giovedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 14 - La lista

La verità era che neppure lei sapeva cosa fare. Come avrebbe potuto aiutare quell’uomo? Come avrebbe potuto aiutare se stessa. Forse, era stata proprio l’angoscia a spingerla a comportarsi così e sfidare il destino. Rose ne era convinta e non ne era convinta allo stesso tempo. Desiderava aiutarlo e aiutarsi ma aveva paura di quello che stava facendo. Lui sarebbe potuto arrivare lì un momento all’altro. Poteva sorprenderla nel suo tradimento. Sarebbe stata la sua condanna a morte. E la condanna a morte di suo figlio. Quel bambino che aveva cresciuto con tanto amore e trasporto come se fosse stato davvero figlio suo. Quel bambino strappato dalle braccia della vera madre. Era sicura che la verità fosse questa e non quella che lui le aveva raccontato… Lui le aveva detto solo che la madre del bambino era morta. All’inizio ci aveva creduto. Ma poi i suoi modi, le sue parole fredde e piene di odio e rancore le avevano fatto venire il sospetto che la verità fosse un’altra. Aveva creduto alle sue parole, un tempo… ma ora non più. Non credeva più ad una singola parola di quello che lui le diceva. Tranne le minacce. A quelle credeva, non avrebbe mai dubitato della sua volontà di mettere in pratica le sue parole. Lo aveva visto più di una volta all’azione e alle parole seguivano sempre i fatti. Quante persone erano entrate e non erano più uscite da quella stanza? Non osava neppure per un attimo pensare al loro numero. Preferiva chiudere gli occhi dell’anima e non vedere. Si era odiata ferocemente per questa sua vile vigliaccheria. Ormai non le importava più e sopravviveva solo per quel bambino innocente. Dove aveva trovato tutto l’enorme coraggio che aveva usato per aprire quella porta e varcarne la soglia? Forse l’accento americano dell’uomo le aveva fatto ricordare la sua vita, prima di adesso. Adesso…. Passato, presente e futuro erano “adesso”…. Sempre uguali a se stessi… mai nulla cambiava. Eppure c’era stato un prima. E quell’uomo dai capelli biondi le aveva ricordato quel prima. Quel prima sognante, leggero, dolce e… vero. Quel prima così felice, quando lui la trattava da principessa... Quando lui non la faceva mai soffrire... Quando lei accettò la sua proposta di vivere la loro vita insieme… Quando lui le portò quel fagottino…
Chiuse violentemente l’album di fotografie che aveva aperto davanti a sè. Adesso era il momento di agire. Quell’uomo poteva essere la sua salvezza. Doveva aiutarlo. Forse così facendo avrebbe potuto aiutare il piccolo Shin. Poco le importava se questa sarebbe stata la sua ultima azione. Il mondo avrebbe continuato a girare anche senza di lei. Ma il suo bambino avrebbe continuato la sua vita.


-“Quel bastardo sa qualcosa. Perché era al magazzino? Forse dovrei farlo fuori subito. E chiudere la questione. Conoscendolo è molto probabile che nulla riesca a convincerlo a parlare. Questa storia rischia di far fallire l’intero progetto”- l’uomo, seduto su una nera poltrona di pelle, gettò la cenere della sigaretta sul pavimento. La stanza era densa di fumo ed era avvolta nella semioscurità.
-“Capo se vuoi me ne occupo io. Posso fare un lavoro pulito. Non si accorgeranno nemmeno che quest’uomo sia mai esistito. Crederanno di averlo sognato o di aver confuso la fantasia con la realtà.”- disse di rimando l’atro, in piedi, con il tono di chi è sicuro di se.
-“Si hai ragione. Non voglio che tutti i nostri sforzi vengano buttati all’aria. Mio padre ha dedicato la sua vita a questi progetti ed io intendo portarli a termine. Nulla potrà fermarmi.”- l’uomo spense il mozzicone e lo gettò in terra.
-“Posso divertirmi un po’, prima?”- domandò viscido, pregustando il piacere della tortura.
-“Naturalmente. Ti lascerò campo libero, cosi che tu non debba preoccuparti di far troppo rumore. Non è morto su quel dannato aereo. E’ scampato alla morte certa su quella maledetta nave. Avrà quello che si merita.”- e con un cenno del capo congedò l’uomo.

Tutto deve filare liscio. O non sarò mai degno figlio di mio padre.


-“Non preoccuparti Kazue, Mick ha sette vite come i gatti.”- Miki cercava di incoraggiare Kazue -“Umibozu e Ryo riusciranno a tirarlo fuori dai guai. Anche Saeko ha incaricato alcuni suoi uomini di fare delle ricerche”-
-“Chissà cosa si è inventata per far restare tutto anonimo… cosa avrà detto ai suoi uomini?”- si chiedeva Ryo, in un pensiero ad alta voce.
-“Non mi sono inventata niente! Un uomo è scomparso, mentre faceva delle ricerche per mio conto su possibili traffici di droga.”- disse Saeko entrando nel locale. -“Accipicchia ragazzi ma qui non c’è mai uno straccio di cliente!- continuò.
-“Eheh tutta colpa di Lucciolone… i clienti li terrorizza…”- disse Ryo in tono canzonatorio cercando di trattenere uno starnuto. Sembrava un semplice raffreddore, ma era davvero fastidioso.
-“Ryo fai meno il sarcastico”- lo minacciò Umibozu.
-“Allora ragazzi novità? In centrale, nessuno dei miei uomini è riuscito a cavare un ragno dal buco. Sembra che Mick sia sparito nel vuoto”- Saeko prese posto accanto a Kazue. –“Ma non preoccuparti Kazue, lo ritroveremo. Stanno giocando col gatto e col topo. Sono ben mimetizzati. Ma commetteranno un errore e si tradiranno. Stiamo monitorando tutti i movimenti strani. Internet, strade, mercati, locali pubblici. A Tokyo non si muove nulla senza che io ne venga a conoscenza.”-
-“Stai quindi dicendo, che secondo te sono fermi da qualche parte e ben nascosti?”- chiese Kaori.
-“Si è così. Stiamo facendo anche dei controlli a tappeto nelle residenze ufficiali e non, di tutta la mala di Tokyo. Stiamo valutando tutte le variabili. Ho fornito a Mick un’identità da agente speciale. Così possiamo fare tutte le ricerche alla luce del sole e non dobbiamo nasconderci.”- spiegò Saeko.
-“Sembra una caccia alle streghe…”-
Un pesante silenzio calò nel bar.
-“Kazue, vieni con me, così potrai dare un’occhiata a Shinji e se tu ci dai il via libera torniamo a casa e lasciamo liberi Miki e Umibozu”- disse infine Kaori per spezzare quel lungo silenzio. Kazue la seguì senza dire una parola.
Shinji aveva avuto l’eccezionale permesso di giocare con i videogiochi pur restando a letto. Kaori non gli dava mai il permesso di giocare per troppo tempo e così lui era tutto concentrato a scoprire tutti i giochi che il papà gli aveva comprato come incoraggiamento per guarire presto.
Lungo il corridoio che conduceva alla sua stanzetta provvisoria, erano stati sistemati gli scatoloni che Umibozu aveva portato dalla casa di Emi. Alcuni di questi erano aperti.
-“Kaori, avrei bisogno di dare un’occhiata anche al libretto delle vaccinazioni di Shinji. Ed eventualmente anche al quaderno del suo medico, chissà che non ci siano alcune annotazioni che possano essermi utili, come allergie o cure fatte in passato.”- disse Kazue.
-“Certo Kazue, li ho visti qui in giro. Devono essere qui dentro, in una di queste scatole che Umi ha portato.”- Kaori era già passata dalle parole all’azione e rovistava energicamente nella scatola più in alto. Senza volerlo, nella foga, rovesciò la scatola che cadde a terra.
-“Sono davvero un’imbranata senza speranza!”-
-“Ma no Kaori, può succedere. Ti aiuto a raccogliere tutto!”- e anche Kazue si chinò a raccogliere il contenuto della scatola.
Raccolse dei quaderni, dei fogli, floppy disk e cd. Una boccetta attirò la sua attenzione. Ce n’erano diverse, ma questa le sembrò strana. Kazue la raccolse e lesse il contenuto. Non aveva mai sentito il nome di quella specialità medicinale. Cercò la composizione chimica, ma non era riportata.
-“Kaori, sai cos’è questa boccetta?”-
-“No Kazue, ma fa parte delle medicine che prendeva Emi. Guarda qui, è riportata su questo foglio.”-
Kazue prese il foglio che Kaori le porgeva. Sembrava un elenco. Corrugò la fronte.
-“C’è qualcosa che non va Kazue?”-
-“Beh… ci sono indicate delle specialità medicinali e strani composti chimici… alcune medicine devono essere sperimentali perché non le conosco. Ma mi chiedo perché non ci sia la loro formulazione da nessuna parte.”- le rispose perplessa continuando a leggere. –“In verità alcuni composti non mi sembrano…. Oh cielo!”- Kazue si bloccò di colpo leggendo in fondo alla lista.
-“Cosa c’è? Kazue, cosa hai letto?”-
Kazue non rispose. I suoi occhi erano fissi su quella lista.
-“Kazue?”-
-“Kaori, non mi piace per niente. Per niente. Posso portare via tutto e parlarne col Doc?”- la sua voce tremava. Così come la mano che reggeva il foglio.
-“Sì certo….”-
Kazue raccolse tutto ciò che le serviva in gran fretta. E con la stessa fretta andò via, lasciando Kaori perplessa.

domenica

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 13 - Una piccola speranza

La mattinata con Shinji trascorse serenamente. Ryo però non dimenticava che Mick non aveva ancora dato sue notizie. Umibozu tornò dalla villa portando con sé tutto ciò che Ryo gli aveva chiesto. Come avevano progettato, contattarono Saeko, la quale fornì loro l’indirizzo presso il quale Mick aveva detto si sarebbe recato per cominciare le ricerche. Non si sarebbe mai aspettata che lui facesse centro al primo colpo. I due studiarono un po’ la situazione, segnandosi i particolari più importanti. Quello stesso pomeriggio, Ryo e Saeko si recarono al porto, nello stabile visitato da Mick. Tutto era tranquillo, troppo tranquillo. Aleggiava un silenzio spettrale. Qualcosa però catturò la loro attenzione: sembrava che fossero andati via in tutta fretta, come se qualcosa li avesse costretti ad andar via. A riprova di ciò vi erano diversi mobili rovesciati, ma vuoti. Questo però purtroppo, tranciava di netto la pista per trovare Mick. Saeko disse che avrebbe fatto delle ricerche sul proprietario dello stabile e avrebbe preso informazioni su chi lo avesse utilizzato fino a quel momento. A quel punto sarebbero ripartite le ricerche. Speravano però in cuor loro che Mick si facesse vivo in qualche modo. Passarono così alcuni giorni.

-“La febbre sembra passata, Kaori.”- disse Ryo, tenendo in mano il termometro che Shinji gli aveva appena dato.
-“Si, Shinji ha anche ricominciato a mangiare tranquillamente. Finalmente questa brutta influenza è andata via.”-
-“Sì per fortuna! Eeeciù!!!”- disse Ryo cercando invano di trattenere lo starnuto.
-“Oh oh! Ryo, non sarai stato contagiato?”-
-“Ma no che dici!?! City Hunter non prende l’influenza! E e e etciù!!”-
-“Sì come no…. Oh mamma, adesso devo fare da infermiera pure a te? Preferisco accudire Shinji!!”- disse Kaori roteando gli occhi, al pensiero di Ryo con l’influenza.
-“Eddai, perché? Bella infermierinaaaa! Vieni dal tuo ammalatoooo!!”- disse Ryo, allungando le mani su Kaori, la quale gli tirò un cuscino, non avendo martelli a portata di mano.
-“Ehi Umibozu, sai la novità? Kaori per la prima volta in vita sua non ha colpito Ryo con un martello, ma si è limitata a lanciargli un cuscino! Forse ci siamo!”- disse Miki sbirciando in modo da non essere vista.
-“Sei proprio una curiosa ficcanaso, moglie!”-
-“E tu un noiosissimo rompiscatole, marito!”- gli disse di rimando Miki, facendo una linguaccia.

-“Forse non è il caso tornare a casa, Ryo… dovremmo aspettare ancora un giorno almeno, in modo che non ci siano ricadute. Anche se credo che Miki e Umibozu ci faranno secchi per questa intromissione infinita a casa loro.”-
-“Ma no ragazzi, la casa è grande e voi non disturbate affatto.”-
-“Grazie Miki, sei un’amica.”-
-“A momenti dovrebbe arrivare Kazue. Poverina, quest’attesa deve essere stressante per lei.”- aggiunse Miki.
-“Già… la capisco…”- disse Kaori sospirando, realmente preoccupata.
-“Oh, verrà Kazue?!?! Che bello!!! La mia bella infermierina!!! La consolerò io per la mancanza di Mick!!”- forse Ryo voleva solo alleggerire la tensione ma Kaori e Miki, non erano d’accordo e lo fulminarono con lo sguardo. Lui smise di dire qualunque cosa vedendo un martello pronto a colpirlo.
-“Piuttosto invece, ti porterà qualche medicina per farti guarire dal raffreddore. Magari ti prescriverà una bella iniezione!!”- disse Kaori un po’ sadica. Ryo cominciò a sudare freddo. Non amava molto le iniezioni. Soprattutto dopo l’esperienza che aveva vissuto con certe api e una sposa piovuta dal cielo.
-“Ma se ti comporterai bene metteremo una buona parola…”- Kaori e Miki si divertirono un po’ a prenderlo in giro, attendendo l’arrivo di Kazue.



Mick ormai non parlava più. Non sarebbe riuscito a quantificare da quanto tempo fosse stato rinchiuso in quella prigione. Respirava pesantemente, per via del peso del suo stesso corpo. Cominciava a sentire la lingua gonfia e le labbra secche percorse da piccole ferite. Chiunque avrebbe ceduto alla pazzia, al delirio e probabilmente sarebbe morto. Mick per fortuna era di fibra resistente. L’essere sopravvissuto alla “polvere degli angeli” lo aveva in qualche modo irrobustito. Quanto meno la sua mente non cedeva facilmente. Per tenerla impegnata si era messo dapprima a ricordare a memoria tutti i numeri di telefono, i nomi delle vie distretto per distretto, poi aveva ripercorso tutte le sue avventure. Aveva fatto mentalmente una lista di cose da fare e soprattutto cercò di capire come fosse finito in questo guaio.

Preoccupata di non sentire più alcun movimento, né suono, provenire dalla cella, la donna che aveva sentito Mick urlare, decise di andare a vedere come stesse. Non aveva mai visto Mick, né la persona che un tempo aveva amato, gliene parlò apertamente. Solo una volta lei provò a chiedere qualcosa, ma quell’uomo le rispose che non erano affari suoi, che se avesse ficcato il naso sapeva cosa sarebbe successo. E gliene diede una piccola dimostrazione. Nonostante le minacce, poiché lui era assente, prese un po’ di coraggio e sfidò la sorte. Il suo sesto senso le diceva che l’uomo rinchiuso non era malvagio, ma piuttosto una persona nel posto sbagliato al momento sbagliato. Fortunatamente non c’erano guardie in casa. Le guardie non avevano il permesso di entrare. E in quel momento lui era in riunione con i suoi collaboratori: cosa avesse in mente di fare questa volta lo ignorava. Come sempre. Decisamente spaventata e insicura, timorosa di venire scoperta, decise comunque di entrare. Cercò di fare molto piano. Girò con cura il chiavistello, senza far rumore. Entrò nel buio antro e chiuse la porta alle sue spalle. Aveva portato con se diverse cose tra cui una piccola luce rossa, del tipo di quelle per le camere oscure, perché sapeva che gli occhi di Mick non erano più abituati alla luce e avrebbe potuto accecarlo con una normale torcia. La sua paura era di trovarsi davanti un uomo morto, invece il respiro di Mick la rassicurò. Aveva portato con sé dell’acqua e lo aiutò a berne un po’. Mick tossì violentemente dopo averla bevuta con avidità.
La donna aveva anche portato una panca in modo che Mick potesse salirci sopra e riposare le braccia. Conosceva bene i metodi di tortura che lui utilizzava. Non capiva il perché di questo trattamento ma sapeva benissimo che lui era d’estrema malvagità. Aveva imparato a conoscerlo.
Mick restò sorpreso da queste attenzioni. Pian piano aprì i suoi occhi, ma nonostante tutte le precauzioni, la luce gli risultava troppo forte. Sapeva benissimo che potevano avergli dato del veleno, ma l’istinto di sopravvivenza aveva avuto la meglio su di lui e adesso se ne pentiva. Non sapeva chi era entrato e gli aveva dato da bere. Era sicuro però che fosse una donna: aveva trascinato con fatica la panca e soprattutto quando gli aveva sfiorato il viso per porgergli da bere, aveva percepito perfettamente delle sottili dita femminili. E profumava di rosa. Poteva essere una killer, certo. Ma aveva dei modi troppo delicati per esserlo. O almeno questo era quello che sperava.
-“Come stai?”- chiese lei debolmente, con voce piccola.
-“Sono stato meglio… chi sei tu?”- disse Mick, riuscendo a malapena ad articolare le parole.
-“Nessuno… volevo solo aiutarti, mi sono preoccupata non sentendoti più e sono venuta a dare un’occhiata. Sinceramente speravo di poter parlare con te.”- la sua voce aveva un leggero accento americano.
-“Perché? Chi sei? Sei una complice di quell’individuo?”-
-“No! Ti assicuro no! Sono una sua vittima anche io, in realtà.“-
-“Come posso fidarmi di te? Potresti essere venuta qui solo per ultimare il lavoro di quel farabutto, magari estorcendomi quello che vuol sapere con i tuoi modi gentili. Vuoi comprarmi dandomi dei premi di consolazione? Non attacca.”-
-“No davvero. Mi spiace che pensi questo di me. Sono sinceramente preoccupata per te e non ti nascondo che mi aspettavo di trovarmi davanti un cadavere. Ho preso le chiavi e sono entrata. Lui non c’è. Ma tornerà presto.”-
-“Allora aiutami a fuggire! Liberami!”- le disse Mick con impazienza.
-“Non ho le chiavi che aprono le manette purtroppo! Quelle le ha lui sempre con se.”-
-“Allora se davvero vuoi aiutarmi cerca di sottrargliele!”-
-“Io lo vorrei ma…”-
-“Ma cosa? Io aiuterei anche te a scappare, naturalmente!”-
-“Non ne dubito, ma lui potrebbe fare dal male al bambino…”-
-“Quale bambino?”-
-“Mio figlio… o meglio il bambino che ho adottato insieme a lui…”-
-“Lui chi? L’uomo che mi tiene prigioniero?”-
-“Si. Ma è una lunga storia. Non posso parlartene adesso. Ascolta lui non tornerà da te prima di una settimana. Solitamente si comporta così. Io cercherò di venire appena possibile e ti porterò qualcosa di commestibile.”-
-“Sicuro che non mi avvelenerai?”-
-“No!”- lei rispose risentita.
-“Perché stai facendo tutto questo?”-
-“Non lo so… forse perché vorrei scappare anche io…”-
-“Dove siamo?”- chiese Mick, ma lei non ebbe il tempo di rispondergli, il suo sesto senso le diceva che era meglio andar via.
-“Adesso devo andare! Tornerò appena sarà possibile! Cercherò di portare quelle chiavi in qualche modo.”- e si precipitò alla porta.
-“Aspetta dimmi almeno come ti chiami!”-
-“Il mio nome è Rose. A presto!”- e la porta si chiuse, lasciando Mick nuovamente solo e al buio.

Rose… come il profumo che hai portato qui dentro…. Grazie per il tuo aiuto…

sabato

Qui tra il cielo e il cuore - Cap.12 - I dubbi e l'angoscia

-“Non ti nascondo Ryo, che il ritardo di Mick non mi piace.”- disse Umibozu, sistemando i bicchieri del bar alle sue spalle.
-“Già Umi, neppure a me.”- rispose Ryo sfogliando il giornale, seduto al suo solito posto al bancone del bar.
-“Aspettiamo ancora qualche ora. Dopodiché dobbiamo mettere a punto un piano.”-
-“Allora ragazzi. Stanotte siete spariti. Posso chiedere dove eravate di bello?”- li interruppe Miki, ultimando le operazioni di apertura del bar.
-“Come mai tutta questa curiosità, Miki?”- le chiese Ryo, senza staccare gli occhi dal giornale.
-“Beh, è tutto un po’ strano non trovi? Tuo figlio sta male e tu non ci sei!”-
Ryo si chiuse a riccio, continuò e leggere il giornale e non le diede alcuna risposta.
-“Non mi dirai che non sei convinto della tua paternità! Ormai riesco a capirti, anche se non parli. A volte mi sembra di intuire quali pensieri balenano nel tuo cervello”-
Ryo si limitò a sbuffare.
-“Ma c’è un argomento che non ti irrita? Un argomento di cui possiamo parlare apertamente senza che tu risponda a monosillabi o ti limiti a grugnire?”- incalzò Miki leggermente irritata dall’atteggiamento di Ryo.
Ryo alzò gli occhi guardandola con curiosità. Dove voleva arrivare?
-“Miki… che vuoi da me?”-
-“Sì lo so cosa pensi di me: che sono una pettegola ficcanaso. Ma io lo faccio solo per Kaori, non voglio che lei debba soffrire per qualunque motivo al mondo. E naturalmente per te Ryo. Ormai sono affezionata anche a te. Rispondimi: hai qualche dubbio sulla tua paternità?”-
-“Lo fai davvero per aiutarmi o per semplice curiosità?”- Ryo, girò pagina.
-“Che domande! È ovvio che lo faccio per aiutarti! Allora vuoi rispondermi? Sappi che non tollererò un’altra domanda come risposta!”- gli intimò la ragazza, appoggiando entrambe le braccia al bancone, sorreggendo la testa con una mano. Voleva parlargli guardandolo dritto negli occhi, ma lui li teneva ostinatamente fissi sul giornale.
-“Si Miki, ci hai visto giusto. Ho il dubbio che Emi mi abbia raccontato una mezza verità. Anche se, allo stesso tempo, non capisco perché avrebbe dovuto mentirmi su una cosa così importante.”-
-“Ma se non sei sicuro, perché non fai un test del DNA? Così ti toglieresti tutti i dubbi!”-
-“Si. Ci avevo già pensato. E poi? Se non è mio figlio, che faccio? Lo abbandono? Quel bambino non ha nessuno al mondo. Preferisco restare col dubbio e pensare che sia mio figlio, piuttosto che sapere che non lo è e tenerlo con me solo per pietà. No. Non è il caso.”
-“Ryo, sai benissimo che non intendevo dire questo. Non voglio certo che resti solo. Ma se sei così dubbioso, potresti toglierti il dubbio e stare più sereno… Kaori che ne pensa?”-
-“Non ho mai detto a Kaori quello che penso su questa faccenda.”- disse Ryo stizzito, non gli andava giù che Kaori fosse sempre messa nel mezzo.
-“E perché di grazia?”- ormai Miki era incontenibile.
-“Non voglio angustiarla più di quanto già faccia io, quotidianamente. E poi Kaori…”-
-“Cosa si dice sul mio conto?- disse Kaori entrando al bar .
-“Nulla di che, Kaori. Stavamo elogiando le tue qualità di madre!”- le disse Miki, sollevandosi dal bancone e incrociando le dita dietro la schiena.
-“Eh? Oh beh grazie. Ero venuta a vedere se qui al bar hai un po’ di latte Miki. In cucina non ne ho trovato e Shinji ha una fame da lupi!”-
-“Certo povero piccolo, è da ieri che non tocca cibo! Ecco il latte. Aspetta vengo a darti una mano.”- e Miki, porgendole il latte in bottiglia, la seguì in cucina.

Più tardi, quella stessa mattina….
-“Allora Kaori, io e Umibozu andiamo a casa Katayama e a cercare notizie di Mick, magari Saeko sa qualcosa. Ha chiamato Kazue preoccupata per il ritardo di Mick.”-
-“Va bene, ma Ryo stai molto attento. Può essere pericoloso”- gli disse Kaori preoccupata.
-“Sta tranquilla Kaori, non succederà nulla. Andiamo Umi”- disse Ryo con voce ferma.
-“Papà!”- la debole voce proveniva dalla stanza di Shinji.
Si guardarono negli occhi, Ryo e Kaori. Poi Kaori lo incoraggiò con lo sguardo e Ryo si voltò, come gli altri, verso la porta socchiusa della stanza di Shinji. Ryo entrò.
-“Papà, non andare!”- disse il bambino con voce supplicante.
Ryo si avvicinò al bambino e si sedette sul suo letto.
-“Non andare, ho paura. Resta qui con me e con mamma Kaori.”- nella sua voce traspariva la preoccupazione, sicuramente era stato il tono di prima di Kaori a farlo inquietare.
-“Shinji, piccolo mio, papà deve andare: un amico ha bisogno d’aiuto e gli amici si aiutano sempre!”- disse Kaori, e aggiunse -“Vedrai tornerà presto”-
Ryo poggiò una mano su quella di Kaori che nel frattempo si era avvicinata e si era messa alla stessa altezza del bambino poggiando le ginocchia in terra.
Gli occhi del bambino cominciavano a gonfiarsi di lacrime. Ryo non sapeva che fare davanti a quella richiesta supplichevole. Si sentiva senza argomenti. Poi decise, senza mai staccare gli occhi da quelli del bambino.
-“Va bene Shinji, per questa mattina resterò qui con te. Permettimi solo di parlare con Umibozu due minuti, va bene?”-
Sul viso del bambino di disegnò un grande sorriso, le lacrime rotolarono giù lo stesso, ma lui non se ne curò. Si lanciò in avanti per poter abbracciare il suo papà. Ryo, ancora una volta, non sapeva come comportarsi, ma poi si decise a rispondere a quell’abbraccio così spontaneo e tenero.



-“Bene bene bene, signor Angel. Cosa ha pensato di fare?”- l’uomo sembrava più cinico della volta precedente.
-“Chi è quel bambino che ho sentito piangere?”- chiese Mick con rabbia.
-“Non sono cose che ti riguardano. Non è nessuno che tu conosca, tranquillo…. E poi non lo sentirai più non preoccuparti!”-
-“Che cosa gli hai fatto, brutto…”- disse Mick cercando di liberarsi.
-“Non c’è bisogno di reagire così. Non gli ho fatto proprio nulla e in ogni caso non sono affari che ti riguardano.”-
-“Maledetto!”- Mick strattonò nuovamente le manette.
-“Torniamo al nostro discorso! Allora?”-
Mick non disse una parola.
-“Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta! Chi ti manda?”- disse alterato l’uomo incappucciato.
-“Non mi manda nessuno!”- stavolta era Mick ad avere un tono sarcastico.
-“Oh, non ti manda nessuno! E allora che ci facevi a rovistare tra le nostre cose?”-
-“Cosa vuoi che importi ormai?”-
-“Lo sai, caro Angel, che è inutile che speri che qualcuno venga a salvarti vero? Quindi sarebbe meglio che tu collaborassi anziché fare tanto il difficile”-
-“Ti sbagli! In qualche modo riuscirò ad andarmene da qui!”-
-“Convinto tu… forse non ti ho dato abbastanza tempo per riflettere. Essendo io molto magnanimo e tu uno sciocco, capisco che hai bisogno di più tempo per arrivare ad una saggia decisione. Quando tornerò parlerai…. Anche perché ti lascerò qui, ancora, senza luce, né cibo, né acqua…. O arrivi alla decisione giusta o impazzirai…. Buona permanenza!”- e senza dare il tempo a Mick di replicare, chiuse la porta di ferro dietro di sè. Mick era sconcertato dalla malvagità di quell’uomo, e dentro di sé pregava che i suoi amici potessero in qualche modo aiutarlo a venirne fuori.

Passarono lunghe ore durante le quali Mick cercò di dormire per non lasciare il cervello troppo libero di pensare. Mick non avrebbe saputo quantificare quanto tempo fosse trascorso. Minuti, ore… forse giorni. Cominciava ad avere una fame tremenda e quel che era peggio non sentiva più le braccia.
Urlò più volte che lo liberassero, che non avevano il diritto di tenerlo lì.

-“Chi siete? Cosa volete da me? Perché avete commesso quelle atrocità? Cosa hanno fatto le vostre vittime per meritare questo? Se avete coraggio rispondetemi!!”-

Mick era allo stremo delle forze. Dapprima urlò forte, ma poi, ogni volta, la sua voce si affievoliva sempre di più.

-“Rispondetemi…” - ormai era solo un sussurro.

Una donna, tremante e spaventata, accucciata in terra, copriva con le mani le sue orecchie per non udire la richiesta d’aiuto di quell’uomo che neppure conosceva.

martedì

Qui tra il cielo e il cuore - Cap. 11 - Mick è nei guai

-“Come sta il mio piccolino?”- Disse Ryo entrando quasi furtivamente nella stanza di Shinji, quasi scusandosi per la sua intromissione. Erano da poco passate le sei e la debole luce del mattino cominciava a illuminare la stanza.
-“Sta meglio, Ryo. Ma adesso andiamo fuori a parlare non voglio svegliarlo, sta finalmente dormendo sereno”- sussurrò di rimando Kaori passandogli accanto. Ryo uscì e Kaori chiuse piano la porta.
-“Sei stata tutta la notte a vegliarlo, ti ringrazio infinitamente Kaori. E mi scuso, perché come un idiota, ho lasciato nuovamente tutto nelle tue mani.”-
-“Non ti preoccupare Ryo. So che hai avuto i tuoi buoni motivi. Scommetto che sei stato con Umi per cercare di trovare il bandolo della matassa.”-
-“Si, in effetti, è andata così, ma io mi sento un verme ugualmente. Tu eri lì con lui. E io? Dov’ero? Certo a cercare di capirci qualcosa. Ma Shinji aveva bisogno di me, di sentirmi vicino. Sono davvero un vile.”-
Kaori fece di no con la testa, prendendo una mano tra le sue.
-“Si Kaori. Sono una persona meschina davvero. Sono passato più volte. Ti ho visto parlare con Miki e ridere con lei, quindi ho immaginato che la febbre fosse scesa. Ma nella seconda parte della notte ti ho vista tenere la mano di Shinji, mentre Miki cercava con tutte le sue forze di non far chiudere i suoi occhi. Ti ho visto, quando rimboccavi le sue coperte, quando gli sussurravi qualcosa all’orecchio per farlo calmare, quando ti sei addormentata stremata appoggiando la testa sul suo letto, seduta per terra.”-
-“Oh, allora sei stato tu a mettermi una coperta sulle spalle. Grazie.”- disse Kaori abbassando gli occhi infinitamente grata.
-“E’ il minimo che potessi fare. Non vorrai ammalarti anche tu!”- le disse poggiandole l’ altra mano sulla spalla.
Kaori stava già cominciando ad aver caldo, per via di quella vicinanza, quel gesto, quelle parole dette con quel tono di voce di chi è realmente preoccupato e sinceramente mortificato.
-“No, certo che no! Che ne dici di una tazza di caffè fumante? Vado a chiamare Miki e facciamo colazione tutti e quattro assieme, che ne pensi?”- disse Kaori per cambiare argomento e avere una scusa per riprendere il controllo delle sue emozioni.
-“Ok, nel frattempo penserò io a vegliare sul sonno del bambino.”-
Kaori stette lì immobile, guardandolo allontanarsi. Ryo aprì la porta e dolcemente la chiuse dietro di sé.
-“Kaori! Cosa fai? Perché fissi la porta?”-
-“Nulla Miki ero soprappensiero” – disse Kaori imbarazzata come una bambina, sorpresa con la mano dentro un barattolo di marmellata.
-“Andiamo a preparare la colazione, ti va?”-
-“Certo!”-rispose Kaori seguendo l’amica in cucina.

-“Ciao piccolo.”- sussurrò Ryo al bambino –“Mi spiace tantissimo di non essere stato qui con te questa notte, ma volevo capire cosa fosse successo a te e alla tua mamma. Mi perdoni vero?”-

Stai con me da pochi mesi e già ho di che chiederti perdono. Mi spiace davvero tanto, piccolo. Di certo non è questo che la tua mamma immaginava per te. Chissà come è stata la tua vita prima di tutto questo. Chissà cosa ti ha detto Emi di me. Quando te ne avrà parlato la prima volta? Chissà cosa pensava lei di me. E tu cosa pensi di me?

-“Ryo, la colazione è pronta vieni.”- disse piano Kaori facendo capolino dalla porta.

Vedi non sono neanche capace di parlarti apertamente, di dirti quali sono i miei sentimenti. La verità è che con te mi sento senza barriere, come se tu riuscissi a leggermi fino in fondo al cuore con quegli occhi trasparenti. E questo mi mette in soggezione. Un tipo come me in soggezione! Eppure tu riesci a fare questo. Scusami per quello che non riesco a darti. Dammi tempo. Imparerò ad essere un bravo padre. Ti chiedo solo tempo.

Kaori restò lì a guardarlo. Si chiedeva cosa stesse pensando, lì in silenzio.
-“Arrivo.”- le disse Ryo, dopo qualche istante. Accarezzò la guancia di Shinji con il dorso della mano, pianissimo per non svegliarlo. Sistemò nuovamente le coperte e si alzò seguendo Kaori.

-“Notizie di Mick?”- chiese Ryo, prendendo la sua tazza di caffè bollente.
-“Ancora nessuna nuova. E’ strano però, lui è sempre puntuale.”- rispose Umibozu.-
-“Sono sicura che presto ci contatterà, spero solo non si sia cacciato in qualche guaio.”- aggiunse Miki.
-“Perché, doveva fare qualcosa di pericoloso?”- si informò a quel punto Kaori.
-“Nulla di particolare. Doveva raccogliere informazioni sul conto di Shiro Katayama. Su quali rapporti, se mai ci sono stati, intercorressero tra lui e la Union Teope. Saeko sospetta che sia rimasto ancora qualcuno a tener viva quell’ organizzazione, ma senza Kaibara sono come un branco di lupi senza un capo da seguire: disorientati e lenti nei loro movimenti. A meno che tra le loro fila non ci sia qualcuno con la sua stessa furbizia.”- spiegò Ryo sorseggiando il suo caffè.
-“In ogni caso se Saeko ritiene che sia il caso indagare, non vedo cosa obiettare. Ha un grande fiuto e un ottimo sesto senso.”- ribatté Umibozu rimettendo ordine nella cucina.
-“Hai perfettamente ragione. Non ci resta che aspettare.”-concluse Miki, aiutando suo marito.

Il buio riempiva quel luogo. Solo la luce di una torcia era puntata contro i suoi occhi.
-“Allora caro Angel. Che ci fai qui? Me lo dici con le buone o come sempre, con te dobbiamo usare le cattive?”- l’uomo che stava minacciando Mick indossava una maschera e la voce era leggermente alterata per renderla irriconoscibile. Mick non riusciva a capire chi fosse.
-“Ma tu chi sei? Che vuoi da me?”- rispose Mick incatenato ad una trave, impossibilitato a muoversi. Come fosse arrivato lì non lo ricordava, sicuramente era stato tramortito da qualche complice di quell’uomo.
-“Ah no caro. Le domande le faccio io. Se non sbaglio sei stato tu ad intrometterti furtivamente in una proprietà privata. Non sei stato invitato. Cosa cercavi?”-
-“Cosa ti importa cosa cercavo? Se non hai nemmeno il coraggio di mostrarti in faccia, come pretendi che ti risponda?”-
-“Bene, vedo che non vuoi collaborare. Ma ragiona con me: la mia richiesta ti sembra illecita?”
-“A rigor di logica no, non è illecita.”-
-“Bene, allora?”- incalzò lo sconosciuto.
-“Quello che state facendo avrà delle ripercussioni e lo sai benissimo. Vuoi sapere perché sono qui solo perché te la stai facendo sotto. Temi che la polizia possa trovarvi e spedirvi in gattabuia. Per quello che avete fatto possono pure gettare via la chiave!”- disse Mick piuttosto alterato.
-“Mick Angel! Mi piacerebbe proprio sapere come hai fatto a salvarti l’ultima volta. Ma ti assicuro che questa volta la tua salvezza è praticamente impossibile!”- disse l’uomo in preda all’ira.
-“Non mi fai paura!”- Mick lo guardò con odio.
-“Come vuoi. Ti lascio il tempo di pensarci un po’ su. Sono molto magnanimo!”- disse con un ghigno e si allontanò.

Come posso avvertire Ryo? Quest’ uomo è davvero un pazzo. Devo riuscire a liberarmi e a scappare di qui prima che possa nuocere ad altre persone. Maledetti mi hanno appeso come un salame!

Ma ogni tentativo di Mick di liberarsi si rivelava vano. Purtroppo era agganciato con delle manette a quella trave. Aveva entrambi i piedi liberi e li poggiava tranquillamente a terra. Ma le sue braccia erano troppo deboli per poter resistere a lungo in quella posizione. Aveva tremendamente paura di non farcela.

Ma io non cederò. Devo riuscirci. Da quanto tempo sono qui? In questo luogo non c’è neppure una finestra per orientarmi. Sarà giorno? Sarà notte? Calma Mick. Ragiona con calma. Dunque il pavimento è in pietra. Questa trave alla quale sono incatenato è di metallo: tintinna ad ogni mio movimento. Si direbbe una cantina. Si, c’è un odore stantio e l’aria sa di muffa.

Cominciava a sudare. La fatica era troppa. Decise di riposarsi. Per non sprecare ogni singolo istante chiuse gli occhi e si concentrò. Avrebbe capito dove lo avevano portato dai rumori dell’ambiente intorno. Di certo non si trovava nello stesso stabile in cui lo avevano sorpreso. Non si sentiva l’odore del mare né lo sciabordio dell’acqua, né le navi: non un rumore tipico che si sente nelle vicinanze del porto.

Dunque, nessuna automobile. O siamo in una via poco trafficata, o siamo in un posto isolato o è notte e in giro c’è poca gente. Ma non sento animali... né rumori cittadini. Accidenti! A parte questi odiosissimi topi che non fanno altro che squittire e rosicchiare, non sento nulla. Silenzio assoluto. Ma... un momento...

Mick tese ancora di più l’orecchio. Una sorta d’ansia lo stava pervadendo.

Ma questo è... è il pianto disperato di un bambino!

venerdì

Music about me (prima parte)

Le regole!
1. Impostare lettore mp3, Windows Media Player et similia su 'riproduzione casuale'
2. Ad ogni domanda passare al brano successivo.
3. Usare il titolo della canzone come risposta, anche se non ha senso. Senza barare!
4. Commentare l'effetto della risposta.

COSA STAI FACENDO IN QUESTO MOMENTO?
No one - Alicia Keys

I just want you close
Where you can stay forever
You can be sure
That it will only get better

Effettivamente è nei miei pensieri....

COME TI SENTI OGGI?
This will be (An everlasting love)- Natalie Cole

You've brought a lot of sunshine into my life
You've filled me with happiness I never knew
You gave me more joy than I ever dreamed of
And no one, no one can take the place of you

Beh, sinceramente sono una persona ottimista... ma deve ancora arrivare qualcuno che porti "lo splendere del sole nella mia via".

COM'E' LA TUA VITA IN QUESTO PERIODO?
Feel it (in the air tonight) - Naturally 7

I'm not afraid...My trust won't fade
Got to believe (got to believe)
Can't be deceived (don't be deceived)
My faith is strong,
I'm holding on
I see the light....(I see the light)
I feel alright


Si... non ho paura, tutto andrà per il meglio, anche se sarà dura!

COSA TI ASPETTA DOMANI?
Almeno stavolta - Nek

Se non ti vuoi fidare
Almeno ascoltami
Di rimanermi ostile
Non serve a te
Ne a me...


Azzeccatissima! Ci sono un paio di persone che, invidiose e ostili, cercano sempre di mettere i bastoni tra le ruote e fare del male gratuitamente! Perchè? Non serve a nessuno! I'm for love and peace... always!! Spero che domani qualcosa possa cambiare....

CHE HAI IN PROGRAMMA PER QUESTO WEEKEND?
Lose my breath - Destiny's Child
Lose my breath? Si può fare..... ^^"

LA TUA FILOSOFIA DI VITA
Oops! I did it again - Britney Spears
You see my problem is this
I'm dreaming away
Wishing that heroes, they truly exist
I cry, watching the days
Can't you see I'm a fool in so many ways
But to lose all my senses
That is just so typically me
Effettivamente cado sempre negli stessi errori. Di valutazione per lo più... e poi si... sogno troppo!

QUAL E' IL TUO PIU' GRANDE SEGRETO?
Un'ora sola ti vorrei - Giorgia
Io non vedo il mondo
quando penso a te
vedo gli occhi tuoi nei miei
ma se non mi vuoi
non è niente sai
la vita mia per me
Un'ora sola ti vorrei
io che non so scordarti mai
ed in quest'ora donerei
la vita mia per te
Un amore segreto? Forse si... forse no... mistero...
CON I TUOI AMICI
Always - Bon Jovi

Ma che razza di amici ho? Questa canzone è da innamorati (non troppo fortunati per di più...) non da amici! Boh... c'è qualcosa che non va!!

CON L'ALTRO SESSO
A sort of a fairy tale - Tori Amos
Si... sogno una favola....

CON IL MONDO
I ricordi del cuore - Amedeo Minghi
Voi speranze che sperai, sorrisi e pianti miei.
Promesse di allegria e sogni in cui volai.
Uhm.... speranze e promesse, spesso infrante... sorrisi e delusioni.... Che il mio mondo ideale sia quello legato ai ricordi? Al passato?

COM'E' LA TUA VITA AMOROSA AL MOMENTO?
Moonlight Shadow - Mike Oldfield
The last that ever she saw him
Carried away by a moonlight shadow
He passed on worried and warning
Carried away by a moonlight shadow.
Lost in a riddle last saturday night
Far away on the other side.
He was caught in the middle of a desperate fight
And she couldn't find how to push through

....no comment....

COME SARA' DOMANI?
La cura - Franco Battiato
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere
speciale, ed io, avrò cura di te.

Ci sarà qualcuno che farà tutto questo per me? Allora sarà un meraviglioso domani... Spero di poter e saper fare altrettanto...

COM'ERA LA TUA INFANZIA?
Meravigliosa cratura - Gianna Nannini
Grazie! Son contenta di essere definita così! (ma forse si esagera... ^^")

LA CANZONE DEL TUO MIGLIORE AMICO
Goin' under - Evanescence
E' così? No dai... non ci credo.... Si deve essere inceppato il riproduttore casuale....

LA CANZONE DEL TUO PEGGIORE NEMICO
When you believe (Il principe d'Egitto OST) - Mariah Carey & Whitney Houston
There can be miraclesWhen you believe
Though hope is frailIt's hard to kill
Who knows what miracles
You can achieve
When you believe somehow you will
You will when you believe


Non credo di avere nemici... nel caso in cui dovessi averli so che i miracoli accadono e un nemico può trasformarsi... Sto dando i numeri? Può essere... ^^"

COME TI CONSIDERA LA TUA FAMIGLIA?
Innocent eyes - Delta Goodrem
Beh si... sicuramente mi vedono come una ragazza dagli occhi innocenti... mi ripetono in continuazione che sono troppo ingenua!!!

DA PICCOLA COSA SOGNAVI?
Eppure sentire (un senso di te) - Elisa
Eppure sentire
Nei fiori tra l'asfalto
Nei cieli di cobalto - c'è
Sognavo... i fiori... il cielo... il mare... la gioia....

GLI AMICI
All about us - T.A.T.U.
Contiamo sempre (beh sempre sempre no, purtroppo, però...) l'un l'altro, senza arrenderci mai e sostenedoci a vicenda!

L'ALTRO SESSO
Me gustas tu - Manu Chao

Non riesco a credere che sia venuta fuori proprio questa canzone!! Però è davvero perfetta!

IL MONDO
Caresse toi - Carlotta
Posso amarti,
posso odiarti
o semplicemente dirti
"oui je t'aime"…
Sono d'accordo!

COSA DESIDERI?
It's like that - Mariah Carey
Cuz it's my night
No stress, no fights
I'm leavin it all behind
No tears, no time to cry
Just makin the most of life
Lasciarmi tutte le cose poco belle alle spalle.... e vivere la vita cercando di
prendere il meglio!!!