva bisogno di me, di sentirmi vicino. Sono davvero un vile.”-
Kaori fece di no con la testa, prendendo una mano tra le sue.
-“Si Kaori. Sono una persona meschina davvero. Sono passato più volte. Ti ho visto parlare con Miki e ridere con lei, quindi ho immaginato che la febbre fosse scesa. Ma nella seconda parte della notte ti ho vista tenere la mano di Shinji, mentre Miki cercava con tutte le sue forze di non far chiudere i suoi occhi. Ti ho visto, quando rimboccavi le sue coperte, quando gli sussurravi qualcosa all’orecchio per farlo calmare, quando ti sei addormentata stremata appoggiando la testa sul suo letto, seduta per terra.”-
-“Oh, allora sei stato tu a mettermi una coperta sulle spalle. Grazie.”- disse Kaori abbassando gli occhi infinitamente grata.
-“E’ il minimo che potessi fare. Non vorrai ammalarti anche tu!”- le disse poggiandole l’ altra mano sulla spalla.
Kaori stava già cominciando ad aver caldo, per via di quella vicinanza, quel gesto, quelle parole dette con quel tono di voce di chi è realmente preoccupato e sinceramente mortificato.
-“No, certo che no! Che ne dici di una tazza di caffè fumante? Vado a chiamare Miki e facciamo colazione tutti e quattro assieme, che ne pensi?”- disse Kaori per cambiare argomento e avere una scusa per riprendere il controllo delle sue emozioni.
-“Ok, nel frattempo penserò io a vegliare sul sonno del bambino.”-
Kaori stette lì immobile, guardandolo allontanarsi. Ryo aprì la porta e dolcemente la chiuse dietro di sé.
-“Kaori! Cosa fai? Perché fissi la porta?”-
-“Nulla Miki ero soprappensiero” – disse Kaori imbarazzata come una bambina, sorpresa con la mano dentro un barattolo di marmellata.
-“Andiamo a preparare la colazione, ti va?”-
-“Certo!”-rispose Kaori seguendo l’amica in cucina.

-“Ciao piccolo.”- sussurrò Ryo al bambino –“Mi spiace tantissimo di non essere stato qui con te questa notte, ma volevo capire cosa fosse successo a te e alla tua mamma. Mi perdoni vero?”-

Stai con me da pochi mesi e già ho di che chiederti perdono. Mi spiace davvero tanto, piccolo. Di certo non è questo che la tua mamma immaginava per te. Chissà come è stata la tua vita prima di tutto questo. Chissà cosa ti ha detto Emi di me. Quando te ne avrà parlato la prima volta? Chissà cosa pensava lei di me. E tu cosa pensi di me?

-“Ryo, la colazione è pronta vieni.”- disse piano Kaori facendo capolino dalla porta.

Vedi non sono neanche capace di parlarti apertamente, di dirti quali sono i miei sentimenti. La verità è che con te mi sento senza barriere, come se tu riuscissi a leggermi fino in fondo al cuore con quegli occhi trasparenti. E questo mi mette in soggezione. Un tipo come me in soggezione! Eppure tu riesci a fare questo. Scusami per quello che non riesco a darti. Dammi tempo. Imparerò ad essere un bravo padre. Ti chiedo solo tempo.

Kaori restò lì a guardarlo. Si chiedeva cosa stesse pensando, lì in silenzio.
-“Arrivo.”- le disse Ryo, dopo qualche istante. Accarezzò la guancia di Shinji con il dorso della mano, pianissimo per non svegliarlo. Sistemò nuovamente le coperte e si alzò seguendo Kaori.

-“Notizie di Mick?”- chiese Ryo, prendendo la sua tazza di caffè bollente.
-“Ancora nessuna nuova. E’ strano però, lui è sempre puntuale.”- rispose Umibozu.-
-“Sono sicura che presto ci contatterà, spero solo non si sia cacciato in qualche guaio.”- aggiunse Miki.
-“Perché, doveva fare qualcosa di pericoloso?”- si informò a quel punto Kaori.
-“Nulla di particolare. Doveva raccogliere informazioni sul conto di Shiro Katayama. Su quali rapporti, se mai ci sono stati, intercorressero tra lui e la Union Teope. Saeko sospetta che sia rimasto ancora qualcuno a tener viva quell’ organizzazione, ma senza Kaibara sono come un branco di lupi senza un capo da seguire: disorientati e lenti nei loro movimenti. A meno che tra le loro fila non ci sia qualcuno con la sua stessa furbizia.”- spiegò Ryo sorseggiando il suo caffè.
-“In ogni caso se Saeko ritiene che sia il caso indagare, non vedo cosa obiettare. Ha un grande fiuto e un ottimo sesto senso.”- ribatté Umibozu rimettendo ordine nella cucina.
-“Hai perfettamente ragione. Non ci resta che aspettare.”-concluse Miki, aiutando suo marito.

Il buio riempiva quel luogo. Solo la luce di una torcia era puntata contro i suoi occhi.
-“Allora caro Angel. Che ci fai qui? Me lo dici con le buone o come sempre, con te dobbiamo usare le cattive?”- l’uomo che stava minacciando Mick indossava una maschera e la voce era leggermente alterata per renderla irriconoscibile. Mick non riusciva a capire chi fosse.
-“Ma tu chi sei? Che vuoi da me?”- rispose Mick incatenato ad una trave, impossibilitato a muoversi. Come fosse arrivato lì non lo ricordava, sicuramente era stato tramortito da qualche complice di quell’uomo.
-“Ah no caro. Le domande le faccio io. Se non sbaglio sei stato tu ad intrometterti furtivamente in una proprietà privata. Non sei stato invitato. Cosa cercavi?”-
-“Cosa ti importa cosa cercavo? Se non hai nemmeno il coraggio di mostrarti in faccia, come pretendi che ti risponda?”-
-“Bene, vedo che non vuoi collaborare. Ma ragiona con me: la mia richiesta ti sembra illecita?”
-“A rigor di logica no, non è illecita.”-
-“Bene, allora?”- incalzò lo sconosciuto.
-“Quello che state facendo avrà delle ripercussioni e lo sai benissimo. Vuoi sapere perché sono qui solo perché te la stai facendo sotto. Temi che la polizia possa trovarvi e spedirvi in gattabuia. Per quello che avete fatto possono pure gettare via la chiave!”- disse Mick piuttosto alterato.
-“Mick Angel! Mi piacerebbe proprio sapere come hai fatto a salvarti l’ultima volta. Ma ti assicuro che questa volta la tua salvezza è praticamente impossibile!”- disse l’uomo in preda all’ira.
-“Non mi fai paura!”- Mick lo guardò con odio.
-“Come vuoi. Ti lascio il tempo di pensarci un po’ su. Sono molto magnanimo!”- disse con un ghigno e si allontanò.

Come posso avvertire Ryo? Quest’ uomo è davvero un pazzo. Devo riuscire a liberarmi e a scappare di qui prima che possa nuocere ad altre persone. Maledetti mi hanno appeso come un salame!

Ma ogni tentativo di Mick di liberarsi si rivelava vano. Purtroppo era agganciato con delle manette a quella trave. Aveva entrambi i piedi liberi e li poggiava tranquillamente a terra. Ma le sue braccia erano troppo deboli per poter resistere a lungo in quella posizione. Aveva tremendamente paura di non farcela.

Ma io non cederò. Devo riuscirci. Da quanto tempo sono qui? In questo luogo non c’è neppure una finestra per orientarmi. Sarà giorno? Sarà notte? Calma Mick. Ragiona con calma. Dunque il pavimento è in pietra. Questa trave alla quale sono incatenato è di metallo: tintinna ad ogni mio movimento. Si direbbe una cantina. Si, c’è un odore stantio e l’aria sa di muffa.

Cominciava a sudare. La fatica era troppa. Decise di riposarsi. Per non sprecare ogni singolo istante chiuse gli occhi e si concentrò. Avrebbe capito dove lo avevano portato dai rumori dell’ambiente intorno. Di certo non si trovava nello stesso stabile in cui lo avevano sorpreso. Non si sentiva l’odore del mare né lo sciabordio dell’acqua, né le navi: non un rumore tipico che si sente nelle vicinanze del porto.

Dunque, nessuna automobile. O siamo in una via poco trafficata, o siamo in un posto isolato o è notte e in giro c’è poca gente. Ma non sento animali... né rumori cittadini. Accidenti! A parte questi odiosissimi topi che non fanno altro che squittire e rosicchiare, non sento nulla. Silenzio assoluto. Ma... un momento...

Mick tese ancora di più l’orecchio. Una sorta d’ansia lo stava pervadendo.

Ma questo è... è il pianto disperato di un bambino!

venerdì

Music about me (prima parte)

Le regole!
1. Impostare lettore mp3, Windows Media Player et similia su 'riproduzione casuale'
2. Ad ogni domanda passare al brano successivo.
3. Usare il titolo della canzone come risposta, anche se non ha senso. Senza barare!
4. Commentare l'effetto della risposta.

COSA STAI FACENDO IN QUESTO MOMENTO?
No one - Alicia Keys

I just want you close
Where you can stay forever
You can be sure
That it will only get better

Effettivamente è nei miei pensieri....

COME TI SENTI OGGI?
This will be (An everlasting love)- Natalie Cole

You've brought a lot of sunshine into my life
You've filled me with happiness I never knew
You gave me more joy than I ever dreamed of
And no one, no one can take the place of you

Beh, sinceramente sono una persona ottimista... ma deve ancora arrivare qualcuno che porti "lo splendere del sole nella mia via".

COM'E' LA TUA VITA IN QUESTO PERIODO?
Feel it (in the air tonight) - Naturally 7

I'm not afraid...My trust won't fade
Got to believe (got to believe)
Can't be deceived (don't be deceived)
My faith is strong,
I'm holding on
I see the light....(I see the light)
I feel alright


Si... non ho paura, tutto andrà per il meglio, anche se sarà dura!

COSA TI ASPETTA DOMANI?
Almeno stavolta - Nek

Se non ti vuoi fidare
Almeno ascoltami
Di rimanermi ostile
Non serve a te
Ne a me...


Azzeccatissima! Ci sono un paio di persone che, invidiose e ostili, cercano sempre di mettere i bastoni tra le ruote e fare del male gratuitamente! Perchè? Non serve a nessuno! I'm for love and peace... always!! Spero che domani qualcosa possa cambiare....

CHE HAI IN PROGRAMMA PER QUESTO WEEKEND?
Lose my breath - Destiny's Child
Lose my breath? Si può fare..... ^^"

LA TUA FILOSOFIA DI VITA
Oops! I did it again - Britney Spears
You see my problem is this
I'm dreaming away
Wishing that heroes, they truly exist
I cry, watching the days
Can't you see I'm a fool in so many ways
But to lose all my senses
That is just so typically me
Effettivamente cado sempre negli stessi errori. Di valutazione per lo più... e poi si... sogno troppo!

QUAL E' IL TUO PIU' GRANDE SEGRETO?
Un'ora sola ti vorrei - Giorgia
Io non vedo il mondo
quando penso a te
vedo gli occhi tuoi nei miei
ma se non mi vuoi
non è niente sai
la vita mia per me
Un'ora sola ti vorrei
io che non so scordarti mai
ed in quest'ora donerei
la vita mia per te
Un amore segreto? Forse si... forse no... mistero...
CON I TUOI AMICI
Always - Bon Jovi

Ma che razza di amici ho? Questa canzone è da innamorati (non troppo fortunati per di più...) non da amici! Boh... c'è qualcosa che non va!!

CON L'ALTRO SESSO
A sort of a fairy tale - Tori Amos
Si... sogno una favola....

CON IL MONDO
I ricordi del cuore - Amedeo Minghi
Voi speranze che sperai, sorrisi e pianti miei.
Promesse di allegria e sogni in cui volai.
Uhm.... speranze e promesse, spesso infrante... sorrisi e delusioni.... Che il mio mondo ideale sia quello legato ai ricordi? Al passato?

COM'E' LA TUA VITA AMOROSA AL MOMENTO?
Moonlight Shadow - Mike Oldfield
The last that ever she saw him
Carried away by a moonlight shadow
He passed on worried and warning
Carried away by a moonlight shadow.
Lost in a riddle last saturday night
Far away on the other side.
He was caught in the middle of a desperate fight
And she couldn't find how to push through

....no comment....

COME SARA' DOMANI?
La cura - Franco Battiato
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere
speciale, ed io, avrò cura di te.

Ci sarà qualcuno che farà tutto questo per me? Allora sarà un meraviglioso domani... Spero di poter e saper fare altrettanto...

COM'ERA LA TUA INFANZIA?
Meravigliosa cratura - Gianna Nannini
Grazie! Son contenta di essere definita così! (ma forse si esagera... ^^")

LA CANZONE DEL TUO MIGLIORE AMICO
Goin' under - Evanescence
E' così? No dai... non ci credo.... Si deve essere inceppato il riproduttore casuale....

LA CANZONE DEL TUO PEGGIORE NEMICO
When you believe (Il principe d'Egitto OST) - Mariah Carey & Whitney Houston
There can be miraclesWhen you believe
Though hope is frailIt's hard to kill
Who knows what miracles
You can achieve
When you believe somehow you will
You will when you believe


Non credo di avere nemici... nel caso in cui dovessi averli so che i miracoli accadono e un nemico può trasformarsi... Sto dando i numeri? Può essere... ^^"

COME TI CONSIDERA LA TUA FAMIGLIA?
Innocent eyes - Delta Goodrem
Beh si... sicuramente mi vedono come una ragazza dagli occhi innocenti... mi ripetono in continuazione che sono troppo ingenua!!!

DA PICCOLA COSA SOGNAVI?
Eppure sentire (un senso di te) - Elisa
Eppure sentire
Nei fiori tra l'asfalto
Nei cieli di cobalto - c'è
Sognavo... i fiori... il cielo... il mare... la gioia....

GLI AMICI
All about us - T.A.T.U.
Contiamo sempre (beh sempre sempre no, purtroppo, però...) l'un l'altro, senza arrenderci mai e sostenedoci a vicenda!

L'ALTRO SESSO
Me gustas tu - Manu Chao

Non riesco a credere che sia venuta fuori proprio questa canzone!! Però è davvero perfetta!

IL MONDO
Caresse toi - Carlotta
Posso amarti,
posso odiarti
o semplicemente dirti
"oui je t'aime"…
Sono d'accordo!

COSA DESIDERI?
It's like that - Mariah Carey
Cuz it's my night
No stress, no fights
I'm leavin it all behind
No tears, no time to cry
Just makin the most of life
Lasciarmi tutte le cose poco belle alle spalle.... e vivere la vita cercando di
prendere il meglio!!!

mercoledì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 10 - Notte insonne

Miki fu molto sollevata, quando vide arrivare la coppia di sweeper. Non sapeva che fare, il bambino piangeva, delirava e scottava. Aveva provato a far abbassare la temperatura, ma non era servito a nulla. Era stata contattata dalla direttrice della scuola di Shinji e di corsa era andata a prenderlo; poi aveva chiamato i ragazzi pregandoli di arrivare il prima possibile. Il fatto che Ryo e Kaori adesso fossero lì con lei le fece tirare un sospiro di sollievo. Aveva già contattato il Doc, come le aveva suggerito Ryo e aveva seguito alla lettera le sue istruzioni. Le riferì prontamente a Kaori che ascoltandola attenta e annuendo si recò nella stanza in cui Miki aveva sistemato Shinji. La voce calma e rassicurante della ragazza quietarono un po’ i deliri del piccolo ammalato. Concordarono che sarebbero rimasti a casa loro per quella notte: non era il caso spostarsi. Umibozu e Ryo dopo essersi assicurati sulle condizioni di Shinji si allontanarono.

La notte passò tranquilla. Kaori e Miki restarono tutta la notte a vegliare il bambino, parlando e scambiandosi confidenze per non addormentarsi.

-“Uhm… quello che mi dici Kaori è molto strano. Davvero non riesco a capire quali possano essere le motivazioni. Come dici tu, perché non chiedere aiuto a Ryo? Chi meglio di lui poteva aiutarla? Qui c’è qualcosa che non va…. O Ryo non ti ha detto tutto…”-
-“Ma a me Ryo è sembrato molto sincero quando mi ha raccontato tutta la storia e anche a casa di Emi!”- la interruppe Kaori.
-“Non essere precipitosa ragazza mia! Fammi finire. Dunque: o Ryo non ti ha detto tutto o Emi ci nasconde ancora qualcosa!”- riprese Miki pensierosa
-“E tu hai qualche idea a riguardo, vero?”-
-“Si Kaori, non ti nascondo che qualcosa mi frulla per la testa. Hai parlato con Mick? Con Saeko?”-
-“No… non ne ho avuto modo, e non ne vedevo il motivo!”- Kaori abbassò gli occhi dubbiosa cercando di scovare nella sua mente qualche ricordo che potesse suggerirgli qualcosa.
-“Quindi fin dall’inizio di questa storia la verità, per te, è quella che ti ha raccontato Saeba.”- affermò Miki.
-“Ma perché continui a sostenere che Ryo mi abbia mentito o mi abbia nascosto qualcosa? Non capisco! Che motivo avrebbe?”-
-“Beh…. O fa tutto parte di un disegno più grande e noi ne stiamo vedendo solo una parte…. Oppure ti ha detto davvero tutto e sono io che sto vaneggiando. Tutto può essere! Però…”-
-“Bah Miki, non so che dirti… ma forse hai ragione tu. Io sono troppo ingenua.”-
-“Kaori rifletti. Perché Ryo ha liquidato la sua discussione con mio marito al parco, quando si è accorto della tua presenza? E perché…”-
-“Ma io ho solo supposto che fosse così e… “-
-“Insomma Kaori! Vuoi smetterla di interrompermi! Vuoi sapere cosa ne penso di questa faccenda o no?”-
-“Si Miki scusami.”- disse Kaori colpevole.
-“Ma no Kaori, ti stavo prendendo in giro! Non si può toccare il tuo Ryo!”- la canzonò l’amica.
-“Ma… ma… ma… ma che dici Miki… non era questo che intendevo…io… ecco…”- si scusò Kaori piuttosto imbarazzata.
-“Lo vedi che ho ragione? Dai su, non ti prendo più in giro promesso!”- le disse dandole un buffetto. Kaori si rilassò.
-“Miki, visto che Shinji sembra dormire tranquillo che ne dici di andare un momento di là a prendere una tazza di the caldo?”-
-“Ottima idea Kaori”-
Si recarono quindi nell’altra stanza. Di Ryo e Umibozu nessuna traccia. Questo non fece altro che aumentare i sospetti di Miki.

Credo che domattina avrò una discussione con la mia dolce metà!

-“Che ne dici: the verde, the bianco, the rosso, the nero, al bergamotto, ai frutti rossi, alla vaniglia… A te la scelta!”-
-“Non credevo ne esistessero così tanti tipi!”-
-“Oh, non te li ho elencati tutti, allora c’è anche al gelsomino…”-
-“Ok ok Miki! Mi arrendo! Vada per un buon the verde!”-
Aspettarono che l’infuso fosse pronto, e prese le tazze fumanti si sedettero al tavolo.
-“Dunque Kaori dove eravamo rimasti? Ah si! Perché Umi e Ryo hanno interrotto la loro conversazione? E perché ora sono spariti? Suo figlio sta male, e lui? Dov’è? Non mi sembra che abbia un lavoro su turni e quindi sia costretto a lavorare la notte! C’è troppo mistero. Indagheremo insieme Kaori! Non appena Shinji sarà guarito cercheremo di far luce sui nostri dubbi.”- disse Miki risoluta e pronta a scendere sul campo di battaglia.
-“Sui tuoi dubbi!”- disse Kaori strizzando l'occhio.
-“Kaori? Vuoi il mio aiuto? Dobbiamo aprire gli occhi e stare attenti ad ogni mossa, parola, movimento. Ok?”- le rispose Miki fingendosi arrabbiata e con tono da generale di corpo d’armata.
-“Signorsì signora!”- rispose Kaori mettendosi di scatto sull’attenti.
E scoppiarono in una fragorosa risata.
-“Shhhhhhh!!! Rischiamo di svegliare Shinji!!”- dissero entrambe, ma continuarono a ridere…

-“Sembra che tutto si stia sistemando Ryo!”- disse Umibozu, osservando le ragazze da dietro la porta.
-“Si è un ottimo segno il fatto che le ragazze stiano ridendo così di gusto! Chissà di cosa stanno parlando.”- rispose Ryo, rientrando insieme a Umi nel poligono di tiro posto sotto il Cat’s Eye.
-“Secondo me, parlano di te e di quanto sei idiota a volte!”-
-“Ehi piano con gli insulti!”-
Ryo si sedette ad un tavolo dove erano sistemati alcuni “giocattoli” da pulire.
-“Ho detto a volte…. Nervosetto eh?”-
-“Si Umi, questa storia non mi convince affatto. Ci sono troppi punti oscuri. A cominciare dal fatto che io sia davvero il padre di quel bambino.”-
-“Perché ne dubiti? Ti assomiglia. Certo solo fisicamente, per fortuna ha un carattere diverso dal tuo: è dolce e mite.”-
-“Ma ancora non hai finito con le tue offese? Io sono una persona unica”- dire Ryo offeso, incrociando le braccia al petto.
-“E meno male….. già tu sei di troppo, pensa se ce ne fossero due come te….”-
-“Si si prendimi pure in giro, la tua è tutta invidia!”-
-“Invidioso io? Io ho il coraggio di esprimere i miei sentimenti, non mi nascondo dietro una maschera come fai tu!”-
-“Uffaaaaa!!! Questo disco l’ho già sentito!”- stavolta appoggiò le gambe incrociate sul tavolo.
-“Ok, come vuoi. Allora torniamo alle cose serie: Emi ha ricevuto diverse lettere minatorie. Suo padre ha fatto di tutto per aiutare la figlia. Era una coincidenza il fatto che fosse sullo stesso aereo di Mick, o anche lui ha avuto guai con la Union Teope?”-
-“Il tuo dubbio è lecito. Ci sta lavorando Mick. Cercherà di venirne a capo e passerà le informazioni raccolte a me e a Saeko. Nel frattempo io dovrò fare un altro sopralluogo a casa Katayama. Visto che Kaori sarà impegnata con la guarigione del bambino, mi accompagnerai tu?”- chiese Ryo alzando gli occhi verso l’amico.
-“Contaci Ryo!”- rispose serio Umibozu.

Intanto dall’altra parte della città….
-“Cavolo! Questa si che è roba che scotta.. devo avvertire subito Ryo!”- l’americano si guardò in giro e certo che non ci fosse nessuno si diresse verso l’uscita, ma sempre con occhio vigile e movimenti felpati.
All’improvviso una luce di torcia lo sboccò.

-“Chi non muore si rivede, biondino!”- disse la voce ironicamente.
Mick cercò di capire da dove venisse quella voce e quella luce.

Una gelida risata riempì l’ampio ambiente.

giovedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 9 - Ricerche

Ryo, rientrò tardi quella sera. Quello che gli aveva detto Saeko era di una certa rilevanza e certo ridistribuiva le carte in gioco. Per quanto cercasse di arrivare ad una conclusione non ci riusciva. Era chiaro che avrebbe dovuto lavorare a fianco a fianco con i suoi amici per poter venire a capo della situazione. Mick si era dimostrato subito disponibile. Saeko avrebbe sfruttato le sue conoscenze. E anche Umibozu l’avrebbe aiutato. Di questo era sicuro. Man mano che si avvicinava al palazzo di mattoni rossi, cercava di distendersi. Non era il caso di rivoluzionare anche la vita privata delle persone che vivevano con lui. O almeno, forse non era ancora il momento. Prese un bel respiro prima di aprire la porta e quando la spalancò, alzando la voce disse: “Buonasera!!!” cercando di indossare il sorriso più sereno di cui disponesse. Ma non ebbe nemmeno il tempo di pronunciare il suo saluto che il suo sorriso divenne autenticamente sereno. Infatti, Shinji e Kaori lo stavano aspettando. Indossavano entrambi un grembiule rosso, ricamato con dei martelli gialli, sporco di farina, marmellata e cioccolata. Ridevano come matti, prendendosi in giro a vicenda, perché erano sporchi anche in viso e sui capelli.
-“Hei ma che cosa avete combinato qui?”-
-“Papà abbiamo preparato una torta buonissima tutta per te.”-

Piccolo…io non…merito tutto questo…

-“Ma davvero? Tutta per me! Ma oggi non è il mio compleanno!”-
-“No, non lo è, ma volevamo lo stesso fare una torta per te. Io e mamma Kaori abbiamo seguito la ricetta alla lettera! Adesso siediti e dicci com’è!”-

L’avete preparata per me? Così senza un motivo particolare?

Ryo si sedette e prese l’enorme fetta che Kaori gli porgeva.
-“Ma è buonissima! Shinji dì la verità! L’hai fatta tu vero? Perché Kaori non è affatto capace…!”-
-“Heheh stai attento a quello che dici o faccio una marmellata di te”- disse Kaori ridendo ma sottintendendo una minaccia, contando fino a dieci per non ricorrere al martello….
Quella torta era fatta col cuore e si sentiva. Finirono per divorarla tutta nel giro di pochi minuti.

Mentre Kaori riordinava la cucina, Ryo e Shinji si misero sul divano a guardare la tv. Il bambino però dopo pochi minuti si addormentò. Kaori stava per prenderlo in braccio e portarlo a letto ma Ryo la fermò. Voleva essere lui a portarlo in camera sua. Kaori lo lasciò fare. Quando tornò in salotto, la ragazza stava girando a vuoto i canali della tv. Ryo si sedette accanto a lei.
-“Sei più madre tu, di quanto io sia padre! E’ buffo no?”-
-“Credo sia normale… una donna reagisce in modo diverso rispetto ad un uomo, quando c’è da prendersi cura di un bambino.”- rispose Kaori, un po’ sorpresa dalle parole di Ryo.
-“Forse è come dici tu Kaori… ma… a quanto pare io sono suo padre sul serio, mentre tu non sei sua madre!”-
-“Ryo, non crucciarti. Pian piano le cose si sistemeranno.”- disse Kaori per rassicurarlo.
-“Chissà.”-
Restarono qualche minuto in silenzio, guardando le immagini che la tv emetteva ma senza vederle veramente. Entrambi erano persi nei loro pensieri. Ryo era indeciso se dire a Kaori dell’incontro con Saeko. Poi Kaori spense la tv. Quasi come ad incoraggiarlo. E Ryo decise di parlarle.
-“Ascolta Kaori, domani devo andare a casa di Emi. Vuoi venire con me?” –
-“Perché devi andare a casa di Emi?”-
-“Devo prendere alcune cose.”-
-“Ok ti accompagnerò… posso solo chiederti che cosa vai a prendere?”-
-“Beh, a questo punto forse è meglio che te ne parli. Oggi sono stato da Saeko….”

-“Che cosa dovremmo sapere Saeko?”- chiese Ryo.
-“Il nome mi dice qualcosa, ma in questo momento non riesco a collegare”-intervenne Mick.
Saeko prese alcuni fascicoli e li depose sulla sua scrivania.
-“Quando Kaori venne da me, per avere notizie di Emi Katayama, io le diedi tutte le informazioni in mio possesso. O almeno era quello che credevo. Sentivo che mancava qualcosa, ma in quel momento non avevo idea di cosa fosse. Solo ripensandoci, nei giorni successivi, riuscii a ricomporre i pezzi. Non era Emi Katayama il nome che girava nella mia testa. Bensì Shiro Katayama. Il padre di Emi.”- Saeko, riprese fiato, si alzò e guardò fuori dalla finestra.
-“Quello che venne fuori facendo le ricerche, è abbastanza importante. La malattia di Emi, incurabile, spinse suo padre a tentare l’impossibile pur di salvarla. Un uomo, incorruttibile come lui si fece travolgere in un vortice che lo inghiottì. Amava talmente sua figlia e suo nipote che avrebbe fatto qualunque cosa per loro. Fu così che venne invischiato nel giro della droga. Mick, quell’uomo era sul tuo stesso aereo, e credo proprio che quelli della Union Teope volessero prendere due piccioni con una fava, facendo esplodere quella bomba. Ma la faccenda sembra che abbia risvolti ancora più indietro nel tempo. Continuando le ricerche sono venuti fuori degli altri scheletri. A quanto pare la famiglia di Emi era da tempo minacciata da qualcuno. Adesso si tratta di scoprire da chi fosse minacciata e perché. Probabilmente tutto ha a che fare col processo in cui Emi testimoniò. E’ su questo che adesso dobbiamo indagare. Mi darete una mano ragazzi? A questo punto voglio vederci chiaro. Qualche pesce piccolo potrebbe esserci sfuggito, e la cosa non mi va a genio.”-
I due uomini annuirono.
-“Conta pure su di noi Saeko.”-
-“Sapevo che non mi avreste deluso”- disse l’ispettrice facendo l’occhiolino. –“Ryo vorrei che tu andassi a casa di Emi. Magari potresti trovare una piccola traccia. A quanto pare quella maledetta droga è ancora in giro. Dobbiamo scoprire tutto. Qualunque particolare ci può essere d’aiuto.”-
-“D’accordo Saeko.”-

-“E questo è quanto Kaori.”- disse Ryo rivolgendo il suo sguardo al pavimento.
-“A quanto pare Emi, non ci ha detto tutto. Chissà forse era ancora minacciata. Forse…”-
-“Kaori ci penseremo domani.”- disse Ryo, in fretta. Rifletté un attimo e poi continuò:
-“In ogni caso non dobbiamo trascurare il più piccolo particolare. Può darsi che quei tizi sappiano che Shinji adesso è con noi. Dobbiamo essere molto cauti. Sappiamo bene che con loro non si scherza. E non voglio che un bambino ci vada di mezzo. Quindi da domani staremo molto attenti a Shinji. Non sappiamo quanto tempo resteremo alla villa. Chiederò ad Umibozu di prendere il bambino a scuola e di tenerlo con se fino a quando non saremo tornati.”-


La mattina seguente fecero esattamente come Ryo aveva detto. Presero accordi con Umibozu e lasciarono il bambino nelle sue mani. Si diressero quindi verso la casa di Emi. Davvero imponente. Ne avevano viste ben poche così. Il personale di servizio era ancora lì, lavoravano alla villa come se Emi dovesse tornare da un momento all’altro. Emi, quindi aveva pensato anche a loro: non erano rimasti senza un lavoro. Saputo che Ryo era il nuovo padrone di casa, ovviamente prestarono tutto l’aiuto possibile affinché le ricerche fossero loro facilitate. Ben conservate nello studio di Shiro Katayama trovarono alcune lettere minatorie. Purtroppo non recavano alcuna data.
-“Quello che non capisco è perché non informarono la polizia.”-
-“Secondo me nascondevano qualcos’altro. Qualcosa di troppo prezioso che l’intervento della polizia avrebbe potuto danneggiare. So bene come si muove certa gente. Se il padre di Emi si è ridotto a lavorare al servizio dell’Union Teope vuol dire che la posta in gioco era troppo alta. Shiro Katayama è sempre stato un uomo irreprensibile e onesto. Non si sarebbe di certo comportato così se non avesse avuto un motivo ben valido e le mani legate. La malattia della figlia e la speranza di una cura per lei devono averlo trascinato davvero in un pozzo senza fondo.”-
Ryo sembrava sapesse bene cosa volesse dire. Kaori lo ascoltò con attenzione e non replicò. Continuò piuttosto nelle ricerche.
-“Ryo, andiamo nella stanza di Emi. Magari teneva altre lettere in camera sua.”-
Trovarono effettivamente delle lettere minatorie anche lì: minacciavano Emi e “quanto aveva di più prezioso”. Alcune facevano riferimento al bambino: “Se non farete come vi dico, non rivedrai mai più tuo figlio”.
-“Che Shinji sia stato rapito? E che in qualche modo siano riusciti a liberarlo? Questa storia comincia ad avere troppi punti oscuri, e non mi piace.”-
-“In nessuna lettera si fa riferimento a te. Né come guardia del corpo di Emi al tempo del processo, né successivamente in relazione al bambino. Emi deve aver nascosto molto bene la paternità di Shinji. Quello che non capisco è perché non ti abbia mai contattato nel caso del rapimento! Una cosa del genere era abbastanza grave da contattarti. Anche senza rivelarti nulla, perché non chiamarti?”-
-“Forse le nostre domande possono avere una risposta. Probabilmente Emi teneva un diario. Dobbiamo trovarlo.”-
In quel momento il cellulare di Ryo prese a squillare. La chiamata proveniva dal Cat’s Eye. Ryo rispose. Dall’altra parte, la voce di Miki era piuttosto preoccupata.
-“Kaori per oggi basta, torniamo a Shinjuku, Shinji sta male. Continueremo in seguito.”-

Shinji aveva la febbre molto alta. Miki attendeva il loro ritorno con ansia.

sabato

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 8 - Nuvole all'orizzonte

Il palazzo di mattoni rossi cambiò aspetto in pochi giorni. Fisicamente restò quasi tutto uguale, ma l’atmosfera che si respirava era diversa. In poco tempo quel bambino portò allegria e serenità. Il fatto che avesse perso la sua mamma, lo intristiva soprattutto al momento del risveglio e della buonanotte ma Kaori cercava di supplire come meglio poteva. Sapeva benissimo che non avrebbe mai sostituito Emi al cento per cento nel cuore del piccolo, era naturale, ma si impegnava con tutta se stessa perché Shinji crescesse tranquillo. I primi mesi furono i più duri. Shinji spesso si svegliava la notte in preda agli incubi, nonostante dormisse nel letto accanto a quello di Kaori. Allora la ragazza si alzava e lo cullava un po’cercando di farlo calmare. Ryo, sentendolo gridare, arrivava nella loro camera con un bicchiere di latte caldo, che il bambino mandava giù avidamente. Poi non si addormentava se non abbracciato a Kaori. E Ryo doveva restare lì a tenergli la mano fin quando tranquillo non scivolava nel sonno. Sentiva un assoluto bisogno di quel padre che gli era sempre mancato. Impararono una convivenza a tre e soprattutto impararono molto sulla vita di un bambino. Divennero una vera famiglia a guardarli superficialmente, dall’esterno. Ryo e Kaori, invece, continuavano con il loro solito tran-tran.

Le giornate scivolavano via tranquille. Kaori aiutava il bambino nei compiti di scuola e per avere soli 7 anni, Shinji era abbastanza diligente. E Ryo… Ryo non cambiò molto. Le sue abitudini restarono le stesse. Certo si preoccupava di quel bambino ma Ryo continuava, seppur con minore frequenza, nei suoi soliti comportamenti. A volte, a Kaori sembrava che anziché su di lui questa responsabilità fosse caduta su di lei. Non se ne lamentava, perché si sentiva così appagata da quel bambino che per il momento le andava bene. Cominciava però a pensare che il suo comportamento fosse davvero strano. Non aveva fatto una piega al fatto che lui fosse il padre di Shinji ma poi più che il padre del bambino si comportava da fratello maggiore. Kaori si lambiccava il cervello ma non riusciva proprio a capirlo.

Lo specchio rifletteva la giovane donna dall’aria pensierosa. Era lì da un po’ e rifletteva su quello che Miki le aveva detto tempo prima, se mai Ryo avesse intenzione, in qualche modo, di voler stabilizzare la loro relazione. Shinji era a scuola. Anche Ryo era uscito, ancora una volta, senza darle la benché minima spiegazione. E lei era turbata da questo comportamento. Decise di uscire. Sarebbe andata da Miki e le avrebbe parlato dei suoi dubbi. Prima di arrivare al bar decise di passare attraverso il parco per rilassarsi, ma passando vide Ryo e Umibozu che parlavano seduti su una panchina. Si bloccò all’istante cercando di carpire qualche parola, quei due sembravano troppo seri.


-“Allora vecchio mio? Hai finito di fare i tuoi comodi! Addio Stallone di Shinjuku!!!”- Umibozu parlava poco ma quando parlava colpiva.
-“Ma che dici scimmione? Lo Stallone di Shinjuku è qui e gode di ottima salute! E poi non ti ho chiesto di vederci qui solo per farti fare certe battute su di me!”-
Umibozu era serio ma se lo si guardava bene si poteva scorgere il guizzo di un muscoletto facciale in una risata trattenuta.
-“Si si come no! Ora che sei padre non puoi continuare a comportarti come al solito!-
-“E perché no? Tu che ne sai?”-
-“Ryo, credo che sia arrivato per te il momento di cambiare registro.”-
-“Falco, lascia perdere questi discorsi. Piuttosto ho bisogno del tuo aiuto…”- disse Ryo, più serio che mai.
-“Di cosa hai bisogno questa volta?”- anche Falco era tornato serio.
-“Non qui e non ora, Falco. Mi farò vivo io.”- disse Ryo notando la presenza di Kaori.

Kaori non riuscì a sentire niente, se non l’ultima frase di Ryo, ma intuiva che nell’aria c’era qualcosa di strano. Che Ryo si fosse accorto della sua presenza e avesse chiuso la conversazione a causa sua?

Ci pensarono Mick e Saeko a farle dimenticare questo episodio. Li incontrò, infatti, al Cat’s Eye. Saeko cercava Ryo, per convincerlo ad aiutarla in un nuovo, misterioso caso. Aveva già preso accordi con Mick, ma aveva bisogno anche di Ryo.
Né Mick né Saeko erano a conoscenza della nuova vita di Ryo e Kaori e restarono stupefatti nell’accogliere la novità. Praticamente all’unisono le fecero la domanda che tutti volevano farle e che nessuno aveva il coraggio di porle.
-“Ma Kaori come puoi voler bene a Shinji come se fosse figlio tuo? Ne parli come se fosse davvero tuo figlio!”-
-“Come potrei non volergli bene? È il figlio dell’uomo che amo.”-Kaori rispose serenamente e senza alcun’incertezza. Non si era accorta che proprio in quel momento Ryo e Umibozu erano rientrati al bar.
Ryo rimase sconcertato dalla dichiarazione d’amore della socia, seppur indiretta. Si fermò lì, dove le parole lo avevano raggiunto, continuando a guardare Kaori, che seduta al bancone rigirava il caffè nella sua tazza.
-“Ryo che fai, resti sulla soglia?”-disse Mick notando l’entrata in scena dell’eterno rivale. Con quelle parole di Kaori aveva constatato quanto grande fosse il loro inespresso e travagliato amore.
-“Oh, Ryo ciao! Ti stavo cercando per proporti un incarico, ma vista la situazione, non mi sembra il momento adatto”-disse Saeko guardando Ryo.
-“Beh ragazzi, io allora vado! Complimenti papà!”- continuò l’ispettrice, alzandosi dal suo sgabello. Dirigendosi verso la porta, Saeko rallentò, per avere modo di sussurrare qualcosa a Ryo.
-“Ti aspetto nel mio ufficio”- lo disse così piano che la sua voce giunse solo all’orecchio di Ryo.

Umibozu nel frattempo aveva preso il suo posto dietro il bancone insieme a Miki. Kaori, per nascondere l’evidente imbarazzo, guardò l’orologio e fece per andarsene, adducendo la scusa che era molto tardi e doveva andare a prendere Shinji a scuola. Salutò tutti e uscì di fretta dal locale. Ryo prese il suo solito caffè e poco dopo uscì anche lui, recandosi da Saeko. Mick lo seguì.

-“Bene ragazzi vedo che siete venuti entrambi. Ci sono alcune questioni, molto importanti, di cui dobbiamo parlare.”-disse Saeko, prendendo posto dietro la sua grande scrivania. Accavallando le gambe e appoggiando il mento sul dorso della mano, continuò:
-“Che cosa sapete esattamente della famiglia Katayama?”-

lunedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap.7 - Una nuova vita

-“Hei! Ciao Kaori! È un po’ che non passi di qui! Sono due settimane e oltre… stavo cominciando a preoccuparmi. Come va?”- disse Miki vedendo entrare Kaori. –“Al telefono non mi volevi mai dire niente eri sempre così sfuggente!”- continuò. Kaori nel frattempo si sedette al suo sgabello preferito. Automaticamente Miki preparò il caffè per Kaori.
-“Scusami Miki, ma sono stata molto indaffarata. La mia vita è cambiata da quando…”-
-“Ehi papà, quel signore è un gigante!”- disse Shinji sulle spalle di Ryo entrando al Cat’s Eye e indicando Umibozu.
Miki restò a bocca aperta.
-“Ka… ka…ka...kaori… quel bambino ha chiamato Saeba papà!”-
-“Si Miki, lo so. E’ suo padre come vuoi che lo chiami?.”-
-“Lo sai? È suo padre? E non dici niente? Non fai niente? Non prendi un martellone? Secondo me stai male… Ehi, Falco vieni a darmi una mano, Kaori sta male! Presto portami dell’acqua fredda ha sicuramente la febbre alta!”- e prese un termometro per misurarle la temperatura.
-“Ma che dici Miki? Che cosa stai facendo? Aspetta lasciami spiegare!”-
-“Come spiegare?”- chiese Miki esterrefatta.
-“Mamma Kaori!!! Guarda quel signore è un gigante!!! E’ molto più alto di me che sono sulle spalle di papà!”-
-“Mamma Kaori?!?!!? Kaori! Avete un figlio?!?! Avete un figlio e non me lo avete mai detto? Io sono la tua migliore amica e tu mi nascondi una cosa del genere?”- a Miki stava per venire un infarto.
-“Miki, ma perché invece di saltare a conclusioni affrettate non mi ascolti? Eh?”- la barista non aveva più parole. Lo stupore l’aveva bloccata.
Ryo mise giù il bambino che andò ad osservare da vicino Umibozu, il quale nel frattempo era rimasto immobile sconcertato da quella novità.
-“Perché cosa ci sarebbe di male se io e Kaori avessimo un figlio?”- disse Ryo serio, circondando da dietro le spalle di Kaori con le sue braccia e appoggiando il suo viso a quello di lei. Lei per poco non cadde dallo sgabello su cui era seduta e rischiò di rovesciarsi addosso il caffè bollente che Miki le aveva servito un attimo prima. Nel frattempo era diventata color peperone e…. la sua testa fumava.
-“Si Kaori, forse Miki ha ragione, devi avere la febbre! E piuttosto alta! Scotti e sei tutta rossa!”- disse Ryo che non riusciva a restare serio per più di 40 secondi, mentre poggiava una mano sulla fronte della ragazza per intuire la temperatura.
-“In ogni caso, Miki se vuoi un figlio anche tu io sono qui e sono pronto! Lascia stare quello scimmione!!”- e già allungava le mani verso di lei lasciando Kaori sbigottita.
-“Ryo sei sempre tu! Non cambi mai! Miki non ha bisogno di te! Se tu vuoi un altro figlio ci sono io!”- disse brandendo un pesantissimo martello –il fu Saeba Ryo-. Non si era resa conto di quello che aveva appena detto.
-“Davvero Kaori? Allora diamoci da fare!”- disse Ryo prendendole la mano e circondandole la vita.
Kaori tornò al suo solito colore pomodoro maturo, realizzando solo in quel momento cosa era stata capace di dire davanti a tutti. Il martello cadde per terra.
-“Lo sai che stavo scherzando vero? Un bambino che ti chiama mamma basta e avanza per un travestito! Mikiiii, dove eravamo rimasti?”- ma non ebbe il tempo di raggiungerla perché Kaori lo spiaccicò con un martello e Umibozu gli puntava una pistola alla nuca
-“Ok ok! Mi arrendo!”-
Il piccolo Shinji batteva le mani divertito dalla scenetta.


-“E così ti ritrovi a fare da mamma al figlio che Saeba ha avuto da un’altra donna. Non so se io avrei avuto il tuo stesso coraggio, Kaori.”- disse Miki dopo aver ascoltato molto attentamente il racconto di Kaori.
-“Beh, Miki tu lo sai quali sentimenti mi leghino a lui. Farei qualunque cosa per aiutarlo.”-
Le due amiche discutevano fitto fitto in un angolo del bancone del bar, lontane da orecchie indiscrete.
-“Ma lui come l’ha presa questa storia? Uno come lui che si ritrova padre da un giorno all’altro… non deve essere stato affatto facile.”-
-“Sembra l’abbia presa bene. Mi è sembrato piuttosto tranquillo. Almeno per quello che lascia trasparire. Non ne abbiamo parlato molto. Abbiamo accettato i fatti per come si sono presentati. Ma credo che si sarebbe preso cura di un bambino, solo al mondo, in qualunque caso. Anche se non lo da a vedere ha un forte istinto paterno.”-
-“Così adesso siete una famiglia. Volenti o nolenti. Questa storia potrebbe portare i suoi frutti!”-
-“Non dirlo a me! Facciamo la mamma e il papà di Shinji, ma non so se lui farà mai qualche passo in mia direzione. Però Miki, per ora mi va bene così. Mi piace guardarlo giocare con lui e voglio godere di questi momenti fino in fondo”-
-“Come ti senti nel ruolo di mamma, Kaori?”- Miki era curiosa.
-“E’ una sensazione strana. Forse non ho ancora realizzato. Ma mi piace prendermi cura di lui. Svegliarlo al mattino e portarlo a scuola, andarlo a prendere e passare dai giardinetti, preparargli tante cose buone da mangiare e poi metterlo a letto dandogli il bacio della buonanotte: riempie le mie giornate e mi rende felice. Mi sento un’altra persona.”
-“Ahhh, come ti invidio Kaori, vorrei fare la mamma anche io”- disse Miki sospirando.
-“E Falco che dice?”-
-“Se solo accenno alla questione mio marito sviene dalla vergogna… ma è così adorabile!”- disse sorridendo Miki.


Dall’altra parte del locale, seduti ad un tavolo, Umi e Ryo stavano ascoltando attentamente Shinji che leggeva una favola ad alta voce. I due più temibili sweeper del Giappone pendevano dalle labbra di un bambino.

giovedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 6 - L'addio

Ryo e Kaori non parlarono della questione più di tanto. Sapevano già cosa fare. Non c’era bisogno di parole. I loro sguardi, i loro gesti esprimevano molte più parole di quanto avrebbe potuto fare la voce. Erano d’accordo su tutto.

La vita di Emi si spense nel giro di poche settimane. Ryo e Kaori si recarono tutti i giorni a farle visita. Conobbero un mondo nuovo: Emi era davvero una persona straordinaria. Lasciò tre lettere. Una per Ryo, una per Kaori e una per il piccolo Shinji. Una quarta chiese che fosse letta dopo il suo funerale: era indirizzata a tutti e tre. Chiese loro però di non leggere le altre. Dovevano lasciarle chiuse fino a quando non sarebbe stato il momento giusto. Avrebbero capito da soli quando. Per quanto riguardava Shinji doveva leggere la sua lettera una volta raggiunta la maggiore età o in caso d’estrema necessità. In ogni caso il bambino conosceva già a grandi linee il contenuto della lettera. Solo che non ne afferrava pienamente il significato. Emi consegnò loro anche una grande scatola, c’erano dentro tanti piccoli ricordi e nascosti in fondo anche alcuni documenti in un plico. Lasciò le chiavi della sua casa a Ryo. Poteva farne quello che voleva. Per quanto riguardava tutti gli averi del nonno, Shinji avrebbe potuto beneficiarne solo alla maggiore età, perché solo a quel tempo avrebbero potuto leggere il suo testamento; donò in ogni caso a Ryo una cospicua somma con la quale avrebbe potuto mantenere Shinji come un principe fino alla lettura del testamento.

Emi fu salutata con una piccola cerimonia in una sperduta chiesetta di campagna. Là dove era cresciuta.

-“La mamma mi ha detto di non piangere quando se ne sarebbe andata. Perché sai, lei ha detto che avrebbe sempre vissuto nel mio cuore anche se il suo corpo non c’è più: adesso è in cielo”- e con la manina indicava l’azzurro immenso. Kaori strinse quel bambino al cuore piangendo silenziosamente.

Caro Ryo, cara Kaori, mio piccolo Shinji,Vi prego di non piangere per me. Soprattutto tu piccolo mio, sai che la mamma sarà sempre con te: ti guarderà dal cielo e vivrà sempre nel tuo cuore. Desidero che tu chiami Kaori mamma, io ne sarò contenta. Chiamala mamma perché lei è la compagna del papà. Sarà la migliore mamma che tu possa mai desiderare. Sarà sicuramente una mamma migliore di me. Io ho fatto tanti sbagli nella vita. Ho tenuto nascoste troppe verità e tante ancora le porto con me. Quando sarà il momento ne verrete a conoscenza, tutti quanti. Spero che la vita sia buona almeno con te piccolo mio.
Caro Ryo, sapevo che avrei potuto contare su di te. Ma prima di scrivere queste lettere volevo esserne sicura. Che sciocca però, so benissimo che tu non abbandoni nessuno in difficoltà e la mia richiesta d’aiuto non sarebbe rimasta inascoltata. Perdonami se ti ho mentito, prima ero una ragazza troppo giovane invischiata in qualcosa più grande di lei, ora una donna messa alle strette dalla vita. Ti ho molto amato e ho continuato a farlo anche dopo che le nostre strade si sono divise. Ma sapevo bene che io non ero ciò che tu volevi, almeno in quel momento. Non volermi male per quello che ho fatto. Non l’ho fatto per mio interesse ma per amore della vita.
Cara Kaori, affido a te il mio piccolo. So che tu lo crescerai con estremo amore nonostante non sia figlio tuo. Non ho dubbi su questo. Ti ho conosciuto molto bene in questi giorni. La tua anima è pura. E se Ryo ti ha scelto come compagna di vita vuol dire che è proprio così. Anche se lui non è di molte parole e non esprime i suoi sentimenti, so che ti vuole bene, di un amore infinito: si vede da ogni piccolo gesto. Vedrai che un giorno ti aprirà il suo cuore, abbi fiducia.
Vi auguro una vita serena di gioia e amore. Con infinito affetto Emi.

-“Mamma Kaori?”-
-“Dimmi Shinji.”-
-“ Hai visto?”-
-“Che cosa Shinji?”-
-“Quella nuvoletta bianca a forma di cuore! La vedi?”-
-“Si Shinji la vedo.”- ci voleva molta fantasia per vedere un cuore, ma a Kaori non andava di deluderlo.
-“Quella è mamma Emi! È tutto come aveva promesso! È un cuore in cielo!”-
Kaori annuendo abbracciò il bambino.

Povero piccolo. Sì la tua mamma sarà sempre con te, come ti ha promesso.

-“Andiamo a casa. Dobbiamo cominciare la nostra nuova vita!”- disse Ryo prendendo per mano il bambino.

martedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap.5 - Un dono dal passato

Il corridoio prese a girare. Non sentiva più neanche battere il cuore. Stava diventando sempre più buio, sentiva le voci come se fosse stata sott’acqua. Una spirale senza fine la stava risucchiando. Poi qualcuno spense definitivamente la luce.

-“Signorina! Signorina, si sente male? Presto un medico!! Questa ragazza si sente male!”- un’infermiera aveva visto Kaori svenire e le stava prestando un primo soccorso.

Ryo si voltò di scatto e corse fuori dalla stanza.

-“Kaori! Kaori che ti succede? Kaori apri gli occhi!”- disse mentre le stringeva la mano e le appoggiava la testa sulla sua spalla per sorreggerla.
-“Presto adagiamola sul lettino e cerchiamo di farla rinvenire, mentre aspettiamo che arrivi il medico”-intervenne l’infermiera.
-“Ryo non lasciarmi”- la sua voce era un sussurro.
-“Certo che non ti lascio Kaori stai calma, respira fino in fondo.”-

Immediatamente arrivò il medico di turno che obbligò tutti ad uscire dalla stanza visite.
-“La ragazza deve respirare. Qui dentro ci sono fin troppe persone. Vi consentirò di entrare non appena sarà possibile! Fuori!”- disse il medico con voce ferma. Ryo cercò di opporsi, ma il medico permise solo all’infermiera che aveva soccorso Kaori di restare.
Pian piano Kaori si riprese. Il medico la visitò. Kaori gli disse dell’attacco di panico che aveva avuto. Il medico le diede un tranquillante e la fece riposare un po’. Quando lei chiese di Ryo, il medico lo mandò a chiamare. Lo rassicurò sulle sue condizioni e lo lasciò entrare. Kaori stava bene poteva alzarsi quando voleva.

-“Come stai Kaori? Mi hai fatto prendere uno spavento terribile!”- le disse Ryo.
-“Scusami se ti ho fatto spaventare. Non volevo. Non so, forse ho avuto un calo di pressione…”-

Le prese la mano. Fredda come il ghiaccio. La guardò con infinita dolcezza. Intuiva cosa stava passando per la testa della ragazza.

Stai tranquilla Kaori. Andrà tutto bene. Non temere.

-“Hai sentito tutto quello che Emi ed io ci siamo detti, vero Kaori?”- le parlò con affetto.
-“Una parte… Solo quello che c’era da sentire… Io… Io, Ryo… cosa…. devo fare? Cosa devo fare io?”-chiese insicura.
-“Vieni con me a conoscere Emi. Non aver timore.”- disse Ryo prendendole la mano.
Lei lo seguì senza dire una parola.

Ryo come fai ed essere così tranquillo in un momento come questo?

Ad ogni passo stringeva sempre di più la sua mano. Lui rispondeva in modo uguale per infonderle sicurezza. Prima di entrare lei prese un gran respiro. Ryo la incoraggiò.

Della Emi Katayama di nove anni prima, quella che aveva visto nelle foto del dossier di Saeko, non restava praticamente nulla. Solo gli occhi scuri pieni di vita, dolci e buoni. Il suo fisico era molto provato dalla malattia. I lunghi capelli neri che ricordava di aver visto nella foto non c’erano. Al loro posto un foulard che le fasciava il capo. Il viso era scavato. Emi era il fantasma di se stessa.

Il bambino che prima avevano incontrato era lì accanto a lei. Si era addormentato con la testa sul letto della mamma. Lei carezzava la sua testolina con una mano magrissima. L’altro braccio era collegato ad una serie di tubicini.
-“Ciao. Così tu sei Kaori. Ti ringrazio per essere venuta e spero di non essere io la causa del tuo malore.”- in cuor suo però sapeva che era andata esattamente così.
-“Mi spiace di essere piombata così all’improvviso nella vostra vita. Avevo giurato a Ryo che non mi sarei mai fatta più vedere. Ma purtroppo il destino non era della stessa opinione”- continuò, la sua voce era molto flebile.
Nel frattempo Ryo e Kaori si erano seduti uno accanto all’altro, vicino ad Emi, le mani ancora intrecciate.
-“Purtroppo non mi resta molto da vivere. E non c’è bisogno che lo dicano i medici. Lo capisco da me. Non ho più neanche parenti a questo mondo. Mio padre è morto da poco in un incidente aereo. L’aereo era diretto a New York ed esplose in volo poco dopo il decollo. Sicuramente ne avrete sentito parlare.”-

Era sullo stesso aereo di Mick!

-“Non si salvò nessuno a quanto pare. E dire che mio padre stava affrontando quel viaggio per me, per sperimentare un nuovo protocollo di cura. Non devo essere nata sotto una buona stella.”- si fermò un attimo per prendere fiato –“in ogni caso la vita mi ha regalato un po’ di felicità: mi ha donato il piccolo Shinji. Ora però non sapevo a chi affidarlo. C’è l’eredità di suo nonno, quindi non ha problemi finanziari. Ma non posso permettere che sia solo. È già vissuto fino adesso senza un padre. Per questo Ryo ti chiedo di prenderti cura di lui. So di gettarti addosso un’enorme responsabilità. So che ti ho tenuta nascosta la verità per tutto questo tempo e non ho il diritto di sconvolgere la vita tua e di Kaori, ma credimi questa mi è sembrata la cosa migliore.”-
-“Emi..”-
-“Lasciami finire, ti prego. Shinji è già preparato. E’ stato lui a scrivere il messaggio sulla lavagna, sai? Si è fatto accompagnare da una infermiera. E quando è tornato era davvero contento. Sa che presto me ne andrò. Sa che la decisione spetta tutta a te. Se tu accettassi però io ne sarei immensamente felice. Non solo avrà un padre ma anche una madre. Kaori mi sembra così buona e dolce che sarà senz’altro un’ottima madre. Sempre che lei lo voglia.”-
-“Emi vedi io… non…”- farfugliò Kaori
-“In ogni caso, non credo che accetteresti un no come risposta per quanto riguarda il bambino. Vero?”- chiese Ryo.
Emi annuì.
-“Lasciami solo un po’ di tempo per poter riflettere. E per poter parlare con Kaori.”- concluse.
-“Va bene, come vuoi. Solo non mi rimane più molto tempo. Spero che almeno lui sia felice e in buone mani. Avrei voluto fare di più ma… Io non volevo che accadesse tutto questo, non volevo sconvolgervi. Per questo avevo tenuto tutto nascosto. Per questo ti avevo giurato di sparire dalla tua vita. Ti prego perdonami.”- piangeva sommessamente.
-“Non è certo colpa tua. Ora devi riposare. Tra poco Shinji si sveglierà. Non vorrai che ti veda piangere, vero? Ci vediamo domani Emi”- le accarezzò una guancia salutandola.
-“Emi… andrà tutto bene. Stai serena. A domani”- Kaori strinse la sua mano e le sorrise.

Uscirono insieme dalla stanza di Emi. Non dissero una parola fino a casa.

-“Kaori…”-
-“No Ryo non dire niente. Devi riflettere. Sappi però che io ogni caso io ti starò vicina. Qualunque sia la tua decisione.”- e detto questo Kaori salì in camera sua.

Ryo salì sul tetto a pensare.

-“Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, non doveva andare così… posso salvare solo te piccolo mio. E Ryo è l’unico che può darti una vita felice. Troppo odio in questo mondo, troppa malvagità. Almeno tu vivrai sereno…”-
Una mamma piangendo, cullava il suo piccolo.

sabato

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 4 - Papà!

-“PAPA’?!”-

Gli sguardi dei due ragazzi si incrociarono e continuarono a guardarsi negli occhi imbarazzatissimi. Guardavano il bambino e poi tornavano ad incrociare lo sguardo. Il bambino intanto si era avvicinato a Ryo e lo aveva preso per mano.
-“Papà!”- disse di nuovo.
-“Che.. che…che cosa stai dicendo? Io non sono il tuo papà, ti stai confondendo…”- disse Ryo staccandosi dal bambino. Contemporaneamente alzò lo sguardo su Kaori. La quale al principio era rimasta sbigottita, poi l’assalì la paura, poi l’ansia ed infine una rabbia incontenibile.
-“E così sei padre brutto bastardo!!! E me lo hai tenuto nascosto tutto questo tempo!!!”- urlò Kaori brandendo un enorme martello.
-“Calmati, calmati Kaori, calmati. Ci deve essere un errore sicuramente assomiglio al padre del bambino e lui mi ha confuso. Ragiona come avrei potuto nasconderti una cosa del genere in tutti questi anni eh? Ragiona! E poi siamo in un ospedale, un po’ di contegno Kaori!”- si difese Ryo.
-“Beh, forse non hai tutti i torti.”-arrossì per il chiasso e per il fatto che diverse persone li stavano osservando incuriositi, nascose il martello e si rivolse al piccolo –“Dimmi sei qui da solo? Dov’è la tua mamma?”-
-“La mia mamma è in quella stanza. È molto malata e mi ha detto che oggi sarebbe venuto a trovarci il mio papà! E lui è proprio come la mamma me lo ha descritto!”- disse il bambino fra il triste, per la malattia della mamma, e l’eccitato, per l’arrivo del suo papà.
-“Forse deve ancora arrivare. Non ti preoccupare sono sicura che arriverà presto. Però secondo me è meglio se lo aspetti accanto alla tua mamma. Sono sicura che lei ti voglia sempre vicino. Su va da lei.”-lo incitò Kaori.
Il piccolo si convinse, fece ciao con la manina ed entrò nella stanza qualche metro più avanti. La stanza 215.

A Kaori gelò il sangue nelle vene. Quella era proprio la stanza di Emi Katayama.
Anche Ryo sperimentò la stessa sensazione, ma in cuor suo sperava di aver capito male le indicazioni dell’infermiera, troppo occupato com’era a farle la corte…

-“Stanza 215?”-

-“Stanza 215.”-

Raccolse tutto il suo coraggio e si incamminò verso la stanza.
Kaori invece restò immobile incapace di fare un passo. Non riusciva neppure a pensare. Immediatamente aveva fatto lo stesso pensiero di Ryo, ma subito si era resa conto che l’infermiera le aveva indicato proprio quella stanza.
Un attimo prima di varcare la soglia Ryo la guardò interrogativo.
-“Va avanti tu Ryo. Io devo prima andare alla toilette. Ti raggiungo subito.”- e detto questo si diresse verso i servizi.

Ryo varcò la soglia.

Kaori si fermò davanti allo specchio. Guardava la sua immagine riflessa. Non riusciva a muoversi.

E ora che faccio? Ryo… quel bambino è veramente tuo figlio? Se lo è, io…io…io… oh mio Dio!

Gli occhi le pungevano. Lo stomaco era sottosopra. Una sensazione di vuoto e inutilità si impadronirono di lei. Avrebbe voluto urlare ma un groppo le strozzava la gola. Non riusciva a respirare, un senso opprimente di peso sul petto la soffocava. Le mani le tremavano. Brividi di freddo le correvano lungo la schiena. Sentiva che presto anche la testa avrebbe preso a girare mentre cominciava a sudare freddo.

Un attacco di panico in piena regola.

Chiuse gli occhi. Li strinse fino a farsi male. S’impedì di pensare cercando di controllare quelle orribili sensazioni. Cercò di regolare il respiro. Le lacrime però non riuscì a fermarle: continuavano a solcare copiose le sue guance.

Quando si sentì un po’ meglio aprì gli occhi. Evitò di guardarsi allo specchio. Asciugò le lacrime e cercò di darsi un contegno. E soprattutto si impose di non pensare, non saltare a conclusioni affrettate e non fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Prese un bel respiro e uscì dirigendosi verso la stanza 215. Si fermò un passo prima della soglia. Giusto in tempo per sentire la voce di Ryo –“Così, questo bambino è mio figlio…”-

A Kaori mancò il terreno sotto i piedi.

mercoledì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 3 - Il segreto di Emi

-“Emi Katayama. Ecco. Nata il 5 Novembre di trenta anni fa, figlia di un facoltoso uomo d’affari. Fu testimone nove anni fa per un caso di omicidio. Accidentalmente aveva assistito al delitto. Classico: luogo sbagliato e momento sbagliato. Ebbe la sfortuna di vedere in volto l’assassino e per questo era minacciata dai complici di quest’ultimo. Così chiese aiuto. Io l’affidai a Ryo poiché mi sembrava l’unico in grado di poterla proteggere. Ma perché vuoi sapere queste cose Kaori?”- chiese Saeko alzando gli occhi verso la ragazza.

Già, Kaori. Perché vuoi sapere queste cose?

-“Beh, a quanto pare abbiamo un nuovo incarico da questa ragazza…”- farfugliò Kaori guardando le foto che le porgeva Saeko. Non c’era da dubitare: una ragazza così non poteva non fare colpo su Ryo. Avrebbe potuto tranquillamente essere una modella! E delle più quotate!

Cavolo quanto è bella! Mai vista una ragazza così affascinante. Sembra una foto uscita da un book fotografico. Un fisico da urlo. Neri capelli di seta. Viso d’angelo. Scuri occhi di velluto colmi di bontà e dolcezza.

-“Ho capito. Per quanto mi risulta, pare non abbia avuto alcun problema rilevante dal processo. Né durante né dopo. Il criminale è ancora dentro e ci resterà per parecchio. Non possiamo però escludere che qualche complice sia tornato alla carica e l’abbia minacciata.”- le rispose Saeko.
-“Ho capito, grazie Saeko.”- disse Kaori andando verso la porta.
-“Di nulla Kaori. Se dovessi avere qualche informazione che possa esservi utile non esiterò a comunicarvelo”.-
-“Grazie ancora Saeko”- rispose un po’ demoralizzata, chiudendo la porta.
Saeko posò il dossier di Emi sulla scrivania. Lo guardò nuovamente con molta attenzione. -“Eppure mi sfugge qualcosa”- pensò ad alta voce la bella ispettrice.

Ryo aspettava Kaori al Cat’s eye. Così poteva approfittarne per fare un po’ la corte all’ incantevole barista. Miki però non aveva alcuna intenzione di dargli spago e anzi lo pungolava un po’ sul suo rapporto con Kaori. L’argomento non era molto gradito allo sweeper che si limitava a rispondere a monosillabi o addirittura restava in silenzio. La ascoltava e le permetteva di sfogarsi. In fondo in fondo le sue parole ogni volta facevano centro. L’arrivo di Kaori fu per lui un sollievo: finalmente si poneva fine al monologo di Miki che adesso avrebbe concentrato l’attenzione sulla sua migliore amica.
-“Dimmi Kaori, dove sei stata? Sei in ritardo! E poi hai il coraggio di fare la predica a me se sono IO in ritardo!”- disse in tono accusatorio.
-“N…niente dovevo sbrigare alcune commissioni urgenti. Scusami per il ritardo”- si scusò Kaori imbarazzata. Si sentiva sempre un po’ in colpa quando nascondeva la verità a Ryo.
Kaori bevve un caffè; quindi uscirono dal bar per recarsi all’appuntamento con Emi.

-“Ehi… ragazzi dove andate di bello?”-
-“Ciao Reika!”- risposero insieme –“che ci fai da queste parti?”-
-“Cos’è ragazzi siete così in sintonia che parlate in coro?”-li canzonò la sorellina di Saeko –“Saeba ti stavo cercando: avrei bisogno del tuo aiuto per un caso. Puoi darmi una mano?”-continuò.
Ryo stava già prendendo accordi con Reika: naturalmente avrebbe accettato immediatamente il lavoro da lei offerto, se non fosse che la socia non era assolutamente d’accordo.

Ancora non ha capito che le sorelle Nogami sono un’associazione a delinquere ai suoi danni. Ma lo sveglio io dalla sua “beata innocenza”.

E nelle sue mani si materializzò un Koimpeito gigante – tu con lei non ci lavori: meglio la fame!-.
-“No… Kaori cos’ho fatto questa volta? Dai ti prego non mi punire, non ho ancora fatto nulla!”- e con le mani si parava già dal colpo. Che arrivò comunque.
-“Il piccolo Ryo, era innocente questa volta! Cattiva!”-piagnucolò.
Ma Kaori non lo ascoltò neppure e trascinandolo per la giacca salutò Reika che li guardava allibita.
-“Addio Reika, la sorte è contro di noi! Dobbiamo aggirare il destino: la prossima volta fammi una proposta di lavoro quando non ci sono orecchie indiscrete in giro”- disse Ryo che fu nuovamente spiaccicato sull’asfalto senza diritto di replica.

L’ospedale era affollato, ma durante l’orario delle visite ciò era più che naturale. Chiesero di Emi all’accettazione e un’infermiera fin troppo carina e gentile (secondo Kaori!) indicò loro il percorso per raggiungere il reparto giusto, stanza 215. Litigarono lungo tutto il tragitto a causa delle loro divergenti opinioni sul comportamento da tenere in un ospedale (soprattutto nei riguardi delle infermiere), fino a quando, arrivati nel reparto che era stato loro indicato, si trovarono di fronte un bambino. Non appena li vide sul suo visino si dipinse un grande sorriso e corse loro incontro.

-“Papà!”-

-“PAPA’?!”- esclamarono i due sweeper all’unisono.

Qui tra il cielo e il cuore - Cap.2 - Lungo il mio sentiero

-“Ryo? Ryo sei tu? Ho bisogno di te. Ti prego…”-
La voce era appena un sussurro. Ed era emessa a gran fatica. Kaori restò ad ascoltare incapace di muovere un muscolo. Poi sentì la voce di Ryo che le chiedeva cosa stesse succedendo. A quel punto senza fiatare gli porse il telefono. Ryo lo portò all’orecchio. Si stupì di sentire quella voce. Segnò mentalmente l’indirizzo che gli veniva detto. “Va bene, ho capito. Verrò il prima possibile.”

Emi. Cosa vorrà da me?

Kaori era ancora lì. Lo guardava a bocca aperta. Lui era serio come non mai. Si chiese chi fosse quella donna al telefono. Ma prima che lei potesse dire qualcosa, lui le disse che si, molto probabilmente avrebbero accettato il caso.
-“Ma chi era? Sembrava conoscerti molto bene.”- disse con un po’ d’ansia Kaori.
-“Emi Katayama.”-rispose lapidario.
-“E chi è Emi Katayama?”- lo incalzò Kaori.
-“Oh, beh… è stata una mia cliente diverso tempo fa. Anzi direi parecchio tempo fa. All’epoca lavoravo ancora con tuo fratello”-.
Si allontanò da lei andando verso la finestra. Fuori il sole cominciava a scendere ad ovest. Il salotto era illuminato da una calda luce rossa. Kaori aspettava che lui continuasse.

-“Era una testimone chiave ad un processo per omicidio. Testimone oculare. Era minacciata dall’omicida poiché senza volerlo aveva visto tutto. Saeko me l’affidò. E lei s’innamorò di me.”- continuò Ryo.
Kaori non emetteva suono. Senza parole lo ascoltava come ipnotizzata.
-“Io non resistetti al suo incredibile fascino e per tutta la durata del processo ci frequentammo. Insomma hai capito.”- concluse.

Ma perché mi sta raccontando tutto questo? Amava questa donna? La ama ancora?

-“Finito il processo ci allontanammo. Lei capì che tipo di persona io fossi ed il sottoscritto naturalmente non aveva alcun’intenzione di continuare questa relazione che stava assumendo contorni troppo seri. Per non parlare poi di Maki che, come te, cercava sempre di ostacolare le mie relazioni con le clienti.”- riprese, sempre guardando fuori. Il sole ormai stava per scomparire dietro ai palazzi.-“Così senza tante storie ci lasciammo. Lei giurò che non mi avrebbe mai cercato. Adesso invece questa richiesta d’aiuto.”
Kaori a quel punto gli domandò cosa mai potesse mai volere da lui. Era stranamente tranquilla e non sentiva gelosia o rabbia montarle dentro. Forse perché lui parlava al passato.
-“Non so cosa possa volere. Forse è di nuovo minacciata da quel tipo. Fatto sta che mi è sembrata parecchio debilitata. Forse è già stata pesantemente aggredita. Chissà.”-disse.
-“Quando hai intenzione di andare da lei?”- chiese Kaori.
-“Ormai per oggi non se ne parla. Mi ha dato l’indirizzo di un ospedale. A quest’ora le visite non sono più consentite. Ci andrò domani nel pomeriggio.”-
-“Ci andremo! Non penserai di poter andare in un ospedale, da solo, e poter rincorrere tutte le infermiere in tranquillità. Vero?”- adesso sì che Kaori sentiva la rabbia e la gelosia crescere dentro di lei.
-“La solita guastafeste! Ok, ci andremo insieme. Tanto lo sai che riesco lo stesso a fartela sotto il naso!”- disse con aria furba.
Kaori non poté fare altro che sospirare arrendevole.
-“Mi arrendo sei sempre il solito.”- e detto questo andò in cucina a preparare la cena.

Quella notte Kaori si girava e rigirava nel letto. Non riusciva a dormire. Mille pensieri le riempivano la mente.

Emi, chi sei tu in realtà? Cosa vuoi da Ryo? Devo temerti?

Anche Ryo non riusciva a dormire. Stette parecchio tempo su in terrazza, a guardare i grattacieli, le luci della città e a pensare. Stringeva tra le dita una sigaretta accesa. Ormai quasi del tutto consumata.

Emi. Perché sei tornata? Sei davvero in pericolo? E perché non hai voluto spiegarmi nulla al telefono? Perché le nostre strade devono di nuovo incrociarsi?

Una brezza leggera ma fredda si alzò su Tokio. L’autunno era ormai alle porte.